Sennentuntschi - Film (2010)

Sennentuntschi
Locandina Sennentuntschi - Film (2010)
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Titolo originale: Sennentuntschi
Anno: 2010
Genere: horror (colore)

Cast completo di Sennentuntschi

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Tutti i commenti e le recensioni di Sennentuntschi

TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/07/11 DAL BENEMERITO GREYMOUSER
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Greymouser 2/07/11 23:08 - 1458 commenti

I gusti di Greymouser

Buon horror di produzione svizzera, dalla trama abbastanza originale e con attori credibili. La "Sennentuntschi" è una donna diabolica delle leggende montane, che sembra incarnarsi misteriosamente in una ragazza incapace di parlare e comunicare, che attirerà l'odio irrazionale e la superstizione degli abitanti di un villaggio alpino. Ma le apparenze ingannano, fino in fondo, come dimostrerà il potente e agghiacciante finale. Bellissime le ambientazioni naturalistiche.

Gestarsh99 2/07/11 23:18 - 1395 commenti

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Torbido e suggestivo horror/thriller elvetico dalla gestazione travagliata, che parte da un nodo centrale "poliziesco" per poi intrufolarsi senza remore nei territori delle leggende alpine, delle superstizioni popolari e del Cinema di genere nostrano (la maciara fulciana), aprendo infine ad una variazione stregonesca della favola di Pinocchio. Forte di una fotografia notturna fosca e minacciosa e di paesaggi montani di bucolica radiosità, Steiner mira a sconcertare attraverso una scomposizione narrativa ad incastro simil-Saw, senza però badare all'attendibilità della resa generale.
MEMORABILE: Il sandwich sessuale tra i due montanari e la docile ragazza muta; la prima apparizione della ragazza, dopo il funerale del prete impiccato.

Manowar79 4/07/11 15:18 - 309 commenti

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Drammatico close-up degli angoli più trasandati delle Alpi Svizzere (ma è parzialmente girato in Austria) sorretto da un eccellente gusto del mistero tanto da riportare alla mente alcuni racconti del nostro Eraldo Baldini. La giovane protagonista fugge da un'orribile realtà individuale per incontrarne un'altra ancora più spietata e cosmica: per volere o per necessità, finirà col prenderne parte. Un film pessimista, decadente, crudo, che sfrutta la desolazione alpina per accentuare un orrore realistico e raccontare una storia disarmante. Bello.

Lupoprezzo 28/10/12 11:08 - 635 commenti

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Horror elvetico, avaro di effetti truculenti ma ambientato sapientemente nelle vaste e umide terre montane della Svizzera e in un piccolo paesello di pietra che avrebbe fatto la gioia di Mario Bava. Steiner interseca leggenda e verità, religione e superstizione, narrandoci attraverso salti temporali la storia della Sennentuntschi, strega ammaliante, ammorbante e vendicativa che trasforma i malcapitati in pupazzi di paglia. La favola è stuzzicante, si confonde con la realtà ma senza incidere fino in fondo. Riuscito a metà. Deliziosa la protagonista.

Pumpkh75 21/11/12 20:29 - 1906 commenti

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Le caprette di Heidi non fanno solo ciao: possono anche esser massacrate per vendetta. Una Svizzera grigia e fredda fa da sfondo a questo thriller interessante, crudo, che illustra la desolazione umana del singolo senza pietismo e senza vergogna, specialmente nella prima parte dove la componente paranormale mischia le carte e innalza il coinvolgimento dello spettatore. Ottimo l'incipit, che sembra quasi una favola dei fratelli Grimm e il finale, brusco e pragmatico risveglio. Bellissimi, come prevedibile, i paesaggi e davvero ottima la regia.

Lupus73 7/06/20 16:41 - 1618 commenti

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Suggestivamente ambientato in un paesino delle Alpi svizzere (più una baita con pastori e caprette), il film prende ispirazione da una fiaba nera locale; la curata e "sobria" confezione gli rende giustizia. I temi sono le superstizioni popolari alpine (come nel nostrano "In fondo al bosco"), le perversioni nascoste dietro l'istituzione ecclesiastica e le presunte streghe (il "paperino" fulciano); il tutto imbevuto di affascinante folclore montanaro che rivela una sessualità repressa. Montaggio non lineare ma comprensibile e molta atmosfera. Un gioiellino.
MEMORABILE: I pastori ubriachi di distillato locale che fanno il rituale della SENNENTUNTSCHI; la cripta sotto la chiesa; le ambientazioni; la protagonista muta.

