Ecco l'Italia frivola del boom, quella dei soldi facili, degli arricchiti e delle cambiali. Deve andare bene a tutti, in questo Paese logoro che si rialza dalle macerie, anche al cinico imprenditore che per sanare il dissesto finanziario si vede costretto a far accoppare il socio da un sicario improvvisato e maldestro. In bilico tra il noir d'altri tempi e il giallo nostrano, è un film giocato sui personaggi e non sulla trama, psicologico e tagliente, girato con solido mestiere. Bravissimo Fantoni, tagliente Lupo, deliziose le signore.
MEMORABILE: Fantoni segue l'anziano socio sulla scalinata, la ricerca del sicario perfetto.
La seconda parte del film "spacca veramente" e non ha nulla da invidiare agli altri grandissimi film di Damiani dei primi anni 60. Il primo tempo invece non è allo stesso livello di quello che verrà mostrato dopo (superba la scena nel vagone letto e il finale nell'ufficio). Ottime le interpretazioni: in questo film la Koscina si dimostra una grande attrice.
Uno dei migliori film di Damiani, che si avvale di un cast all'altezza (la Koscina sorprende per bravura ma anche Lupo non è da meno). Un incontro tra disperati, mandante e sicario, l'altra faccia del boom economico, molte scene di grande effetto e una squallida storia evidenziata con grande efficacia.
Stupende la costruzione psicologica dei due protagonisti: da un lato le iniziali indecisioni di Fantoni e dall'altro il timore di Lupo. Già dal primo incontro tra i due protagonisti si capisce la caratura del film, mai manicheo o banale, che dona spessore ai personaggi, alle loro emozioni e alle inevitabili titubanze. Nota di merito per un viscido Lauro Gazzolo, protagonista dei primi serrati minuti dove già l'attaccamento al denaro e la mancanza di qualsiasi senso di umanità emergono prepotentemente (viene in mente un certo Verga).
MEMORABILE: Lo sguardo finale di Lupo verso la madre.
Costruttore assolda un ex dipendente per far fuori un creditore; il boom economico che non si avvera in due facce della stessa medaglia. Fantoni è il mandante che mostra tutta l'apatia di chi sta bene e la decadenza di chi non ha soluzioni; Lupo è il sicario dai modi maneschi e tormentato. Damiani dirige un noir cupo e non ha bisogno di fare vedere il crimine; ottime atmosfere esterne e dialoghi serrati in famiglia. Il comparto femminile esprime al meglio la soggezione al benessere. Conclusione che scade nel melodramma e poteva essere più netta.
MEMORABILE: La Koscina che viene a sapere la verità; Lupo che affronta la moglie per strada; La colpa della madre.
A un fatto di cronaca nera, del quale veniamo man mano a conoscere la causa, la complessa genesi, le conseguenze, i tormenti che ne derivano, Damiani e Zavattini (che cosceneggia) affiancano bene diverse dinamiche familiari e personali, senza trascurare azzeccate descrizioni di momenti, sia di vita sociale e sia di quella ambientata negli uffici o nei cantieri. Forse il finale non è all’altezza del resto, ma conta fino a un certo punto. Perfetti Fantoni e a Koscina, ma tutti gli interpreti funzionano come si deve. Belinda Lee qui è una popolana bruna, che ambisce a farsi bionda...
Buon dramma, girato con piglio da Damiano Damiani (anche co-autore, insieme a Zavattini, della sceneggiatura). Il regista indaga nell'animo dei suoi protagonisti e della società italiana del boom economico. Fantoni e Lupo forniscono buone prove attoriali, ma non sfigura nemmeno il cast di contorno (brava la Koscina). Buona la descrizione della pochezza morale del protagonista e della sua vittima, ma anche dei tormenti morali dell'omicida. Un ritratto implacabile di una società "luminosa" all'apparenza, ma nera come la pece nella sua realtà.
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