Lei è la mia pazzia - Film (2020)

Lei è la mia pazzia
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Stalker's Prey 2
Anno: 2020
Genere: thriller (colore)
Note: Sequel di "Lei è la mia follia" (2017). Aka "A Predator's Obsession - Stalker's Prey 2".

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Chissà, forse si cercava di dare il via a una nuova saga nella scia del PATRIGNO, con un protagonista molto più giovane che di volta in volta sogna una nuova ragazza con cui accoppiarsi e si preoccupa di entrare nelle grazie dei suoi familiari per poi, sempre più subdolamente, avvicinarsi a lei eliminando chi si frappone sulla sua strada. Un canovaccio da stalker in caccia che però ha la bizzarra caratteristica (qui confermata, ovviamente) di ficcare in mezzo alla storia gli squali. O meglio "uno" squalo, sempre lo stesso, che dal film precedente...Leggi tutto ha sviluppato una certa fratellanza con il biondo (anti)eroe. Tanto è vero che di nuovo il nostro si fa bello salvando da morte certa la giovane Alison (Blanchard) e il suo fratellino Kevin (Goss) trovatisi incidentalmente in acqua a lottare contro il temibile predatore. Naturale che non solo loro ma pure mamma Diana (Mason) e il suo nuovo marito Ted (Davino) si profondano in sentiti ringraziamenti e, quando Daniel (Stevenson) fa capire di essere senza genitori e un po' in cattive acque, si propongano di aiutarlo e financo di ospitarlo in casa. L'unico che pare avere l'occhio lungo e che ha capito quanto quel biondino sia meno angelico di quanto voglia apparire è Carson (Dockery), il ragazzo di Alison: non solo ha l'impressione che Daniel sia fin troppo attratto da lei, ma è certo che li stia seppellendo tutti sotto una montagna di frottole. Si sviluppa insomma il classico copione dello stalker semipsicopatico che gioca a fare il gentile, il servizievole, ma che nel contempo circuisce la sua bella allontanandola il più possibile dal fidanzato. Come nel prototipo lo squalo compare nelle prime scene (anche discretamente girate, dopotutto, e meno penalizzate che nel numero uno dall'abuso di computergrafica) per poi risaltar fuori qua e là pretestuosamente. Ma non è lui il centro della scena: è solo un mero esecutore di ordini altrui, utilizzato semmai per il facile sgombero di cadaveri scomodi. E' comunque più presente qui che nel numero uno, sfruttato per accrescere la tensione e soprattutto per variare con un tocco originale rispetto ai tanti film in tema stalker. Purtroppo anche qui c'è poco da ricordare: le dinamiche che sovrintendono alla schematica sceneggiatura non offrono nulla di nuovo né di interessante e c'è solo da accontentarsi di un cast nella norma che non dispiace e di una regia (confermato Colin Theys al timone) che se non altro riesce a mantenere un buon ritmo. Il resto è ordinaria amministrazione per un film che di fatto è un remake mascherato (esilarante la titolazione italiana, che riprende pari pari quella del modello limitandosi a un gioco di sinonimi; il numero tre cosa sarà: LEI E' LA MIA SCHIZOFRENIA?), per quanto ci venga proposto come sequel, con il perfido biondino Mason Dye sostituito nel ruolo da da Houston Stevenson. Nessuna variazione di rilievo e di conseguenza una ripetitività mista a un'ampia prevedibilità delle situazioni in cui soprattutto Alison si viene a trovare, costantemente indecisa se accettare le gentilezze di Daniel o rifiutarle per l'evidente pelosità. La bizzarra commistione tra thriller e shark-movie continua quindi tenendo i piedi in due staffe, con un'ultima scena vagamente spettacolare che dà un minimo di senso alla presenza dello squalo.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/08/20 DAL BENEMERITO DIGITAL POI DAVINOTTATO IL GIORNO 13/05/21
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Digital 6/08/20 12:42 - 1257 commenti

I gusti di Digital

C’era proprio bisogno di un sequel di Lei è la mia follia? Forse no, ma il risultato finale è comunque più che accettabile. Il film ricalca massimamente la trama del primo episodio, con lo psicotico Daniel che salva dall'attacco di uno squalo Alison e il fratellino Kevin, diventando in questo modo il loro eroe. Stalker movie che presenta un po’ tutti i cliché del genere, con snodi ampiamente pronosticabili e un inevitabile senso di déjà vu. Riesce tuttavia a farsi vedere piacevolmente per merito di una regia veloce e una discreta tensione. "Discutibili" gli effetti speciali in cgi.

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