Ottimo film bellico sulla guerra in Corea, girato contemporaneamente al conflitto (come il coevo "Corea in fiamme") e realizzato in pieno stile fulleriano: a momenti di pausa nell'azione, ne seguono altri di grande intensità e coinvolgimento (si veda il recupero di un ferito che si trova in un campo minato). Regia solidissima, ottima sceneggiatura, impeccabile la confezione con particolare menzione per la fotografia, buona prova degli attori. Splendida la parte finale. Da non perdere soprattutto per i fulleriani doc.
Attestato in un passo montano, un plotone copre la ritirata del reggimento. Un caporale, che non ha ancora ucciso nessun nemico, deve fare i conti con le proprie paure, compresa quella di assumersi responsabilità... Come spesso avviene, il titolo italiano è fuorviante: la retorica è il minimo indispensabile in questa istant-movie girato durante la guerra di Corea, come del resto nell'altra pellicola di Fuller sullo stesso argomento, con cui condivide anche l'impostazione incentrata sulle psicologie dei soldati più che sulle azioni belliche. Film solido, ruvido, ben interpretato.
MEMORABILE: Il recupero del ferito sul terreno minato
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*)Il film si svolse tra le "nevi" della Corea.
Per rendere il tutto più verosimile fu usato del vero ghiaccio che creò non pochi problemi realizzativi tanto che alcuni cascatori rimasero
feriti.
**)La sceneggiatura fu firmata dallo stesso regista anche se nei titoli di testa fu segnato,
per volere dei produttori, anche il nome di John
Brody che scrisse un romanzo simile anche se come disse lo stesso Fuller "le due storie non hanno niente in comune"
Fonte : Il Mereghetti
DiscussioneDaniela • 3/02/17 21:55 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Scusa Cotola, non è che ti sei mangiato una parola nel commento?
"Finale." suona perentorio ma un poco criptico :o)