Buiomega71 20/01/24 01:08 - 3125 commenti

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Folklore elvetico di possente malia ancestrale che si mescola ai preti impiccati fulciani, alle ragazze selvagge mckeeiane e al degrado culturale (e sessuale) dell'essere umano, non dissimile da quello di Calvaire. Sorta di rape & revenge che tira in ballo leggende e superstizioni, indagini poliziesche e una svolta prettamente horror/viscerale (i corpi amputati ridotti a macabre bambole di paglia) che non disdegna feroci coltellate, fondi di crepacci con resti umani, suicidi e una forte vena anticlericale. Magnetica e ferina la Mesquida, cupe le location montanare e laido il sesso.
MEMORABILE: Erwin che, bestialmente, sodomizza la "bambola vivente" insegnandole a fare il caffè; Il morso infettivo; Lo psichedelico rito della Sennentuntschi.

Magerehein 27/03/24 09:08 - 1257 commenti

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In un paese svizzero un religioso muore e una strana ragazza appare subito dopo: come andrà a finire? Viaggio piuttosto interessante in una torbida Svizzera anni '70 fatta di piccole comunità bigotte, rozzi montanari, preti fanatici, poliziotti simil-Woodward e antiche leggende popolari. Ha il non indifferente pregio, complice il montaggio alternato, di saper mantenere sempre vivo l'interesse e di risolversi in un modo poco prevedibile e sorprendente. Ambientazioni ottime e ben valorizzate, cast adatto (perfetti la Mesquida e Zogg), non indifferente tasso di laidume: consigliato!
MEMORABILE: I tre "imbambolati".

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  • Discussione Buiomega71 • 20/01/24 10:13
    Consigliere - 27288 interventi
    Folklore elvetico di ancestrale e suggestiva malia (la leggenda della Sennentuntschi, le credenze popolari) con un prete impiccato (proprio come in Paura nella città dei morti viventi) che apre il film e scoperchia il "vaso di Pandora" dei miti e della superstizione.

    La ragazza selvaggia di The Woman (e che arriva al villaggio come l'herzoghiano Kaspar Hauser), il degrado umano (e soprattutto sessuale) portato dalla solitudine e dall'isolamento di malghe e alpeggi sperduti (non dissimile da quello squallidamente bucolico ritratto da Fabrice Du Welz in Calvaire), contorniato da location montanare cupe e fosche, lontane da quelle "favolostiche" dipinte da Argento in Phenomena.

    Un colpo di scena (nel profondo e occultato passato) ribalta la prospettiva della narrazione, ma Steiner resta fedele alla fola della "bambola dei pastori" (con un rituale "demoniaco" a base di ubriachezza e psichedelia), trasformando, poi, il suo narrato, in una sorta di rape & revenge sui generis, con una vendetta femminea sanguinossima (feroci coltellate, terribili ustioni) che sfocia in follia e nell'horror più viscerale (i corpi amputati trasformati in macabri pupazzi di paglia, il crepaccio con i resti umani) per poi chiudere, nel pessimismo nero come la pace, tra suicidi e scheletri appollaiati su costoni rocciosi.

    Pregno di copule disgustose (il brutale e laido Erwin che sodomizza selvaggiamente la Sennentuntschi con il pretesto di insegnarle a fare il caffè, i lascivi palpeggiamenti subiti dalla "bambola viva" intorno al fuoco con i montanari sbronzi e eccitati e una doppia penetrazione ripugnante che si trasforma in uno stomachevole stupro di gruppo), di animali scuoiati e di una vendetta che non risparmia nessuno.

    Fortemente anticlericale (in primis le colpe nascoste degli uomini di chiesa, che tentano di discolparsi con deliranti pseudoesorcismi e pulpiti sull'altare), di mezzo un'indagine poliziesca che tenta di mettere insieme i pezzi del puzzle (perchè la presunta Sennentuntschi assomiglia incredibilmente a una zingara morta nel 1950? Che pare si prostituisse con i pastori degli alpeggi e accusata di una strage incendiaria?) e un montaggio alternato che mescola presente e passato, fino a congiungersi nella più terriifcante delle risoluzioni.

    Di incisivo magnetismo e ferinità uterina la Mesquida (che dai tour de force sui set breillatiani passa a bambola di carne costantemente umiliata e abusata), potentissimo lo score evocativo di Adrian Frutiger e la regia senza sbavature (notevole l'intro quasi da fiaba nera con la bambina in cerca di funghi come nelle favole dei fratelli Grimm) di Michael Steiner, che mischia cinema di genere a frammenti "autoriali" guardando al connazionale Alain Tanner.

    Dell'affascinante, quanto inquietante, leggenda svizzera c'era già stato, cinematograficamente, un'oscuro horror con Pamela Prati (Posseduta, uscito da noi in vhs spacciandolo come il solito erotico da discount interpretato dall'attrice sarda), ma qui, Steiner, va ben oltre la mera scopofilia voyeuristica (da notare, per esempio, gli sgradevoli nudi integrali maschili), per coniugare abilmente kidnapping movie, horror fiabesco, thriller, rape & revenge e i baratri della follia.

    Da noi colpevolmente rimasto inedito.


    Ultima modifica: 20/01/24 13:28 da Buiomega71