Benché girato per puro divertimento, il primo corto di Welles è un omaggio al vecchio cinema surrealista e vedendo queste immagini convulse, sconnesse, oniriche e ripetute emerge chiaramente l’impronta di Cocteau, del primo Bunuel e di Wiene: in particolare, il pesante make-up e i gesti enfatici da attore muto di Welles (che interpreta istrionicamente la Morte) sono una voluta citazione del Werner Krauss del dr. Caligari.
Un susseguirsi di immagini eccentriche, apparentemente con un senso, ma il senso sembra sostare più dalle parti dei sogni e degli incubi che della realtà. Nel suo primo film, Welles (con Vance) mette in scena (è il caso di dirlo data la forte teatralità delle espressioni e del trucco) una vecchia seduta su una campana su una terrazza, mentre un nero tira la corda da sotto e qualcuno passa sulle scale accanto omaggiandola: il tutto finisce in morte e lutto. Visionario, surreale, enigmatico, ma anche sorprendente e potente in alcune immagini.
Esercizio "domenicale" (diceva Lui, come sempre celiando) del giovane Welles, che ammicca a Murnau e all'età d'oro del cinema crucco, ma anche a Lon Chaney - e infatti inizia da subito a travestirsi e invecchiarsi. Magari c'è davvero - come scrivono i critici in estasi - "tutto il suo cinema in nuce", magari invece era davvero solo un divertissement.
Chiaramente un esercizio (di Welles adolescente) ma poeticamente evocativo e potente nelle immagini. Mette in scena un potenziale espressivo molto enigmatico e non facile da decifrare, omaggiando il cinema surrealista (Bunuel in primis) e funziona come oggi funzionerebbe un buon videoclip, come dimostrano le versioni successive con temi musicali in sottofondo. Molto suggestiva la seconda metà dalle atmosfere gotiche e funeree.
Il primo lavoro di Orson Welles è difficile da inquadrare e da valutare perché non si capisce molto di quanto viene proposto. Il simbolismo presente e la frenesia di certe immagini mettono in difficoltà anche il cinefilo più esperto. I rimandi sono tanti e confusi. Si parte dell'espressionismo tedesco per arrivare all'horror trasformista alla Lon Chaney. Se consideriamo solo il puro divertimento è senz'altro una chicca. Onestamente non capisco quanto ci sia d'improvvisazione e quanto di voluto. Opto per la sufficienza.
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Ci sono due imprecisioni nella scheda. La prima è che i registi sono due: oltre a Welles bisogna mettere anche William Vance. La seconda è che il corto dura 8 minuti e non 5 come è scritto. Entrambe le cose sono riscontrabili anche su Imdb.
Vero, Vance è coregista. Per quanto concerne la lunghezza il master da me visionato (contenuto come extra nel dvd di "F for fake") dura però 5'41'' e in effetti rispetto alla versione di youtube (8m.) scorre più velocemente.
Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita da DNA Srl: TROPPO JOHNSON (1938) + THE HEARTS OF AGE (1934) - (2 Film su un unico Dvd). I due film sono muti (con accompagnamento musicale) e sottotitoli in italiano (forced). Rapporto schermo: 1.33:1 (Riadattato in formato 16/9 Pillarbox) Extra: Corto inedito di Orson Welles “I CUORI DELL'ETA'” (The Hearts of Age, 1934), che si ispira all'opera di grandi registi dell'epoca, da Luis Buñuel ai surrealisti francesi + Raro estratto da “The Merchant of Venice - Il Mercante di Venezia”, una delle tante opere incompiute di Welles. Il film è stato rieditato con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.