L'ESTATE FRANCESE IN NERO
Di nero, in realtà, c'è ben poco. La regista di
Gazzosa alla menta e
Prestami il rossetto costruisce un kammerspiel fatto di morbosità, sesso tutto di testa, gelosie, invidie e amore/odio tra due sorelle sciroccate entrambe.
La Dalle (sempre e comunque ferina, che fugge dalla sua vita familiare con un paio di pantofole ai piedi) irrompe nella vita della sorella artista Parrilaud (sempre più androgina), che vive con il suo ragazzo, un improbabile pugile professionista.
La Dalle, come un tornado, sconvolge la vita della sorella, rinfacciandole il passato e cercando di portarle via il ragazzo, mentedo e attuando un diabolico piano, finchè la situazione degenera...
Il film viaggia su dialoghi anche interessanti, supportato dalla buona regia della Kurys e ti aspetti che accada qualcosa , che in realtà non accadrà mai.
La Dalle potrebbe anche sembrare una Glen Close di fatali attrazioni o una Jennifer Jason Leight di pericolose inserzioni, ma si sfiora solo la superficie di queste incisive follie femminee e il tutto si risolve in un "
scusa, mi spiace, non volevo..."
Insomma,
Fino alla follia poteva essere quello che non e, un potenziale così devastante che si scioglie come neve al sole e lascia l'amaro in bocca per quello che poteva diventare, soprattutto quando lascia il triangolo d'amore e gelosia alla Rohmer per toni cupi polanskiani (la Parillaud legata al termosifone dell'appartamento dalla sorella e dal suo ragazzo) con reminiscenze cavaniane al
Portiere di notte.
Ti dici, adesso succede quello che penso, invece nisba, la Kurys opta per una chiusa deludente, forzata e ben poco emozionante, che fa scivolare il film nella convenzionalità più comune e butta tutto alle ortiche.
ATTENZIONE SPOILER
Ok, siamo arrivati in zona Polanski, tipo
Luna di fiele, adesso nell'appartamento angusto parigino, che comincia a tanfare di morte e sesso perverso, la Parillaud accoltella a morte il suo ragazzo in un tripudio di sangue, e poi si siede accanto alla sorella, si coccolano e si stringono (come i gemelli Mantle di cronenberghiana memoria), con lo sguardo perso nel vuoto, dissolvenza in nero...Fine.
Macchè, sia mai, meglio far finire il tutto con un finale buonista e che fa crollare tutta la tensione come un castello di carte, con la Parillaud che se ne và a New York e diventa una grande artista e lasciando al loro destino sorella persecutrice e flippata e moroso possessivo. E così tutto se ne và in vacca!
FINE SPOILER
Una grandissima occasione mancata, dove la Kurys spreca a piene mani un soggetto che avrebbe fatto faville se portato fino in fondo, allora sì che sarebbe stato
Fino alla follia!
Non male la fotografia ombrosa di Fabio Conversi, e deludenti le musiche dell'altrove eccellente Michael Nyman.
Poteva essere nerissimo, invece e solo pallido. Nulla da eccepire sulle due attrici, con un punto in più al fascino perverso della Dalle, mentre la Parillaud sbatte la testa contro il termosifone e non si capisce se sia vittima o le piaccia fare la vittima. Anche se la più bella di tutte e la commessa di Marie Guillard.
Di culto, almeno, il bacio lesbico incestuoso tra le due, per il resto monta la tensione e poi si sgonfia come un palloncino bucato, lasciando il sottoscritto con in mano un pugno di mosche.
Produce il tutto il papà di Alexandre Aja.