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Discussioni su Un duro bastardo - Film (1995)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/05/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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  • Quello che si dice un buon film:
    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 8/05/20 10:28
    Consigliere - 27174 interventi
    Merendino è un talento imploso (poco conosciuto e considerato da noi), personalissimo e molto particolare (la sua mano e il suo gusto è inconfondibile), esponente di punta del punk underground (Fuori di cresta ne è il manifesto) e con alle spalle studi di teologia e filosofia.

    Una via di mezzo tra Tim Roth e Sid Vicious, autore appartato , poco prolifico, e estramamente autoriale (nel senso più autentico del termine).

    Se Hard Drive era più "commerciale" (pur non lesinando picchi personalissimi), Un duro bastardo è completamente intinto della poetica bislacca e schizofrenica del suo regista.

    Merendino rifà, a suo modo, il Repulsion polanskiano, immergendo tutto in una Los Angeles quasi aliena e allucinata e stando perennemente addosso a Heather Graham (a dir poco straordinaria a reggere da sola quasi tutto il film), non mollandola un secondo, scrutandola, osservandola, tampinandola con la camera a mano, tra intensi primi piani e invadenti indiscrezioni nella sua intimità.

    Olivia (così si chiama la Graham nel film, e non manca nemmeno la battuta imbecille su Braccio di Ferro) è una ragazza che vive sola soletta nel suo appartamentino losangelino, ha alle spalle un trauma che non riesce a superare (suo marito l'ha beccata che se la faceva con l'amante, risultato: accoppa il rivale in amore e si fa saltare il cervello davanti a lei)e la sua vita sembra in estremo pericolo quando un losco figuro (il "bastardo" del titolo) ogni notte fa irruzione nel suo appartamento per caricarla di botte, per poi scomparire nel nulla...

    E mentre la polizia non cava un ragno dal buco, si comincia a mangiare la foglia (e la mangia pure il detective incaricato delle indagini, che ci prova pure con la ragazza, in una goffissima dichiarazione ad invitarla a uscire), Olivia è preda di ogni desiderio maschile (gli operai del cantiere, il viscido e ciccioso vicino, il detective stesso) e pare in netto conflitto con la sue voglie sessuali e la sua erotofobia.

    Ma la vita (e soprattutto lo stato mentale) di Olivia si sgretola piano piano e comincia ad andare in pezzi

    Ora verginella, ora svampita, ora presa da attacchi di lussuria, ora sessuofobica, paranoica (l'auto bianca che la tampina ogni qual volta esce di casa), sofferente di improvvisi scatti d'ira, che sbrocca con il primo che incontra per la strada, vomitandole addosso il suo isterismo femminile, e soprattutto una paura terribile e un'angoscia tangibile su qualsiasi tipo di uomo che le gravita attorno.

    Merendino costruisce la tensione e la paranoia che gravitano intorno ad Olivia con un impianto quasi teatrale (metà film la vede chiusa nel suo appartamentino), tra dialoghi spesso surreali e momenti ironici (come la lunga sequenza del party casalingo, con una cerchia di persone pittoresche e bizzarre, per metà artistucci snob e per metà borghesucci da salotto), nonchè di personaggi sopra le righe e assai stravaganti (i vicini di pianerottolo con un occhio anche al Polanski dell'Inquilino, i poliziotti stessi che intervengono e filosofeggiano, i propietari di negozi di abbigliamento dove Olivia trova nascondiglio dal suo stalker).

    E tra incubi e fobie (Olivia in chiesa, Olivia sempre più soffocata dalla claustrofobica e ossessiva situazione, Gesù Cristo che la schiaffeggia-Il cattivo tenente deve aver fatto un effetto non indifferente su Merendino-) la pazzia femminea prende totalmente il sopravvento con feroci delitti (crani sfondati a colpi di mazze da golf e sanguinose coltellate), idrofobi attacchi di autolesionismo, fino a chiudere dolorosamente omaggiando Suspiria

    Merendino adotta il suo stile eccentrico (che non è per tutti i gusti, e a molti farà storcere il naso, perchè come tutti i grandi autori dotati di forte personalità o si ama o si odia), come quello di far prevalere, negli inerni, un rosso desaturato nella fotografia di Greg Littlewood, mischia la commedia, il cinema underground tanto caro a autori come Amos Poe, l'alienazione mentale metropolitana di Abel Ferrara (non solo Il cattivo tenente, ma pure Angelo della vendetta) e le fobie muliebri (e non solo) polanskiane.

    La sfera sessuale di Olivia, poi, comprende gustosi cunnilingus (sembra che riesca a farlo solo così con gli uomini) e un sensualissimo e passionale bacio lesbo con l'amica del cuore (Lisa Zane), che se la porta pure a letto.

    Il titolo sembra quello di un truzzo "action movie" da bancarella, in realtà nasconde ben altro, un viaggio distorto nella mente devastata di una ragazza disturbata.

    Divertenti cameo del grande Richard Lynch e di Don Calfa, nei panni di due improbabili poliziotti alla Gianni & Pinotto che sparlano alle spalle di Olivia, snocciolando battute misogene assai discutibili (e il povero Lynch ne farà le spese, in una strampalata deriva slapstick).

    Opera parecchio peculiare e singolare, che ribalta come un calzino le classiche intelaiature della paranoia, per sondare le derive guaste degli squilibri mentali, della paura del sesso, del maschilismo e del femminismo.

    Da maneggiare con cura, e stia in guardia chi crede di assistere al solito thrilleretto da bancarella, prima leggere le controindicazioni e , magari, approciandosi con curiosità al cinema di questo esclusivo autore con la mente libera, perchè Merendino c'ha uno stile e una visione narrativa tutta sua.

    Per me è già un piccolo culto non colto di un regista che già amo incondizionatamente.
    Ultima modifica: 8/05/20 18:09 da Buiomega71