Inizialmente pare un film ben girato, un bildungsroman raccontato con la grazia di un Truffaut (ed infatti Momo mi ricorda un po’ Antoine Doinel). Poi il padre di Momo muore suicida, Momo vende i libri per comprare dischi (no, non può essere Antoine Doinel, però potrebbe essere il Laurent Chevalier di Un soffio al cuore), viene adottato da Monsieur Ibrahim, parte con lui per un viaggio di crescita (un on the road spirituale in formato bignami), assiste alla sua morte e ne eredita il negozio chiudendo il cerchio. Come sputtanare un film in 35'!
Un ragazzino ebreo solitario fa amicizia con un anziano arabo in compagnia del quale intraprende un viaggio verso oriente. Ben diretto da François Dupeyron, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano è un tipico racconto di formazione nel quale si procede con toni sommessi e una grande eleganza formale. Aiuta l'alchimia dei protagonisti e la presenza di un anziano ma motivato Omar Sharif. Avrebbe giovato tuttavia al film maggiore concisione in quanto l'ultima parte sembra un pò "tirata" e poco spontanea. Discreto.
Un po’ dramma e un po’ commedia per un film ruffianotto che cerca di sfruttare, senza riuscirci più di tanto, il carisma di un grande attore come Sharif. La storia prosegue in modo abbastanza prevedibile, fatta eccezione per l’imprevista, ma del tutto ingiustificata, svolta finale di cui non si capisce bene il senso. Anonimo.
Film da cineforum per adolescenti, capace di toccare tanti aspetti della formazione alla vita: i genitori assenti e incapaci di capire, la scoperta del sesso e dell’amore, la rivelazione dell’altro, in particolare il confronto con la diversità, qui rappresentata da un’altra religione. Ma il buonismo zuccheroso della storia del ragazzo ebreo che adotta come padre il negoziante musulmano è eccessivo e si impianta su una narrazione a tratti efficace (la descrizione della strada teatro della vicenda) e più spesso piatta o retorica. Ecumenico.
Tipico film prodotto per il circuito d'essai, con un Omar Sharif perfetto nella parte e il tipico ritmo da cinema "riflessivo". Gradevole il confronto fra le due età differenti e intelligente il trattare le due differenti origini dei personaggi, araba ed ebraica, senza la retorica che spesso caratterizza film in cui l'essere ebreo è sempre sinonimo di diversità e persecuzione. Ottime le location e l'ambientazione (che sembra di vivere davvero) anche se, personalmente, non mi ha pienamente interessato. Si può vedere, ma solo una volta.
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