Nella Georgia post-comunista, tre donne aspettano notizie del figlio di una di loro, Otar, partito per Parigi. Opera prima della regista francese Julie Bertuccelli, Otar è partito è un film sull'elaborazione del lutto, che investe in modi differenti le tre protagoniste. L'autrice affronta l'argomento con grazia e leggerezza inaspettate e lanciando, pure in un contesto difficile, un messaggio di speranza. Film dall'efficace ambientazione (la Tbilisi dopo la disgregazione dell'URSS), segnato dalla bella prova del cast. Da recuperare.
La figlia e la nipote nascondono all’anziana signora georgiana la morte del figlio emigrato in Francia: una storia suggestiva che alcuni dettagli rischiano di sottrarre al realismo perseguito (quasi un anno senza telefonate, senza che questo susciti sospetti?). Dal tono dimesso si tende spesso allo scialbo, anche se gli spunti sul gioco a tre tutto femminile sono interessanti. Vergognoso il doppiaggio di Sarah Dietrich (la nipote) nell’ambito di un’edizione italiana inqualificabile (e non solo perché cancella il trilinguismo del film).
Piccolo gioiellino che con delicatezza affronta il problema dell'emigrazione e della necessità di emigrare. Il medico Otar ha abbandonato la Georgia, nell'ex URSS, l'anziana madre vive con l'altra figlia e la di lei nipote in un triste, ma non meschino, inganno. Commedia drammatica che ho trovato commovente, con una storia del tutto credibile, ma putroppo doppiata in modo orribile (in modo particolare la nipote è inascoltabile).
Un'anziana signora georgiana vive nell'attesa di notizie del figlio Otar emigrato a Parigi e condizionando la vita della figlia e della nipote. Storia di sensibilità femminile e di reciproca protezione, specie nella circostanza drammatica in cui questa rete di legami sembra diventare più di ostacolo che altro. Ben ricostruito il momento politico sospeso tra nostalgie post comuniste e desiderio di apertura e liberazione che giustifica anche la soluzione nel finale. Un ottimo esordio per la regista francese. Da vedere.
MEMORABILE: La determinazione di Eka nel sapere la verità sul figlio; Il viaggio a Parigi e la complicità tra nonna e nipote nel finale.
Otar ha lasciato Tblissi per andare a cercar fortuna a Parigi. Quando la sorella scopre che è morto in un incidente sul lavoro, decide di tenere nascosta la verità all'anziana madre... Otar non è solo un figlio ed un fratello, è anche una luce di speranza che illumina la condizione difficile in cui vivono le due donne nella Georgia post-comunista, senza più bugie ma anche senza più illusioni. Per non spegnere quella luce, Ada, figlia e nipote, si sostituirà a lui fino a prenderne il posto in un finale di grande commozione. Bellissimo film, interpretato magnificamente da Gorintin.
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