L'angelo e il diavolo - Film (1985)

L'angelo e il diavolo

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/02/21 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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Buiomega71 5/02/21 01:25 - 2899 commenti

I gusti di Buiomega71

Opera curiosa, bizzarra, non poco suggestiva, fondamentalmente radicata nel culto religioso (tra imbrogli, fanatismi, comunità di straccioni nel deserto, inquietanti crocifissi in legno che sanguinano) in cui Popescu si fregia di derive jodorowskiane (le prostitute messicane e il cieco), parafelliniane (la surreale processione), non disdegnando tocchi western leoniani (il finale delirante tra violenza e miracoli) e una narrazione sospesa tra fede cieca e misticismo. La figura dell'invasato Nick Mancuso pare rimandare a Charles Manson e il film sfugge a qualsiasi catalogazione.
MEMORABILE: Il trucco del Cristo che sanguina; La Bedelia a piedini nudi che si dimentica le scarpe; Il pestaggio di Mancuso come nei western leoniani.

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  • Discussione Buiomega71 • 5/02/21 10:09
    Consigliere - 25896 interventi
    Opera curiosa, bizzarra, a tratti suggestiva, che sfugge a ogni tipo di catalogazione (religiosità, spietate bande di messicani, fughe tra motel e bidonville, fede e fanatismo, imbrogli e tracce di cinema western), spesso visionaria e ben poco convenzionale

    Esule rumeno, condannato per tradimento dalla Romania di Ceausescu, apolide che gira mezza europa per poi trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti, scrittore , sceneggiatore (la sua collaborazione con Peter Weir per L'ultima onda), Popescu (quì al suo unico film da regista realizzato sotto la benedizione di Robert Redford per il suo Sundance) è autore personalissimo e scomodo, che affronta lo spinoso argomento religioso tra la fede cieca che sfiora il fanatismo, i dubbi e le febbrili connotazioni settarie (una comunità di straccioni in mezzo al deserto di El Paso, guidata da un folle che ha l'aurea di un novello Charles Manson)

    Inquietanti cristi di legno in croce che sanguinano (con le fattezze non dissimili da quelle dell'Ossessa), una comunità di freak che sembra quella di El Topo, con jodorowskiane baldraccone messicane e ciechi da scovare in una bidonville, pestaggi ai danni del santone che non si sà se invasato predicatore affabulatore o cialtrone, la Bedelia nominata sacerdote (il film si apre in una chiesa) con figlia paraplegica "ribelle" e un triste passato alle spalle, i dipinti satanico/religiosi sulle pareti della stanza al sapore di "satanic movie", l'insistito feticismo del regista sui piedini della Bedelia (si sfila le zeppette e si dimentica le scarpette nella cena con Mancuso), le folcloristiche processioni in mezzo al deserto quasi parafelliniane, che assumono gli inquietanti tratti di un rito fanatico (mancano solo le flagellazioni corporee), il trucco per far sanguinare lo sgradevole crocifisso, un boss messicano cattivissimo e senza scrupoli su di una sedie a rotelle, che minaccia stupri a ragazzine inferme e che sembra uscito dal Mucchio selvaggio.

    L'attrazione tra la madre disperata (e alla ricerca della fede) della Bedelia e il santone mansoniano di Mancuso (lui prega che il buon Cristo lo distolga dalle tentazioni della carne, lei vorrebbe ma non osa), la sua rabbia quando scopre la farloccata del sangue santo che sgorga dalla corona di spine del Cristo legnoso, il sole a picco, il ragazzino che uccide a sassate una lepre, il serpente a sonagli, il down che continua a ripetere "Miraculo, miraculo".

    Fino al finale che sfiora reminiscenze western/leoniane, con Mancuso semi affogato in una tinozza d'acqua dagli sgherri ceffosi del boss, legato come Clint Eastwood in Per un pugno di dollari, e chiusa delirante tra violenza, miracoloni improvvisi e passaggio di consegne cristologiche/santificanti.

    Pellicola che non assomiglia a nessun altra (può venire in mente Sacrificio fatale ma solo per l'intelaiatura settaria e per la cieca sudditanza al culto religioso) che si dipana tra allegorie e misticismo, onirismi (l'incubo di Mancuso che si autocrocifigge) e spiccioli on the road (la fuga), con quel "dannato" Cristo in legno che troneggia inquietante nell'appartamento della Bedelia e Mancuso che si trastulla in riti autosanguinari nel salotto di casa.

    Ottima la fotografia di Fred Murphy, tra cieli azzurri e deserti infuocati e di culto la sequenza in cui la Bedelia prende in mano i sandali fetidi e postatomici di Mancuso per metterli a lavare.

    Culto non colto che meriterebbe una seconda chance dall'oblio in cui è stato, ingiustamente, confinato. Per chi crede, non crede, al di là della propria fede personale.
    Ultima modifica: 5/02/21 19:26 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 5/02/21 10:16
    Consigliere - 25896 interventi
    Direttamente dalla collezione privata di Buiomega 71, la vhs Rca Columbia.

    Edizione: febbraio 1990
    Durata effettiva: 1h, 32m e 56s

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images55/langeloeil.jpg[/img]
    Ultima modifica: 5/02/21 10:39 da Zender