Il paese delle spose infelici - Film (2011)

Uomini-bambini alla scoperta di sè e del sesso sotto il sole accecante della Puglia, delle sue miserie e delle sue meraviglie. La recitazione è diretta, la regia secca e sincera. Un po' Tornatore, ma senza troppe sovrastrutture e barocchismi. Che il magico sud sia con voi...

Tratto da un romanzo di Mario Desiati, Il paese delle spose infelici è il primo film di Pippo Mezzapesa, un regista decisamente promettente e capace di illustrare un significativo "spaccato" della vita di alcuni adolescenti pugliesi, sospesi tra il gioco e le prime (dure) esperienze di vita. Una regia efficace e capace di dirigere un gruppo di volti giovani, assolutamente credibili nei loro ruoli. Il limite è quello di una storia poco articolata ma il film merita decisamente la visione.

L’amicizia tra due ragazzi nella profonda provincia pugliese, che potrebbe anche essere la viscerale provincia americana, dove una giovane donna diversa attira i primi desideri e dove si distende selvaggio l’orizzonte bruciato dal sole o denso di minacciose esalazioni industriali. Una storia di formazione e di incontro-scontro con la vita, che si intreccia alle emergenze di quella terra (piccola criminalità, politica cialtrona, sogno d’emigrazione calcistica) descritte in modo da trascendere la specificità meridionale. Una bella opera prima.

Scorcio di vita adolescenziale nella polverosa provincia barese tra videocassette, campi da gioco in terra e primi turbamenti. Mezzapesa utilizza diverse soluzioni per calarsi nella realtà suburbana e dimostra buone capacità visive. Si contrappone una scarsa linearità narrativa, dove momenti come il salto nel vuoto o l’accoltellamento sono poco incisivi. Anche il ruolo della Prandi, Madonna scalza in rovina, resta solo accennato.

Quello di Mezzapesa è un esordio volenteroso ma sospeso e incolore, poiché mentre si impegna nella resa semidocumentaristica del mondo dei ragazzini alle prese con i problemi della vita, il crimine e i primi appetititi sessuali, non riesce a conferire progressione drammatica alla narrazione e le psicologie dei personaggi non attecchiscono. Rimane ad uno stadio di abbozzo anche l'enigmatica figura della Prandi, che pur vanta aria e sguardi fanciulleschi e insieme sensuali come una Valeria Golino o una Leonora Fani. Memorie felliniane nella scena della masturbazione collettiva.