La guerra di Mario - Film (2005)

La guerra di Mario

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Tutti i commenti e le recensioni di La guerra di Mario

TITOLO INSERITO IL GIORNO 20/02/08 DAL BENEMERITO GALBO
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Galbo 21/02/08 07:37 - 12670 commenti

I gusti di Galbo

Mario bambino napoletano disadattato viene affidato a una coppia che entra in crisi per la sua presenza. Il film di Capuano affronta con bravura il tema dell'infanzia difficile in una realtà particolare come quella partenopea ed è improntato da un forte connotato realista. La parte meno riuscita è quella che si occupa delle dinamiche dei rapporti di coppia che la sceneggiatura non è riuscita a sviluppare adeguatamente. Si tratta tuttavia di un film importante e socialmente impegnato.

Stefania 12/10/09 23:14 - 1599 commenti

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La Napoli borghese è ovattata di musica colta, grigia di pietra serena e verde di curati giardini, la Napoli di Ponticelli è grigia di cemento e sterpaglie, i colori sono quelli, pacchiani, dei rossetti e delle magliette di Nunzia, la colonna sonora è la tv che strilla. In mezzo ai due mondi, può solo scavarsi una trincea Mario, soldatino di stagno. La storia del fallimento di un'adozione che è il fallimento, di tutti, di comprendere il "diverso" per eccellenza: il bambino.
MEMORABILE: Giulia, critica d'arte, osserva il dipinto di Caravaggio dove un ragazzo fugge spaventato da una lucertola.

Rebis 19/06/10 14:27 - 2480 commenti

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Quello che Capuano mette in discussione non è tanto il concetto di diversità, quanto di integrazione e (ri)educazione, quel processo che dovrebbe garantire l'assorbimento dell'individuo in un sistema convenzionale, consumare le distanze etniche e generazionali, impedire al silenzio di devitalizzare l'amore. Mario è il messaggero agguerrito di un ulteriore che resterà tale fintanto che la parola non cederà spazio a una nuova comunicazione. Cinema sociale, profondo, disincantato, cui bisogna perdonare l'urgenza didattica di alcuni dialoghi e riconoscere il realismo delle dinamiche delineate.
MEMORABILE: L'incapacità comunicativa del "padre"; educatori e psicologi che ascoltano senza guardare...

Saintgifts 20/06/10 17:59 - 4098 commenti

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Molto apprezzabile la regia e un montaggio che attacca e stacca sempre nel momento giusto. L'argomento è impegnativo e importante ed è stato portato sulla pellicola in modo appropriato, approfondendo il possibile, viste le tante diramazioni prese, ognuna delle quali poteva dare adito ad altri dieci film. Quello che emerge chiaramente è una sola cosa: è estremamente difficile, se non impossibile, rifare con regole e leggi, ciò che è perfetto solo se segue l'iter naturale. E ancora, l'amore di un genitore vero non potrà mai essere surrogato.
MEMORABILE: Molto brave la Golino e la De Cicco nell'interpretare i ruoli di madri, appartenenti a due ambienti diversi.

Giùan 9/11/11 13:19 - 4955 commenti

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Dopo Vito e Nunzio (Pianese), Capuano chiude con Mario la sua ideale Trilogia sull'infanzia negata nella Napoli d'oggi. Il punto di vista ancora una volta è scioccante: l'impossibile tentativo di commistione tra due mondi socio/culturalmente distanti, baratro che l'amore (della "madre" borghese) e il bisogno primigenio (dello scugnizzo) non riescono a colmare. Stilisticamente, pur rifuggendo al solito da ogni voyeurismo, Capuano introduce toni, colori e ritmi melò che, le interpretazioni del piccolo Grieco e d'una grande Golino rendono a tratti insostenibile.
MEMORABILE: I dialoghi col cagnolino randagio; L'incapacità comunicativa di Renzi; I suoni che fuoriescono dal cellulare; Le sedute dall'assistente sociale.

Neapolis 1/02/12 12:18 - 186 commenti

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Ecco la dimostrazione che se si hanno idee e talento si riescono ancora a fare buoni film (che però, come al solito, non fanno cassetta al cinema). Capuano dipinge bene la periferia degradata e i suoi personaggi cui fa da contraltare Giulia e il mondo borghese a cui appartiene. I bisogni affettivi della madre Giulia non ripagano i quelli di Mario, che strappato dal suo habitat naturale non riesce ad adattarsi a un mondo che già non gli appartiene. Superlativa prova delle Golino e del piccolo Marco Grieco.

Capannelle 16/05/12 08:24 - 4579 commenti

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Mario, un affido stretto in mezzo a tanti ostacoli, da quelli di chi non capisce il suo stato ai cattivi esempi che gli si presentano davanti. Il pericolo del melodramma mi sembra evitato, quello delle banalità anche. Ritmo che si concede delle pause. Valide le interpretazioni, oltre che del bambino, di una Golino sentita e pure della De Cicco versione "sfattona".

Furetto60 18/01/15 14:59 - 1452 commenti

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Ambientato nella Napoli odierna, più che la guerra sembra il dramma di Mario, bimbo nato da madre drogata e di facili costumi e dato in affidamento a una coppia di fatto. Opera costruita con attenzione, i personaggi e l'ambiente sono studiati senza pretesa di giudicare e il taglio appare documentaristico. Il finale, ben lontano dall'happy end, non regala speranze. Gli interpreti offrono una prova assai valida.
MEMORABILE: La fissazione di Mario di voler attraversare aspettando il verde per le auto.

