Con chiari riflessi autobiografici, la sorella di Lapo e John Elkann debutta alla regia con un film intimista che ripercorre le ansie da bambina legate alla separazione dei genitori. C'è molta tenerezza nel racconto del periodo trascorso dai tre fratelli alle porte di Roma nella casa del padre, uomo disordinato e inaffidabile ma empatico e diretto. Scamarcio è molto calzante nel ruolo, contribuendo a smorzare efficacemente le pretese di autorialità del film.
Film dinamico ma indeciso, che per trovare la quadra imbarca tanto, pure la voce off. Elkann, all'esordio, si muove tecnicamente a suo agio. Il busillis resta la piega da prendere e pare una nemesi visto che la difficoltà di sceneggiare è un neo del personaggio-regista (un solido Scamarcio). Ogni direzione degli eventi, più leggera o più drammatica, sdrucciola, non va fino in fondo. Valide restano alcune intuizioni (la religiosità di Seb; il mare d'inverno). Datazione anni 80 per ragioni autobiografiche e poi senza smartphone si gira meglio.
MEMORABILE: La fuga romana della Rohrwacher con Seb.
La storia di una famiglia disgregata che cerca momenti di unità e intimità, nel debutto di Ginevra Elkann. Un film che manca di una storia "forte", ma che riesce a raccontare bene il quotidiano spesso ozioso di un gruppo familiare, con un tono elegiaco e malinconico che affascina e dimostrando un' indubbia padronanza del mezzo. Nota di merito anche per la direzione degli attori, con una prova impeccabile di Scamarcio e dei tre giovanissimi attori protagonisti. Un debutto promettente.
Indubbiamente con stile, Elkann esordisce in modo semplice ma non semplicistico nel raccontare una storia di vita comune densa di malinconia. Il quotidiano narrato in modo raffinato, senza grandi guizzi o sorprese come spesso accade nella vita. Forse talvolta potrebbe scivolare nel manierismo non fosse per il bravo Scamarcio che armato di autenticità ne risolleva le sorti. Anche gli altri interpreti sono comunque all’altezza. Il ritmo è pacato (fin troppo) ma la durata contenuta aiuta a seguire bene il narrato fino alla fine. Si poteva evitare forse l’eccesso di dialoghi in francese.
Film abbastanza discontinuo in cui i tre giovani interpreti rubano progressivamente la scena ai più famosi Scamarcio e Rohrwacher. Del resto è anche quanto riserva la sceneggiatura: i due si adeguano con mestiere ma non c'è una grossa evoluzione, nei loro ruoli. Più filanti le storie dei ragazzi, specie gli incontri in loco e le aspettative tipiche di ogni fascia d'età. Lo stile della Elkann c'è ed è già un pregio all'esordio, lascia delle buone sensazioni ma non trova una concretizzazione che rimanga impressa nella memoria.
Adulti più infantili dei bambini, incapaci del ruolo genitoriale o di rappresentare un modello: è quello che scoprono tre fratelli lasciati dalla madre svagata nelle mani del padre distratto. La narrazione tende a sottrarsi ai canoni e agli stereotipi del cinema familiare, e mette a segno qualche bello spunto, promettente per un’opera prima. Ma la sceneggiatura rimane in superficie evitando affondi più sostanziosi e la (pur buona) regia non lesina trovate argute ma ancora troppo orecchiate da modelli di tendenza. Leziosetto ma comunque sincero.
Figli di separati passano l’estate col padre. Ginevra Elkann narra una cronaca familiare prendendo spunti dalla propria infanzia, osservando le dinamiche di una famiglia non convenzionale mantenendo un occhio benevolo. La prima parte, più descrittiva, racconta il loro “essere fuori posto”; poi il film si fa più arioso con l’entrata in scena dell’ospite. Piccole rese dei conti nel finale, che risultano comunque affettuose. Ambientazione anni 80 solo con lievi rimandi storici (film e canzoni).
MEMORABILE: Vestiti da sci in stazione a Roma; I matrimoni immaginati; La telefonata alla moglie che aspetta un altro figlio; Tutti davanti allo specchio.
Figli più equilibrati dei genitori, ma non c'è molto da sorprendersi visto che ciò accade purtroppo anche nella vita reale. Punto di partenza interessante, poi ci si avvia verso un prevedibile finale retrò: il ritmo è incostante e le scene migliori sono quelle in cui appaiono i tre ragazzini, sia per i contenuti, sia per la recitazione (Scamarcio appare più simpatico ed espressivo che in altre pellicole ma il suo ruolo è marginale e privo di evoluzione interiore) fatta eccezione per la sempre brava Rohrwacher. In generale mediocre e non accattivante; una visione basta e avanza.
MEMORABILE: Benedetta e Seb in giro da soli.
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DiscussioneZender • 13/01/21 08:43 Capo scrivano - 48952 interventi
Puoi metterli insieme entrambi Huck, se vuoi.
DiscussioneZender • 13/01/21 15:09 Capo scrivano - 48952 interventi
In questo articolo (ma anche altrove in rete) si legge che al film partecipano con due camei anche il padre e il fratello della regista, ossia Alain e John Elkann. Il primo è facilmente identificabile come componente del coro durante la messa ortodossa. Il secondo è meno facilmente identificabile (non viene mai inquadrato da vicino); si tratta probabilmente dell'amico che Carlo (Scamarcio) incrocia al volo sulla porta quando va a portare la sceneggiatura alla casa di produzione.
DiscussioneZender • 13/01/21 19:13 Capo scrivano - 48952 interventi
Mi son spiegato evidentement male Huck: non volevo che cancellassi le foto, dicevo solo che avevo dei i dubbi sul riconoscimento... Soprattutto il primo fotogramma l'avrei lasciato...
MusicheHuck finn • 19/01/21 21:10 Galoppino - 706 interventi
La colonna sonora originale è di Riccardo Sinigallia