Il magnifico emigrante - Film (1965)

Sull'emigrante non c'è dubbio, visto che Marcello Scalise (un Terence Hill ancora in versione Mario Girotti, benché nell'edizione italiana, uscita dopo i successi nel western, sia riportato il suo nome d'arte) se ne parte dall'Italia per andare a lavorare in Germania, ma quanto al magnifico ci sarebbe da discutere. Anche volendo sorvolare sul fatto che appena arrivato ci prova con la bella Angelica (Matz) dimenticando di essere ancora in tenero contatto con la fidanzata Tina (Dornys) lasciata al paesello ad aspettarlo, va detto che il nostro si dimostra un perfetto attaccabrighe, e anche nel proseguio non si distinguerà certo per magnificenza. A sua discolpa diciamo che, una volta giunto alla cittadina...Leggi tutto di montagna per lavorare a una teleferica, i colleghi non sembrano esattamente mostrare simpatia per lui: lo chiamano "maccheroni", lo disprezzano e non sopportano l'idea che abbia conquistato il cuore di Angelica, la cassiera della banca a cui tutti guardano con interesse. Ma già si capisce che tra i due sarà un amore tormentato (e non certo per la lontana presenza della povera Tina, ignara e di fatto ignorata da Marcello). La trappola attuata per incastrarlo e accusarlo biecamente di un tentativo di rapina alla banca (cui però segue uno stupido omicidio) scatterà rovinando la vita al povero emigrante. Un'avventura montana cominciata ancora prima con l'incontro tra Marcello e Bella, un cane da caccia abbandonato che questi si porterà dietro facendolo diventare la sua compagna inseparabile; una presenza chiave e costante per tutto il film, con cui consolarsi nei momenti tristi. Ma c'è anche molta "azione", va detto, soprattutto dal momento in cui Marcello viene incarcerato per poi evadere in modo rocambolesco. Purtroppo la regia è compassata, la storia offre snodi piuttosto banali e quel che si ha davanti non è in fondo molto di più di un puerile melodramma consumato tra i verdi paesaggi di montagna, con un Terence Hill ventiseienne già piuttosto brillante. Solo accennato in realtà il razzismo dei tedeschi; in più la figura insolita di un ragazzo invidioso del savoir faire di Marcello e della sua "profonda umanità" (parole di Angelica) ma allo stesso tempo molto misurato e ragionevole, figura positiva al di là delle apparenze che dà un minimo di varietà caratteriale tra i protagonisti.

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