Galeon77 27/01/16 21:17 - 14 commenti

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Un bambino di un quartiere disagiato di Napoli è sottratto alla madre e affidato a una benestante docente universitaria, che tenta di riportarlo a una vita serena al riparo di abusi e violenze. Senza quasi mai cadere in sentimentalismi, si affronta con bravura una attuale problematica educativa e si mostrano sullo schermo inconciliabili punti di vista: la borghesia e gli strati popolari della città; una colta madre - che oscilla tra felici intuizioni e inutili permissivismi - e i convinti "esperti" in campo giuridico e pisco-pedagogico.
MEMORABILE: Il contrasto fra le borgate dei quartieri disagiati e la curata e borghese città posillipina.

Daniela 12/10/17 23:44 - 13297 commenti

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IL Tribunale dei minori di Napoli affida un bambino con una storia famigliare difficile ad un coppia benestante: lei tenta in ogni modo di assecondarlo, lui si sente tagliato fuori e si allontana... Film che funzione a metà: convince quando segue il piccolo protagonista a scuola e per le strade, registrando nel contempo il degrado sociale della città, frana quando in scena sono solo gli adulti per la pesantezza retorico/didascalica di certi dialoghi. Ne fa le spese soprattutto Golino, intensa nelle espressioni ma costretta a pronunciare battute da manuale per genitori progressisti.

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Paulaster 26/07/20 21:21 - 4928 commenti

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Bambino dall'infanzia difficile viene dato in affidamento. Il tema portante è l'educazione, vista da molteplici lati: madre naturale, affidatari, istituzioni e società. La malavita non viene mai nominata ma sembra la coperta grigia che avvolge chi sta ai margini. Pochi compromessi nel raccontare questa storia di tentata integrazione (esclusi i dialoghi di una controversa Golino, che sembrano artefatti e fuori ambiente). Anche la crisi di coppia è poco approfondita: poteva essere evitata del tutto.
MEMORABILE: Gli attraversamenti al semaforo rosso; Il serpente; Le foto in classe; Le note al piano.
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  • Discussione Rebis • 29/06/10 17:51
    Compilatore d’emergenza - 4441 interventi
    Ciao Saintgifts! Ho letto il tuo commento al film e sono rimasto un pò perplesso: davvero hai interpretato il film come una difesa del rapporto genitoriale naturale? In fondo tutti i problemi del piccolo Mario derivano proprio dall'educazione e dalle esperienze di vita (terribili) che i genitori naturali gli hanno impartito... A me sembra invece che il film rifletta sulla possiblità di reintegrare un individuo in un nuovo contesto sociale, mettendo in luce i limiti dei metodi educativi e i pregiudizi degli psicolgi...
  • Discussione Galbo • 29/06/10 18:55
    Consigliere massimo - 4019 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    Ciao Saintgifts! Ho letto il tuo commento al film e sono rimasto un pò perplesso: davvero hai interpretato il film come una difesa del rapporto genitoriale naturale? In fondo tutti i problemi del piccolo Mario derivano proprio dall'educazione e dalle esperienze di vita (terribili) che i genitori naturali gli hanno impartito... A me sembra invece che il film rifletta sulla possiblità di reintegrare un individuo in un nuovo contesto sociale, mettendo in luce i limiti dei metodi educativi e i pregiudizi degli psicolgi...

    concordo pienamente
  • Discussione Stefania • 29/06/10 22:10
    Addetto riparazione hardware - 602 interventi
    Per ciò che ricordo (e il film l'ho visto solo pochi mesi fa) non mi pare, in effetti, che Capuano abbia voluto affermare una sorta di "primato" della maternità naturale su quella surrogata, o adottiva. Lo sguardo degli adulti su Mario è sempre... opaco, mi sembra che tutti lo vedano innanzitutto come "problema da risolvere". E questo lui lo sente, di essere percepito dagli altri come "problema", mi pare che questa sia la causa della sua ostilità, delle sue fughe, della sua guerra. Comunque, quello che mi ha colpita è come gli psicologi e il magistrato che si occupa dell'adozione non facciano che spostare il bambino da una famiglia all'altra, come se il bambino fosse la tessera che deve combaciare con le altre tessere di un puzzle! Non so se nella realtà avvenga proprio così, ma certo è preoccupante!
  • Discussione Saintgifts • 30/06/10 01:37
    Comunicazione esterna - 42 interventi
    Penso anche io che un bambino vada sempre e comunque protetto e rispettato nei suoi diritti, che sono quelli di tutti gli esseri umani, e in un minore indifeso ancora più considerati.
    Quello che il film mi ha detto è che la società, per quello che ne posso conoscere, in genere non sa ancora gestire questo campo così delicato, perché, appunto, deve rimediare, nei casi di genitori naturali inaffidabili e ancorchè pericolosi, a una situazione che è solo perfetta quando funziona con i meccanismi naturali.
    Non volevo dire che è inutile, o peggio, dannoso provarci, volevo dire che il film mostra una situazione dove il bambino è "danneggiato", forse anche senza volere, da entrambe le parti, quella, diciamo così, burocratica o legale, e qui è anche facile capire, visto che il mestiere può essere fatto più o meno bene dalle persone addette, ma anche da chi vuole sinceramente il suo bene ma non sa usare questo meritorio sentimento, allo scopo prefissato, essere un nuovo e accettato genitore. E poi, come ho detto, l'argomento è vasto e pieno di risvolti che è difficile, o meglio, impossibile, esaurirli in un film.