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Discussioni su Chocolat - Film (1988)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/09/09 DAL BENEMERITO FOSCO
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  • Quello che si dice un buon film:
    Fosco, Paulaster
  • Gravemente insufficiente!:
    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 1/07/21 10:20
    Consigliere - 27111 interventi
    Durante stà lagna che narra del nulla assoluto mi chiedevo che fine avesse fatto Giulia Boschi che era bellissima (per poi scoprire, tramite Wikipedia, che si è data alla medicina orientale e ha abbandonato il cinema).

    Poi, vabbè, mai capirò perchè i critici parrucconi si sperticano in lodi per stà roba quà (Ciak dell'epoca lo salutava come uno dei migliori esordi del periodo, figurarsi se il Mereghetti non le appioppa **½) dove la regista racconta il suo amore per L'Africa in questo resoconto nostalgico autobiografico dove non succede praticamente nulla (ma proprio nulla) tra bambine indisponenti sempre tra i piedi (la Denis da piccola), gente che arriva solo per far guadagnare metraggio alla regista-sennò non sa come tirare almeno i 100, infiniti, minuti di durata-, dalla cosistenza caratteriale nulla,  scorci documentaristici e qualche povero animale sgozzato (la strage di galline e l'equino con la gola squarciata, ma siccome la Denis è un autrice- e non fa filmacci come Deodato-nessun animalista ha detto niente).

    Tra i fumi del tedio e della noia si dovrebbe assistere alla Boschi (lei sì bellissima, ma un pò algida come il gelato) che ha segrete e inconfessabili voglie "mandinghe" verso il boy di colore (cioè il servo negro nella sua dimora coloniale), che poi sono solo timidamente accennate, con i bronci e il mutismo di lui e la freddezza di lei (il culmine della passione è dato da lei, accovacciata dietro ad una tenda, che tocca la gamba di lui, e lui si arrabbia, la alza di peso per le braccia e và via. In una parola capolavoro! Credo che i miei smadonnamenti, dopo tale scena di rara idiozia, si siano sentiti oltremanica)

    Se devo sorbirmi per ben 100 minuti (che sembravano 180) all'amicizia tra una bambina e un africano di cui importa un fico secco a nessuno, e in mezzo dialoghi superficiali, gesti quotidiani di rara insulsaggine, una tensione "erotica" talmente blanda da far quasi tenerezza e l'aspetto razzistico mal gestito (il rifiuto di farsi visitare da un medico di colore), eppoi mi chiudi il film nel modo più idiota possibile (tre neri addetti al bagaglio dell'aeroporto che discutono tra loro e non finiscono più, con sottofondo una musichetta africana snervante), allora l'ineccepibile vaccata è assicurata.

    Vabbè per le location esoticheggianti, e la suggestiva casa coloniale accanto al cimitero, ma quanto al resto c'è da stendere un velo assai pietoso.

    Rarissimi sussulti in mezzo ad un mare di inedia (il negrone che si fa la doccia all'aperto e soffre per reprimere le sue passioni verso la Boschi, o che si fa un panino alle formiche o mangia farfalle vive spiluccandole manco fossero mandaranci, La Boschi che si arrabbia con il cuoco perchè cucina sempre lo stesso menù, la Boschi che dice al suo "schiavo" bramato di non toccare più le sue cose in camera sua, una ridicola scena di lotta tra il nero e un pirla che filosofeggia stupidate, la bambina che si scotta la mano sul tubo del generatore di corrente, la schiavetta negra chiusa in camera e il suo "badrone" che le porta da mangiare con "Ti ho portato la pappa(sic!),  gli strilli notturni delle iene-che, però, non si vedono mai), sussulti che poi virano più verso il ridicolo involontario che altro.

     E mentre, ignobilmente, la Boschi rimane pudica e immacolata , la Denise mostra i nudi maschili del boy negro e del pirla bianco sotto la miserissima doccia all'aperto.

    Inspiegabile, poi, perchè mettere in bocca ai neri un terribile slang inglese alla Dan Peterson.

    E io che mi aspettavo almeno un pizzico di carnalità dall'autrice di Trouble every day, invece mi ritrovo solamente spocchia autoriale da quattro soldi e il nulla cosmico.

    Finita la sofferta visione , come antidoto, richiamavo Si buana di villaggesca e salcesca memoria,  Mandingo e Addio zio Tom, o quel gioiellino che è Dust con Jane Birkin, quello sì di una visceralità sconvolgente sul colonialismo francese in Africa, altro che stà sbobba d'autrice buona giusto per i bei festival snobboni.

    Leggo in giro che stò capolavoro sarebbe "presentato" da Wim Wenders (buon per lui), dove la Denis le fece da assistente prima di debuttare proprio con questa disgrazia, ma il suo nome non appare sui titoli di testa.

    L'unico vero mistero e come abbia fatto la Denise a farsi produrre questa boiata da Jean Paul Belmondo.

    La quintessenza dell'inutilità di certo cinema cosidetto d'autore.

    Molto probabilmente sono io che non capisco nulla di "bel cinema", ma tant'è.

    Coccobello Africa, la parola magica...ChocolatAlLaTT
    Ultima modifica: 1/07/21 15:53 da Buiomega71