Arduo catalogarlo, questo film. Non pensate però al classico prodotto dagli intenti visivi futurubili (anche perchè la confezione spianata di The skeptic potrebbe rivaleggiare in anemia con un telefilm), quanto ad un geometrico esercizio di sintassi cinefila. Attendista nel disvelamento come un Ratliff qualsiasi, con la stessa attitudine cerebrale e cerchiobottista (spettro sì-spetto no-spettro mah), Bardwell declina allo psicologico il sesto dei suoi sensi. Gli ectoplasmi come rimosso d'ansie prepuberali, l'accettazione delle fobie come unico esorcismo possibile.
Lo scettico del titolo è un avvocato che, ritenendo di aver ereditato dalla vecchia e poco amata zietta una villa lugubre quanto lussuosa, va ad abitarci incurante delle presunte presenze che la infestano. Più che con esse, dovrà fare i conti col proprio passato, in particolare con un grave trauma infantile rimosso. A mezza strada fra il soprannaturale e lo psicologico, non indulge in effetti ed effettacci ma si attesta su una mediocrità di stampo televisivo, cui contribuisce anche il volto del protagonista, belloccio ma di scarsa espressività
Non male questo curioso thriller paranormale, diretto con solido mestiere ed eleganza da Bardwell. La storia di per sé non è nuovissima, ma la cura meticolosa nella ricostruzione degli interni, la fotografia dai toni lividi ed inquitanti e le interpretazioni, molto calibrate e mai sopra le righe, contribuiscono a rendere "The skeptic" un onesto prodotto da intrattenimento, anche se difficile da catalogare in una precisa categoria. L'intreccio, così ben articolato e coinvolgente, avrebbe meritato un finale ben più chiaro e meno sbrigativo.
MEMORABILE: Daly: "È facile credere al mostro di Lochness dopo essersi bevuti la santa Trinità!"
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate! No, non è la citazione del Canto III dell'Inferno del Sommo Dante bensì il consiglio che do a coloro i quali vogliano varcare le soglia di questa enorme casa stregata. Ci si annoia sin da subito coi titoli di testa infiniti e si continua con continui ed inutili dialoghi del protagonista (un inespressivo Daly) in crisi col mondo intero. Ogni tanto quel carneade di Bardwell si ricorda di dover girare un dramma horror e ci mette qualche spavento facile. Per fortuna dura poco...
Bardwell? Chi è costui? Film deludente che ha come centro, manco a dirlo, una casa "stregata". Ma onestamente di horror c'è veramente poco. Resta più un film di introspezione sugli shock infantili anche perché, fino alla fine, non è chiaro se le presenze ci siano davvero o siano solo frutto della mente del protagonista, un Tim Daly svogliato ed inespressivo dall'inizio alla fine. La sceneggiatura è anche cesellata bene e tempisticamente perfetta dal punto di vista delle sue evoluzioni, ma resta poco per un film che ha un contorno davvero scarso.
Qualche buon spavento lo fa prendere questo film di Bardwell, peccato però che tirando alla fine le somme si rimanga delusi. L'incipit iniziale lasciava presagire qualcosa di meglio e invece tolto qualche attimo di vera suspence e un paio di battute al vetriolo del protagonista, rimane ben poco da salvare. Addirittura alcuni personaggii importanti scompaiono letteralmente dal film e inutilmente ci si chiede che fine abbiano fatto e che senso abbia avuto toglierli di mezzo in quel modo. Peccato.
Casa amara casa. L'abiturio come scatola nera del subcosciente, i fantasmi sono quelli della psiche -placenta par excellance di tutto il sovrannaturale- e il vero orrore è quello di chi parabolicamente si vede sfarinata la propria corazza autodifensiva da evidenze metapsichiche che da un impietoso passato tornano a chiedere una maturata cedola. L'inferno, prima ancora che gli altri, siamo noi stessi. A tema di tutto interesse corrisponde un film talmente balogio nell'esposizione e slombato nel ritmo (a tal punto che paradossalmente i pochi soprassalti spaventosi marcano davvero il territorio dei sensi) che il vero scettico è, in finale, il fruitore.
Avvocato molto scettico (come da titolo) eredita una bellissima casa da una zia, ma qualcosa sembra vivere tra quelle antiche mura. Godibile horror psicologico dalla gestazione piuttosto lunga (ben 5 anni, tra riprese e produzione), con una buona confezione, una bella atmosfera e momenti di suspence riusciti. Non male la prova attoriale (Daly, tutto sommato, convince). Canto del cigno per il grande caratterista Robert Prosky (padre Wymond nel film), morto poco prima della fine delle riprese. Decisamente vedibile.
MEMORABILE: I ricordi repressi del protagonista che vengono finalmente a galla.
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DiscussioneDaniela • 27/12/09 15:06 Gran Burattinaio - 5941 interventi
Caro Brainiac, ho reperito il film, ma non riesco a trovare i sottotitoli in italiano (oppure in francese), almeno non nei siti che bazzico di solito. Per caso, hai da darmi una dritta in proposito?
Grazie in ogni caso - anche questo film proprio non lo conoscevo...
DiscussioneBrainiac • 27/12/09 17:39 Call center Davinotti - 1464 interventi
DiscussioneDaniela • 27/12/09 21:01 Gran Burattinaio - 5941 interventi
santa polenta, mi toccherà vederlo con i sottotitoli in inglese... ed i figli a far da traduttori. D'altra parte, quando erano piccoli, io leggevo ad alta voce i sottotitoli di cose che non era allora possibile trovare tradotte (come le serie quarta e quinta Ai confini della realtà), ed era pure una fatica pazzesca, perchè cercavo di far voci diverse per ogni personaggio. Hai presente la fatica di "doppiare" Rashomon?
E' arrivato il tempo che ricambino il favore per la loro vecchia madre :o)
DiscussioneBrainiac • 27/12/09 21:23 Call center Davinotti - 1464 interventi
Gli leggevi Ai confini della realtà come ninna-nanna?
Gli doppiavi Kurosawa interpretando le voci dei personaggi?!
Li fai esercitare in inglese coi sottotitoli di semi-introvabili film Horror?!?