Buiomega71 • 15/01/22 10:08
Consigliere - 27111 interventiCome Adam Wingard in
The Guest, anche Jon Watts rende , con nostalgia, tributo all'horror anni 80 e, perchè no, 90. Perchè, al di là delle citazioni, questo, alla fine, è
Clown, un omaggio divertente e sincero a quel tipo di cinema, dove i numi tutelari di Watts sembrano essere Brian Yuzna (viene in mente
The Dentist, il secondo soprattutto) e Stuart Gordon (tutto il finale che si destreggia tra il garage e lo scantinato, tra mostruosi scaramacai che più nulla hanno di umano e decapitazioni).
Divertente lo è, simpatico pure, con una sana dose di cattiveria che rende la pietanza squisita, un politicamente scorretto che non si fa riguardo dei ragazzini (smembrati, divorati, bramati, fatti a pezzi) e una vena pedofila non poi così latente (il clown in questione va a caccia di bambini, divorato da una sete che raggiunge vette da predatore sessuale. Un tranquillo padre di famiglia che, un giorno, si risveglia pagliaccio cannibale e scopre l'attrazione per la carne dei minorenni, che pare quasi una versione horror e grottesca del paparino di
Happiness).
Tutta la prima parte (con Kent che non riesce a togliersi il costume, la parrucca e il buffo nasone rosso da clown) è semplicemente geniale, intinta comè nell'humor nero e nel grottesco, che sembra uscita da un racconto di Ray Bradbury, la seconda più convenzionale (non manca il classico momento in found footage, che possiede, comunque, una certa inquietudine, con il clown posseduto che si dimena isterico, legato, su una sedia), ma comunque promette quello che mantiene.
E poi le citazioni che Watts (lusinghiero biglietto da visita il suo, prima di mercificare il suo talento per cinecomics come
Spiderman) mette gustosamente sul piatto, a cominciare dal costume che non si toglie più (come la maschera di
Onibaba), dal braccio spezzato con fuoriuscita dell'osso (
La mosca), la sega circolare che si stacca e va a infilzare il bimbetto rompiscatole (
La casa di Mary) scena, tra l'altro, cattivissima, la poltiglia fumante multicolore una volta decapitato il "demone" (
La Casa di Sam Raimi), il bivacco notturno con i ragazzini boy scout nelle tende (
Sleepaway camp), il clown che assume sempre di più i tratti di un essere deforme che ricorda il Wayne Doba del
Tunnel dell'orrore (e c'è pure, per rincarare l'omaggio allo zio Toby, l'interno della casa dei giochi, che sembra quello di un Luna Park, dove si nasconde il clown mangiaragazzini), e Watts ha tempo pure per rendere tributo al
Cane infernale (il "cagnolino" di famiglia trasformato in una belva assetata di sangue).
E, a sorpresa, "Il re dei pagliacci" di Neil Sedaka sparata a tutto volume nel momento del tentato suicidio con decapitazione previo circolare (stupidissime, ma simpatiche, poi, le canzoncine sui clown nei titoli di coda).
Qualche momento davvero brillante (sparandosi in bocca con schizzata, sul muro, di sostanza multicolorata al posto del sangue, il tentativo della moglie di togliere il nasone da clown con scorticazione del naso, papà clown incatenato in cantina, al prontosoccorso...) per un b-movie dai sani principi sgradevoli (la mutazione stile Brundelmosca, i continui brontolii dello stomaco, la voglia di bambini sempre più impellente, il fetore nauseante che emana il vestito da clown maledetto), che nella prima parte regala perle surreali davvero degne di nota, mutandosi in una favola nerissima, dove i fratelli Grimm incontrano Stephen King.
Sua maestà Tony Gardner troneggia con sfx prostatici, tra lattice e carne martoriata con derive body horror stuzzicanti e dal retrogusto cronenberghiano, mentre si rivede con piacere il grande Chuck Shamata (l'indimenticabile dentista vigliacco di
Un violento week end di terrore), amorevole nonno pronto a tutto per proteggere la figlia (a un certo punto crede che abbia ucciso il marito, trovando nel garage chiazze di sangue e ossa umane, ripulendo il tutto).
Niente di più (e niente di meno) di un robusto e scoppiettante omaggio al cinema horror che ci ha cresciuti e formati, con quella gradita punta di cinismo e crudeltà che non guasta mai.
Curioso injoke per Laura Allen (la coraggiosa moglie del clown cannibale e demoniaco), che, con i pagliacci assassini, sembra avere dimestichezza. Nel terzo episodio di
American horror story- Cult (Vicini infernali), l'attrice è Rosie, una tranquilla mogliettina che soffre di feretrofobia. Verrà sigillata viva, in una bara, dalla spaventosa ghenga di clown sghignazzanti agli ordini di Kai.
Quando si dice a volte ritornano...
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 10/07/15
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