Playboy scapestrato messicano affronta improvvisamente i problemi di una paternità inattesa. Commedia messicana familiare, diretta e interpretata da Eugenio Derbez, affronta l'eterno tema cinematografico del rapporto tra bambini e adulti. Con qualche soluzione stilistica azzeccata (le lettere della madre della bimba, animate in stile naif), il film è gradevole nella prima parte ma diventa eccessivamente stucchevole, in stile Kramer contro Kramer, nella seconda, penalizzato peraltro da una durata eccessiva. Bravi gli attori.
Accoppiata adulto infantile ed infante più maturo, nella variante dell'inattesa paternità, declinata senza troppa fantasia rispetto allo standard, a parte la simpatica faccia da denutrito cronico di Derbez, anche regista di questa commediola rivolta ad un pubblico familiare di bocca fin troppo buona. Le poche occasioni di sorriso che non siano già state viste 1000 volte (oddio, il solito dramma del cambio del pannolino) sono tutte nella parte iniziale, prima della deriva sentimentale decisamente lagnosa, fra l'altro prolungata oltre misura, che culmina in un finale ricattatorio.
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