Buiomega71 • 4/03/17 09:47
Consigliere - 27150 interventiL'incipit in bianco e nero , classico da psycho-thriller, con voce fuori campo, e forse l'unico vezzo registico che Askin si concede, perchè ci voleva proprio una regia "anonima" che non predominasse sul racconto.
Un racconto che sembra una sitcom (sposi felici da più di venticinque anni, due figli modello, una casa-la stessa villa dalle finestre che piangono di Amityville, sarà un caso?-. Lei ancora piacente e moglie amorevole, lui marito con una certa posizione e pieno di attenzioni), ma che man mano scivola nei meandri dell'angoscia e dell'incubo.
Novantasette minuti di tensione, da quando la Allen (bravissima a trasmettere inquietudine, turbamento e paranoia) scopre nel garage, oltre a riviste pornografiche bdsm, una scatolina nascosta con su scritto DAD, e da quì comincia l'incubo
Il maritino così premuroso altri non e che un serial killer che si fà chiamare Beadie, che tampina, stupra, sevizia e uccide ragazze , ben dodici secondo la cronaca
Dopo che ti e cascato il mondo addosso (significativa la scena in cui la Allen resta sotto la pioggia nel vialetto di casa) che fare sapendo che l'uomo con cui hai vissuto per ben venticinque anni è un emulo di Ted Bundy? Denunciarlo significherebbe rovinarsi la vita e compromettere la vita dei tuoi figli, ma conviverci come nulla fosse sembra impossibile.
Da quì comincia il viaggio nell'angoscia della Allen e la tensione palpabile alleggia per tutto il film. Sottolineata dai bigliettini che il marito dissemina , indirizzati alla moglie, un pò ovunque (nelle scatole di caramelle, negli ansiolitici) perchè si sà, i serial killer devono avere il TOTALE CONTROLLO .
I suoi incubi ad occhi aperti (sbattuta contro il vetro dell'armadio dei vestiti, strangolata appena sveglia, l'anchor man televisivo che la incolpa, il cadavere, nudo e supino, della figlia Petra trovato nel ripostiglio nella lavanderia) un pò come quelli che viveva Hal Holbrook nell'episodio della
Cassa in
Creepshow (per stare in zona King), proiezione delle sue paure, la mancanza di fiducia, il peso da portare.
E tra "pucci pucci" amore mio, "porcellino" e il solito tram tram del loro nido d'amore, ti arriva un prefinale violento e crudele che non ti aspetti (e che mi ha ricordato quello di
Misery, sempre per restare in zona King) e una chiusa che e un groppo in gola (la confessione, Lang morente sul letto di un ospedale)
Scelta azzeccata quella di La Paglia (la sua pacata ammissione, davanti alla moglie terrorizzata nel letto, resosi conto di essere stato scoperto , mette i brividi), che si destreggia tra marito perfetto e spietato serial killer (non lo si vede mai mentre uccide, ma solo che tampina le sue vittime, i cadaveri ritrovati visti dalla moglie sul PC, un pò come quelli in
Henry) e menzione per gli orecchini (nata sotto il segno dei pesci)
Askin fà scorrere il racconto lento, placido, e il quotidiano diventa, man mano, un fardello insopportabile.
Bellissima la sequenza del matrimonio della figlia e notevole quando La Paglia deve tenere a freno i suoi "istinti" e la sua "vocina" dinnanzi agli zoccolamenti della procace e disinibita vicina di casa (nonchè amica della moglie)
Un dei "king movie" più ficcanti e angosciosi degli ultimi anni che, se pecca per ritmo un pò televisivo (a volte), di contro fà alzare di parecchio l'asticella di crucci e tormenti.
Parecchio sottovalutato.
Una troia che legge romanzi rosa
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