Il mistero di Storyville - Film (1992)

Il mistero di Storyville
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In Louisiana il giovane candidato democratico al Congresso Cray Fowler (Spader) scopre che c'è del marcio nella procedura di acquisto di alcune concessioni operata molto tempo prima dall'azienda di famiglia, la Oxitech. Suo padre, morto suicida, ne era forse al corrente e qualcosa ne deve sapere sicuramente lo zio Clifford (Robards), ma sono anche altri i problemi che turbano Cray. In particolar modo, dopo aver conosciuto la splendida vietnamita Lee Tran (Lewis) e averla incontrata nuovamente allo Storyville (locale che non si capisce per quale ragione si sia guadagnato il titolo del film dal momento che poi scomparirà di scena), viene filmato - mentre se la spupazza in piscina...Leggi tutto - dal padre di lei, col quale avrà una colluttazione destinata a finir male: per Cray che perderà i sensi ma ancor peggio per l'uomo, cui qualcuno taglierà la gola con un coltello. Le colpe ricadranno per una serie di fatalità proprio su Lee e a questo punto il rampante politico deciderà di tornare alla sua vecchia professione di avvocato per difendere la ragazza in tribunale. Le due storie diverse si fonderanno fatalmente in un intreccio piuttosto caotico di cui è facile perdere il filo. Il regista Mark Frost, che adatta con Lee Reynolds il romanzo "Juryman" di Frank Galbally e Robert Macklin, affronta il film contando sulla propria reputazione acquisita in qualità di co-creatore di TWIN PEAKS, ma le lacune dietro la macchina da presa paiono qui evidenti, tanto che questo rimarrà il suo unico lungometraggio. Pur aiutato dalle ottime musiche di Carter Burwell, che contribuiscono in più di una occasione a dare sostanza alle immagini, il film non decolla mai davvero; segue un po' i dettami del cinema Anni Ottanta a cui sembra ancora appartenere ma manca di tensione preferendo giocare sul singolare fascino di James Spader, icona di certo thriller patinato di quegli anni. La sua caratteristica svagatezza, talvolta sostituita da un'inattesa presa di coscienza che ne mette in luce il carattere deciso, segna più di altre componenti il risultato, per il resto reso vagamente eccitante da innesti di sesso blando e personaggi costruiti con un'artificiale eccentricità che ne delinei contorni il più possibile intriganti (si veda il fotografo "d'arte" che scatta ai confini dell'hard, il travestito che si aggira con quest'ultimo sul luogo del delitto, la stessa ex moglie di Cray, procuratore che prende le parti dell'accusa nel processo al centro della storia attivando un inatteso cortocircuito sentimentale). Le scene in tribunale - molto presenti nella seconda parte - non hanno tuttavia la grinta di quelle analoghe che siamo abituati a vedere nel genere e il difetto si può dire comune al film, al quale partecipa un cast nel complesso poco incisivo, costretto a modellare le interpretazioni intorno a stereotipi di scarso interesse. Le fasi relative alle indagini sulle concessioni s'incastrano inoltre a fatica col resto, con un Michael Warren (chiamato in causa per muovere grandi masse elettorali) la cui figura viene descritta senza la necessaria chiarezza. E così la sparatoria a sorpresa che apre l'ultima parte risulta un'evidente forzatura che diventa estremo tentativo di rivitalizzare un film non scadente, che avrebbe alle spalle anche una buona storia e qualche trovata stuzzicante ma che si rivela più debole del previsto. Spader è comunque un buon protagonista, irridente al punto giusto e ambiguo quanto basta a sfumare il film con tonalità da thriller soffuso di discreta qualità.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/03/21 DAL DAVINOTTI
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