Bad hair - Film (2020)

Produzione Hulu con un cast fondamentalmente all-black (a parte l'inaspettata apparizione di James "Dawson" Van Der Beek in un piccolo ruolo) che si allinea ai recenti prodotti che mischiano temi socio-razziali all'horror; in questo caso si analizza la pressione esercitata sulle donne nere riguardo al loro aspetto fisico e si prendono gli anni '80 come ambientazione, scelta un po' curiosa dato che il tema sarebbe stato più adatto alla società attuale. La parte horror riprende l'idea dal segmento "Hair" del Body bags carpenteriano ma a parte qualche sequenza il film è poca cosa.

Ci si approccia sperando sia una sorta di long version del geniale episodio di Body bags, invece qui si infilano mani e gomiti nella stregoneria ancestrale nata nelle piantagioni di cotone e nel tentativo di plasmare i doverosi spaventi secondo una (fredda) estetica orientale che, nel contesto all black in cui è calata, è un pettine che non trova nodi nel cespuglio afro. Se la riuscita è poco più che mediocre, la colpa maggiore però va alla raffica di gossip, glamour, ripicche e facezie che precedono il sabba risolutore. Volto interessante, la Lorraine. Spelacchiato.

Mimetizzarsi col padrone per non esserne culturalmente schiavo, ma in un percorso a ritroso verso le proprie radici, dall’atavismo alla mitologia. E quanto a radici, cosa meglio della tricologia e del letteralizzare l’avere il diavolo per capello? Candyman usa Paintene prodeath di Gorenier in un Sulkis via Hairraiser. Traslare il latifondismo nel quadrilatero della società dello spettacolo, innestandolo sull’archetipo fiabesco, non son dissolvenze incrociate fresche (e Simien non è Rose), ma scontando tenue telefilmara e logosrrea pagano sempre. Con una spuntatina ai lati, magari..