She will - Film (2021)

Il fatto che sia prodotto da Dario Argento, annunciato in pompa magna sui titoli di testa, richiama subito all'attenzione, ma il debutto della regista lascia più dubbi che altro; è in sostanza l'ennesimo film sul patriarcato e sul movimento #metoo mascherato da mystery soprannaturale. Tra riflessioni su vecchiaia e femminilità, riferimenti alle streghe messe al rogo, una protagonista anziana dai poteri alla Carrie/Patrick e suggestioni pagan-naturalistiche, si salvano solamente il buon cast, la bellezza delle location e la tecnica nelle scene onirico-visionarie, di un certo fascino.

Il tramonto di ogni viale e alba, del tempio corporeo garante di femminilità salute forza e giovinezza. E il bosco a farsene ogni sfruttabile figura retorica. L'educazione tisica delle fanciulle. Suo ultimo quarto di carriera alla mano, “Dario Argento presenta” è fanfara che fa scoccare un annamobbè. E a ragion straveduta a raggi X: la strega non è più la Markos, ma la Solanas castratrice in odor di metoologia e mito-alogia con coatto riporto criptopagano. La visionarietà affidata al mucido e al fangoso scade nell'impronta videoclippogena che prova a turare una falla chiamata script.