Buiomega71 • 17/04/21 10:10
Consigliere - 27174 interventiLa Peirone (modella torinese che ha fatto fortuna negli States, bella, statuaria e dotata di certo talento visivo) sguazza nel suo mondo chiuso di giochi di bimba dove si perdono tre donne, un mondo "fatato" all'interno di una magione, ventre materno di psicotica (e psicotronica) follia muliebre, fatto di giochi di ruolo (madre/figlia, il dottore, le torture, il parto), di case di bambola, di trenini, di modellini, di poliziotti ficcanaso da uccidere, di glamour ladygaghiani, di squarci visionari, di influenze pittoriche e di viaggi lisergici rosa confetto.
Chi cerca una narrazione fluida e tradizionale è meglio che cambi rotta (definirlo come horror non è solo riduttivo, ma anche deletereo), perchè la sua regista si fa beffe della convenzionalità, giocando a rimpiattino con il surrealismo e con la favola nera profondamente uterina, creando un cortocircuito che passa dall'onirismo alla perdita del contatto con la realtà, confondendo la dimensione allucinatoria con quello che pare reale e quello che non lo è, passando per gli angusti spazi dell'incubo e delle visioni distorte.
Spesso confuso (come lo è un sogno ad occhi aperti), a volte compiaciuto, non perfettamente riuscito, ma pervaso dalla personalità eccentrica della sua autrice, che fà carne e sangue lo squilibrio femmineo, citando il treno di
Nymphomaniac (l'adorazione del piedino di Petula da parte del controllore), la
Grande rasatura scorsesiana (facendosi la barba cantando "Le nozze di Figaro" tagliandosi a sangue), le vergini suicidie di miss Coppola, strascichi di
Miriam si sveglia a mezzanotte (negli interni decorativi, "Lakme" di Delibes canticchiata da Daphne) e l'occultamento della macchina nello stagno di
Psycho, nonchè sprazzi di cinema greenawayano nella composizione pittorica delle immagini (tutte tre insieme nella vasca da bagno).
La Peirone cede a qualche momento exploitativo (le tre ragazze che massacrano il detective con il sangue che schizza ovunque e imbratta ogni cosa, la martellata sul ginocchio durante la "visita medica", il taglio del rasoio agli angoli della bocca di Petula, Tilde chiusa nella gabbia, legate insieme con le trecce del titolo originale) ma resta sempre ancorata alla dimensione favolistica, dove non c'è spazio per il mondo esterno (e nemmeno per la razionalità), toccando brevi flashback d'infanzia (le tre bimbe sull'albero, la caduta), cacce al tesoro con la pantomima dell'indovinello (la statua delle tre muse che danzano sotto al gazebo, le finestrone, il calendario fermo all'8 agosto), tavole imbandite di dolciumi e fosse scavate per gettarci dentro corpi fatti a pezzi.
Le streghe , le pazze, le furie, le bambine, le donne mai cresciute in una coezione a ripetere quasi all'infinito, dove la grande casa diventa un dedalo di reclusione, alienazione, paranoia e schizofrenia.
In alcuni momenti (anche per l'atmosfera fiabesca) mi veniva in mente
Il delitto del diavolo-Le regine, ma a differenza del film di Cervi, quì, le tre streghe, si seducono tra loro (non manca il momento lesbo), perchè i maschietti non sono i benvenuti.
Stia alla larga chi cerca i soliti appigli di verosomiglianza, perchè miss Peirone dà corpo e vita alle sue ossessioni, filmando la schizofrenia femminile come fosse una composizione pittorica astratta, tra il videoclip arty e il glamour modaiolo delle prime sorelle Soska.
Forse un pò troppo "artistico" e velleitario, ma un discreto biglietto da visita per una regista non banale, coraggiosa e dalla forte personalità.
Bravissime le tre protagoniste.
Occhio al nome della marca dei colori sul tubetto e alla macchinina della polizia, confrontare poi con il detective, e la dimensione dell'irreale svela il suo arcano (così come la scoperta del diario nascosto sotto al divano).
Indefinito e nebuloso, non poco ambizioso, ma con stile.
Bubobubo, Magerehein, Schramm
Jdelarge
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