Discussioni su L'inganno - Film (2017)

DISCUSSIONE GENERALE

3 post
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  • Buiomega71 • 22/09/18 10:03
    Consigliere - 26719 interventi
    Mi levo via il dubbio, semmai ci fosse stato (ah, ma hai visto solo due film della Coppola per dire affrettatamente che è una grande regista), la Coppola, per quel che mi riguarda e come ho sempre sostenuto (palma d'oro "buiesca" al Giardino delle vergini suicide in tempi non sospetti, 2003, innamorato seduta stante di Marie Antoinette) è una GRANDISSIMA REGISTA, pregna del suo inconfondibile stile (nell'Inganno sono pressochè continui i rimandi al suo cinema, soprattutto alle Vergini, ma anche a Marie Antoinette, e non solo per il giardino che circonda l'istituto femminile) e come nelle Vergine c'è un nucleo femminile chiuso in se stesso, dove irrompe il "corpo estraneo" o "il fantastico nel quotidiano" che spezzerà gli equilibri fino alle drastiche conseguenze, componendo così un'ideale trilogia "sofiacoppoliana"

    Non ricordo perfettamente l'opera sigeliana, ma se la mente non mi inganna là la vicenda era vista sotto un ottica maschile (l'occhio cinico di Siegel, il punto di vista di Clint), quì , al contrario, l'ottica è puramente femminile, e il "buon soldato" Farrell diventa un estraneo, un "alieno", quasi un pupazzo che si crede manipolatore, ma che in realtà è caduto nelle grinfie delle eleganti e meste (all'apparenza) streghe del sud (sedotte e al tempo stesso seduttrici)

    Il tutto avvolto dall'estetica raffinata e femminea della Coppola (per qualcuno mero esercizio di stile, per me firma soave e eleganza narrativa che appaga gli occhi e il cuore), che amplifica la stanzetta e il piccolo mondo delle cinque sorelle di Detroit o dell'infelice sposa di Luigi XVI.

    Inizio quasi fiabesco nel bosco fatato a raccogliere funghi e ritrovare soldati blu feriti, gli insistiti tuoni di cannone che rimbobano ossessivamente, i fumi di guerra all'orizzonte, l'atmosfera umida, paludosa e gotica della Louisiana, con la sua natura, i suoi tramonti, le sue notti nebbiose, le faccende quotidiane dell'istituto (studiare il francese, ricamare, pregare), fino alla competizione femminea (l'oggetto del desiderio diventa maschile) scoprendo il vaso di Pandora, in un nido di piccole (e grandi) silfidi.

    Non esente da alcuni momenti di noia (soprattutto a metà del primo tempo, quando Farrell si mette a fare il giardiniere), poi, quando accade l'irreparabile (una situazione da allucinata pochade con Farrell che si intrufola nell'alcova della Fanning-la più spregiudicata delle sette damigelle-che nemmeno il Jon Finch di Una femmina infedele, poi scoperti dalla Dunst innamorata ferita dalle bugie del buon soldato), il film decolla verso lidi quasi horror tra: gambe spezzate e amputate che manco Misery, la Kidman con le candide vesti imbrattate di sangue che invoca il libro di anatomia, la follia di Farrell che esplode in tutta la sua furia (in alcuni momenti che sembravano La settima donna) e un prefinale pieno di tensione, con un ultima cena a base di funghi non propiamente commestibili.

    Bellissima e quasi struggente la chiusa finale in campo lungo, dietro il cancello, dal sentore di necrofora e spettrale fotografia d'epoca.

    Non solo la prova del nove di Sofia (ma in cuor mio sapevo che non ce n'era bisogno), ma un incantevole film di "streghe" ammaliato da una grazia e da un fascino visivo che avvolge e rapisce, senza mai risultare stucchevole, dove il soggetto (in)desiderato diviene fonte di rivalità, complotti, sottaciuti desideri, cattiverie e perfidità uterine.

    Sofia è delicata anche quando la passione sbotta incrontrollabile (a questo proposito la scena in cui la Dunst manda a quel paese la Kidman, sale in stanza da Farrell, blocca la porta con un tavolo, e si fa prendere dal soldato blu, con le perle della collana strappata che rotolano sul pavimento come le sfere di Suspiria), o quando le tentazioni bussano alla porta (la Kidman che lava il corpo di Farrell, prima il torso, poi arriva lì, al punto x, smania e passa agli arti inferiori) e non rinuncia a gambe rotte quando esplode la violenza (l'urlo di disperazione di Farrell è molto più impressionante di un seghetto che recide le carni)

    Non so se per esigenze di copione, ma la Dunst stà invecchiando malissimo (sembra mia zia), gelida la Kidman, incontenibile e "porcellina" la Fanning e tenerissima Oona Laurence e la sua tartaruga (che nella sequenza più disturbante e crudele del film Farrell gliela gettera via con rabbia e disprezzo)

    Inutile rimarcare la magnificenza della fotografia di Philippe Le Sourd e la straniante assenza di commento musicale (a parte la toccante canzone Lorena intonata dalle ragazze davanti a Farrell)

    Sofia figlia di cotanto padre, e , per quanto mi concerne, una delle più grandi registe dotate di iconfondibile personalità oggi in circolazione

    Edwina, ma a te i funghi non piacciono...
    Ultima modifica: 22/09/18 15:01 da Buiomega71
  • Raremirko • 22/09/18 20:11
    Call center Davinotti - 3863 interventi
    La Coppola la adori proprio, bene, mi fa piacere.

    Non ricordo che parere avevi espresso per Bling ring e Somewhere, sul quale nutro riserve, francamente.

    Gli atri suoi film mi piacciono, chi più chi meno.
  • Raremirko • 3/10/19 16:01
    Call center Davinotti - 3863 interventi
    A me è piaciuto molto, soprattutto nel finale, con quell'intensissimo accompagnamento musicale, per fortuna ripreso pure in parte dagli end credits.

    Visivamente perfetto, con costumi ed ambienti che nulla avrebbe da invidiare ad un Kubrick, conta su atmosfere ed un cast notevole.

    Forse il suo miglior film assieme a Lost in translation.

    Un signor remake.