Note: Trasposizione dell'omonimo dramma di Mart Crowley rappresentato per la prima volta a New York nel 1968. Il regista Mantello, che aveva già messo in scena la pièce a Broadway nel 2018 vincendo il Tony Award al miglior revival di un'opera teatrale, ripropone nel film lo stesso identico cast del palcoscenico. Si tratta della seconda trasposizione cinematografica dell'opera di Crowley dopo "Festa per il compleanno del caro amico Harold" diretto da William Friedkin nel 1970.
La festa per la compleanno di un maturo omosessuale è l'occasione per un confronto tra un gruppo di amici, ciascuno con il suo carico di problemi... Mantello dirige una trasposizione rispettosa del testo di Crowley facendo un'operazione certo valida sul palcoscenico ma di dubbia necessità cinematografica, almeno in chi già conosce il film di Friedkin, anche perché le prove del nuovo cast ricalcano quelle del precedente. Inoltre un film che risultava nel 1970 un coraggioso apripista, nel 2020 rischia di apparire un campionario di stereotipi, per quanto ben diretto e ben interpretato.
Remake di un film di Friedkin e opera di cui è chiara la derivazione teatrale. Mantello dirige valorizzando la caratterizzazione ambientale (scene, arredi e costumi sono molto curati) e soprattutto la prestazione degli attori, che è eccellente per tutti i componenti del cast, con particolare riferimento all'ottimo Jim Parsons, che interpreta il "personaggio chiave" dell'opera. Pur se non originale, un film che si fa apprezzare per la tensione che lo attraversa e per i dialoghi all'insegna della sincerità, senza filtri inibitori.
Riproposizione del testo teatrale di Mart Crowley, già portata su grande schermo (con risultati più convincenti) da Friedkin nel 1970. La principale differenza tra le due versioni viene data dalla mano dei due registi: mentre il film originale aveva una messa in scena che garantiva una grande tensione narrativa, in questa riproposizione tutto è un po' più piatto e si resta più distaccati rispetto a quanto avviene. Corrette le interpretazioni degli attori (che già avevano dato vita alla nuova versione teatrale), ma la sensazione generale è di operazione non necessaria.
Buona riedizione filmica del capolavoro di Mart Crowley, già portato sullo schermo da Friedkin in un gay cult movie. Il dramma mantiene tutta la sua potenza nello svelare al tempo stesso le fragilità esistenziali dei personaggi, in un sottile gioco al massacro, e anche le costruzioni psicosociali dell’omofobia fino a quella interiorizzata. Il cast è efficace e la regia gestisce bene il tutto. Peccato per quei pochi inutili e gratuiti flashback, che non aggiungono nulla e che danno la sensazione del posticcio. Comunque buono.
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DiscussioneDaniela • 1/10/20 15:15 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Disponibile sulla piattaforma Netflix.
DiscussioneZender • 1/10/20 17:10 Capo scrivano - 48885 interventi
Dunque Daniela, io ho messo il simbolo di remake perché Imdb lo indica come remake. E' tratto dalla stessa fonte e in questi casi di solito Imdb scrive "version", non remake. Se scrive remake immagino che ci sia qualche riferimento alla versione cinematografica di Friedkin, oltre che alla fonte originale. Ti risulta qualcosa in questo senso? Hai per caso letto sui titoli di testa o coda un riferimento al film?
DiscussioneDaniela • 1/10/20 18:23 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Il riferimento al film precedente è presente nei titoli di coda dove si legge "Based on the Play and the Motion Picture The Boys in the Band' by Mart Crowley" quindi tecnicamente può essere considerato un remake del film del 1970. Però non è nato per esserlo, dato che si tratta la riproposizione sullo schermo da parte dello stesso regista e con gli stessi attori di uno spettacolo teatrale del 2018 che costituiva una celebrazione del 50esimo anniversario della prima rappresentazione della piéce teatrale avvenuta nel 1968. Insomma, siamo in presenza di un ibrido tra remake e nuova trasposizione di un testo che, soprattutto nei paesi anglosassoni, è molto noto, soprattutto perché considerato un manifesto del Movimento LGBT nato ufficialmente a New York nel 1969.
In Italia la prima rappresentazione teatrale si è avuta solamente nel 2019: notizie in merito qui.