Prendendo spunto da un'episodio leggendario, la sfida tra i fratelli romani "Orazi" e quelli di Albalonga "Curiazi" per decidere quale delle due città dovesse avere predominio sull'altra, gli sceneggiatori ci regalano un tipico "peplum" anni '60 nel quale l'evento pseudostorico occupa solamente la parte finale della pellicola. Un prodotto senza grosse infamie ma neanche troppe lodi che si lascia guardare piacevolmente ma che non si eleva al di sopra del discreto mestiere. Diretto anche da Terence Young?
La versione romanzata della nota leggenda romana in un peplum di ordinaria dozzinalità. Il film non è realizzato male di per sé, e anzi è lodevole la sfrenata fantasia degli sceneggiatori che ci mescolano dentro tutto stile minestrone (pure Romeo e Giulietta). Però non solo è finto dal punto di vista storico, ma anche geografico (Roma è dentro un paesaggio di aspre montagne innevate), e non c'è neppure un vago sapore mitico: solo retorica e fanfare. E il duello topico è diluito in modo scialbo. Evitabile.
Un trio illustre di sceneggiatori (De Concini, Lizzani e Montaldo) per un peplum non particolarmente riuscito e che nonostante le "penne" non si discosta molto dai prodotti del genere; si cerca la spettacolarità, relegando al massimo la veridicità storica o presunta tale. Invecchiato male, nonostante una certa cura nella realizzazione che si traduce in una buona ambientazione.
La scelta dei protagonisti credo sia stato l'errore più grande nella realizzazione di questo peplum, carente oltretutto nelle scene di azione, che avrebbero dovuto costituire il clou della storica vicenda. Un Alan Ladd troppo stanco in una parte non sua (perciò poco credibile) e un Franco Fabrizi che il pubblico italiano conosceva in tutt'altri ruoli. Due ottimi attori, l'uno alla fine della sua carriera, l'altro in costumi non adatti. La sceneggiatura oltremodo pomposa nei dialoghi si salva in rari momenti. Meglio le interpretazioni femminili.
Trasposizione cinematografica di un celeberrimo episodio raccontato sui libri di testo delle elementari, che ben si presta a seguire gli schemi del peplum: l'eroe forte e coraggioso, i tracotanti nemici e l'amore contrastato tra la giovane romana e il guerriero di Albalonga. Piuttosto ordinario nella regia, vede comunque un'interpretazione professionale e versatile degli americani Alan Ladd e Robert Keith e una scosciata Franca Bettoja.
MEMORABILE: Il duello finale tra i due superstiti.
La guerra fra Roma e Alba che segnerà l'inizio della sconfinata potenza di un popolo viene decisa sotto forma di duello fra due piccole fazioni nemiche. Interessante da un punto di visto agiografico (pur se molto romanzato), il film difetta nella scelta del protagonista Orazio che è un Alan Ladd tanto imbolsito quanto fuori luogo (vista anche la sua imbarazzante bassezza). Bisogna accontentarsi...
MEMORABILE: Il parruccone tipo torta nuziale della ninfa Egeria.
Nelle intenzioni doveva essere un peplum di buona fattura intellettuale, dato il valore dei tre sceneggiatori, ma il risultato è decisamente deludente. Manca tutto l'aspetto favolistico e ingenuo che faceva grande il nostro cinema mitologico degli anni Sessanta e non ci sono nemmeno masse muscolari fuori misura da ammirare. La noia prevale fin dalle prime battute.
Che fra Roma e Albalonga ci sia stata una lunga e sanguinosa guerra è un fatto documentato e accertato, lo scontro finale deciso dal duello fra Orazi e Curiazi è molto probabilmente solo uno dei vari miti che avvolgono le origini dell'Urbe. Muovendosi fra queste due sponde, il film di Young e Baldi (ma chi l'ha diretto veramente?) per quanto condotto con discreto mestiere riesce a essere troppo poco credibile sul piano storico e troppo poco fantasioso e favolistico sul piano della leggenda. Poco in parte Alan Ladd e ancor meno Franco Fabrizi. Visivamente piacevole il cast femminile.
MEMORABILE: La lotta fra i lupi e Orazio prigioniero ad Albalonga.
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