Shadow hours - Film (2000)

Viaggio nei locali equivoci losangelini, con un imbalsamato Peter Weller a far da Caronte e cattivo maestro al bravo ragazzo con moglie in dolce attesa. Tra roulette russe, night, locali equivoci con piercing estremi, fetish, combattimenti clandestini alla Fight club, prostitute e patinatissime scene lesbo, si erge il monumento alla sagra del già visto e rivisto, della finta trasgressione che fa ridere i polli. Mal girato e fotografato, ancor peggio recitato, dove regnano sovrani noia e pochezza di idee. Fiacco, pedestre e indigesto. Evitare.

Un povero diavolo ne incontra uno ricco ed è subito tour de force nelle più incancrenite viscere urbane della perdizione, col serpente tentatore che fa da guida museale propedeuta e maieuta del peggio di un uomo. Premesse alla mano, e visti tra i creative consultants outsiders dell’underground meno riconciliato quali Lydia Lunch e Ron Athey, ci si aspetterebbe un volo in traforato deltaplano sulla Valle della Morte. Il film invece scivola via sopra patina e posa, senza mai farci sentire il brivido del marcio e del pericolo. Unico a sottrarsi all’indecenza, un diligente ma spaesato Weller.