Gli sbancati - Film (2014)

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La nostra recensione di Gli sbancati

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Simpatica, piccola produzione fanese che mette in scena l'ennesima variazione sul tema dei SOLITI IGNOTI ponendo tuttavia molta più attenzione alla descrizione dei caratteri attraverso un divertito sguardo alle realtà strapaesane di famiglie alle prese con la perdurante crisi economica (siamo nel 2014). I soldi non ci sono, le imprese chiudono, le banche stringono i cordoni della borsa e la gente comune soffre di problemi... comuni. Storie ordinarie, con contorno di corna e pettegolezzi, ma che risultano curiose da seguire per l'inedito ricorso al dialetto locale: non sempre del tutto comprensibile a chi non è del...Leggi tutto posto, permette comunque di cogliere il senso di ogni frase consentendo al cast di esprimersi con lodevole naturalezza, lasciando l'impressione che i nostri sappiano davvero recitare, nonostante un approccio che parrebbe sulle prime ai limiti dell'amatoriale. Invece c'è un discreto senso dell'umorismo nella sceneggiatura (scritta dal regista assieme a Ermanno Simoncelli) che le interpretazioni valide a loro modo valorizzano conferendo all'opera un sapore disincantato nient'affatto disprezzabile.

Non si dà mai la sensazione di qualcosa di improvvisato e anche la regia accompagna piacevolmente il tutto. Scelti tre o quattro personaggi principali, la storia ne segue le vicende che ruotano comunque tutte attorno alla figura di Luigi Valori (Anselmi), un direttore di banca giovanile e di bell'aspetto al quale si rivolge in primis la sua amante Linda (Mea), il cui marito barbiere Ottavio (Tonti) è sull'orlo della chiusura, ma anche Piero (Piccini), imprenditore fallito per il quale la banca ha già predisposto il pignoramento dei beni. Ottavio nulla sa dei tradimenti della moglie e anzi la spinge ad approfittare del fatto che Valori abbia in più di un'occasione mostrato interesse nei suoi confronti. Purtroppo tutto ciò non basta ai nostri per uscire dai guai e si rende quindi necessario il ricorso alla classica rapina, da effettuarsi proprio nella banca del subdolo (ma bonario e simpatico, innegabilmente) direttore. Dal momento che in quei giorni un ricco sceicco dovrà depositare lì 44 milioni di dollari da versare successivamente a una ditta locale per un lavoro, l'imprenditore, il barbiere e altri cinque sfortunati fanesi si organizzano per entrare dai cunicoli sottostanti la mediateca cittadina e da lì sfondare il muro che porta al caveau.

Un colpo piuttosto semplice - esecuzione compresa - che però, come detto, non è centrale come nei normali heist-movie: si comincia a parlarne solo dopo quaranta minuti, anche se è vero che il film dura oltre due ore! Eppure la durata non sembra pesare troppo, benché il ritmo non sia certo indiavolato. A colpire non è il numero di vere battute, invero modesto, sono piuttosto i dialoghi in fanese (chissà se avrebbero giovato i sottotitoli, talvolta) a suscitare il sorriso, pure quando non dicono nulla di particolarmente spiritoso. I protagonisti reggono bene la scena e, per quanto non si possa dire di esser di fronte a qualcosa di originale, il canovaccio classico del colpo alla buona mescolato a buffi bozzetti da realtà minori (anche se Fano è la terza città delle Marche, come numero di abitanti, dopo Ancona e la vicina Pesaro) e a begli scorci urbani origina un mix nel suo piccolo azzeccato. Certo non bisogna innervosirsi quando non si capisce una parola: capiterà spesso e la corretta comprensione di concetti, astuzie, bizzarre piccolezze ogni tanto sfuggirà...

Un film diretto soprattutto a chi a Fano ci abita, naturalmente, ma non è detto che qua e là un “esterno” non possa divertirsi... Musiche allegre da commedia, confezione accettabile e sotto certi aspetti più professionale del previsto. Svettano il bancario, la sua amante e l'imprenditore, ma nel cast in fondo nessuno stona (si pensi anche al barista schizzato di Guidi e al frate di Falcioni, che interpreta pure il meccanico balbuziente).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/07/22 DAL DAVINOTTI
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