L'ESTATE FRANCESE IN NERO
Bellissima, raffinata, quasi pittorica la regia di Deville (che non smentisce il suo gusto melomane-il film e composto da brani di Schubert e musica classica- e la sua composizione elegante per le immagini), nonchè impreziosito da elissi bizzarre e quasi fumettistiche.
Il lato "thriller" e di quanto più banale ci si possa immaginare (la moglie che vuol far fuori il marito riccone, con l'aiuto dell'amante, tra inganni, raggiri e ragnatele tessute da provocanti dark lady).
Ma a Deville interessa poco l'aspetto "noir", puntando su personaggi bizzarri quasi lynchiani (la "detective" finta zoppa di Anèmone e i suoi discorsi deliranti sul pelo pubico delle bionde e delle more; il killer prezzolato di Richard Bohringer con vago sentore gay, dalla voce che rasenta l'afonia, il padre del protagonista che costruisce bombe artiginali, il marito luciferino di Piccoli), in un girotondo di comportamenti a volte irrazionali e grotteschi, che danno al film un aurea di commedia nerissima.
Interessante il comparto tecnologico che attraversa tutto il film (videocamere, vhs, vcr) che serve per spiare, omettere, filmare, confessare (quattro anni prima di
Sesso, bugie e videotape). Apparato quasi depalmiano sul voyeurismo che ha la stessa valenza dei mezzi acustici in
Blow Out. E qualcosa di
Niente da nascondere viene da quì.
Bellissimo il pre finale nella villa di notte, con vento e finestre che sbattono, nonchè il faccia a faccia tra un diabolico e vendicativo Piccoli e Malavoy. Così come la confessione video, davanti allo specchio, della dark lady di Nicole Garcia, mentre si accarezza i seni.
C'è un sentore snobbistico di fondo, e forse il gioco e un pochetto cervellotico, tra dialoghi fiume (a volte molto sopra le righe) e il protagonista che incassa gli eventi che le ruotano attorno, quasi sempre col sorriso sulla faccia.
Avvolgente la fotografia di Martial Thury, e alcune inquadrature sono dei veri e propri tableaux vivants (qualcosa mi ha ricordato pure
I misteri del giardino di Compton House, per la villa, gli immensi giardini, l'insegnante di chitarra al posto del restauratore, le maglie diaboliche della padrona di casa, un certo tono cinico e beffardo).
Il finale lascia l'amaro in bocca ed e un tantino forzato e l'intellettualità della messa in scena smorza la tensione.
Ma e comunque un film curioso, tipicamente francese nell'assunto, e non poco affascinante.