Vai alla scheda Sei nel forum Curiosità di

Curiosità su Atocha: il tesoro sommerso - Documentario (1989)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/12/09 DAL BENEMERITO LUCIUS
  • Clicca sul nome dei commentatori per leggere la loro dissertazione ( vale mezzo pallino)
  • Davvero notevole!:
    Lucius

CURIOSITÀ

3 post
  • Se vuoi aggiungere una curiosità a questo film, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (se necessario) e se gli eventuali titoli in essa citati hanno il link alla relativa scheda sul Davinotti, verrà spostata in Curiosità.
  • Lucius • 4/03/10 20:51
    Scrivano - 9052 interventi
    Un'articolo sull'Atocha.

    * Quello era un giorno importante per la famiglia Fisher: dieci anni prima, il 20 giugno 1975, Dirk, uno dei figli di Mel Fisher, era scomparso nelle acque delle isole Keys, al sud della Florida, mentre cercava un tesoro sommerso.

    Mel aveva poca voglia di scherzare, ma rivolse ai suoi quello che era ormai il motto della Treasure Salvors Inc. da almeno 16 anni: «Today’s the Day!». Fu a quel punto che la radio prese a gracchiare. «Sospendete le ricerche: l’abbiamo trovata!», disse Kane, un altro dei figli di Mel. Con quelle parole si concludeva una caccia al tesoro cominciata nel 1622. Quando i Conquistatori spagnoli si imbatterono nelle civiltà precolombiane, si stupirono del fatto che popoli così incivili e primitivi navigassero letteralmente nell’oro e nelle pietre preziose. Il Nuovo Mondo era una miniera a cielo aperto e il sangue fu la moneta di scambio con cui i popoli evoluti pagarono le razzie compiute a danno dei territori appena scoperti. Spesso però i carichi non giungevano a destinazione: proibitive condizioni climatiche o attacchi di pirati celarono per sempre negli abissi i tesori e le mirabili opere d’ingegno navale che li trasportavano.

    I galeoni erano navi massicce, dal peso di circa 600 tonnellate e lunghe attorno ai 40 metri. Erano armate con tre alberi, due a vele quadre e la mezzana a palo. La loro potenza di fuoco era notevole: almeno dieci cannoni di grosso calibro difendevano ogni lato oltre alle colubrine. La principale caratteristica costruttiva del galeone risiedeva nel castello di poppa molto alto. Il 4 settembre 1622 una flotta di 28 navi salpò dall’Avana e prese il largo. La Nuestra Señora de Candeleira, un galeone, apriva il convoglio mentre un altro, La Nuestra Señora de Atocha, lo chiudeva. Ciascuno trasportava un tesoro pari a mezzo miliardo di dollari. Nella notte del 5 settembre una tempesta si abbatté sul convoglio, facendo perdere il contatto tra le navi. In poche ore la tempesta diventò uragano. La Candeleira e altre venti navi riuscirono a doppiare lo stretto di Florida e ridossarono nelle acque del Golfo del Messico. La Atocha giunse in prossimità di una barriera corallina. In un estremo tentativo di salvare la nave, il comandante ordinò di gettare le ancore per salvare la nave dall’impatto con le scogliere. Ma tutto fu inutile e un velo d’acqua cristallina divenne, per secoli, il solo custode del tesoro.

    Il relitto dell’Atocha giaceva in soli quindici metri d’acqua, a poche miglia da una spiaggia nelle isole Keys. Nonostante secoli di ricerche, sembrava che il tesoro aspettasse la Treasure Salvors di Mel Fisher per ritornare nel mondo degli uomini. All’ingresso del museo a lui intitolato a Key West troneggia il motto del cacciatore di tesori, scomparso nel dicembre del 1998: «Today is the day!». All’interno, preziosi manufatti strappati allo stesso mare che ha reclamato la vita di chi, per proteggere o per conquistare la ricchezza contenuta nelle stive dell’Atocha, aveva osato sfidare onde alte come montagne. A volte l’urlo dell’uragano ancora scuote le isole Keys. La burrasca trasporta l’affanno impaurito di chi affronta il mare in tempesta e l’odore acre del salmastro capace di inondare l’anima di cupi presagi. Ma anche il profumo inebriante di tesori sepolti da secoli. Tesori che solo il mare può decidere quando e a che prezzo restituire alla brama degli uomini.

    Fonte: Yacht Capital n.2/2010


    ** Dirk Fisher, figlio di Mel aveva cercato anch'egli il relitto dell'Atocha.Prima della scoperta del relitto aveva trovato tre lingotti d'argento e una delle ancore dell'Atocha, poi otto cannoni di bronzo, in una zona denominata Quick-sands.
    Proseguì le ricerche nella stessa direzione, convinto di aver localizzato esattamente il relitto.Morì annegato, una notte che il mare mosso e il vento rovesciarono il suo piccolo battello d'appoggio, insieme alla moglie e a un altro sommozzatore.
    Senza sapere che il tesoro cercato giaceva sette miglia più lontano, praticamente sparpagliato dalla violenza dell'uragano che aveva investito il galeone 351 anni prima.

    Fonte: Relitti - immersioni nella storia, (Edizioni White Star) di Gaetano Cafiero.
  • Lucius • 22/10/10 21:17
    Scrivano - 9052 interventi
    Fisher dovette affrontare una lunga ed estenuante battaglia legale per far valere i propri diritti sul ritrovamento;alla fine la spuntò,nonostante avesse dovuto far ricorso a ben 100 processi e udienze.

    Lasciò in custodia al museo della Florida il 25% del tesoro trovato, che tuttavia non era completo,della Atocha non fu trovata la poppa,in cui sicuramente si trovava la parte più cospicua del tesoro.
  • Lucius • 13/11/14 22:44
    Scrivano - 9052 interventi
    curiosità.

    Ecco quel che ha interessato per decenni gli ossessionati ricercatori del relitto della Nuestra Señora de Atocha, ossia il suo carico:

    600 libbre d'oro, 1038 lingotti e 250.000 monete d'argento per un totale complessivo di 47 tonnellate d'argento e circa 300 chili d'oro: un tesoro indispensabile per finanziare gli impegni bellici del Re Filippo IV.Quelli che l'avevano cercata, fin dal 1969, e che l'avrebbero trovata, nel 1985, sapevano anche che tra i passeggeri dell'Atocha, c'erano 43 gentiluomini spagnoli, i quali sicuramente avevano sistemato nei loro alloggi, nel castello di poppa, gioielli e piccoli tesori personali.Il valore stimato del carico era di 400 milioni di dollari.

    Fonte: Relitti - immersioni nella storia, (Edizioni White Star) di Gaetano Cafiero.