Paris je t'aime - Film (2006)

Se è vero, come è vero, che quella della condensazione in pochi battiti di massimi sistemi e massima techné (leggi: del cortometraggio), è la più ostica di tutte le arti, quella ove si vede davvero quanto ci sanno fare i cineasti, la congrega di autori ivi radunata (da Assayas ai Coen, da Van Sant a Craven) non ne esce trionfante e non ci fa una gran figura: solo le eccentricità di Doyle e i ripristinati stilemi e patemi tykweriani della corsa di Lola, scansano abilmente il fiacco lirismo e l'apologia del carino in cui sprofonda sta zoppicante parata dell'amor ch'a nullo amato amar perdona.

Bisogna essere un po' tristi e un po' di più felici per sentirsi vivi a Parigi, come la postina di Denver, che però deve tornare in fretta dai suoi cani. Giovani e meno giovani, bianchi e neri, ricchi e no, turisti e chi colà vive, micro storie nella città che sembra il centro del mondo, storie iniziate e lasciate portare a termine dalla fantasia dello spettatore, o concluse come la barzelletta dei Coen, o con due tazze di caffè nelle mani tremanti. I titoli sono quartieri della Ville Lumière: è lei la vera protagonista, di giorno e di notte.

Esperimento sfizioso e poco più. Gli episodi sono talmente tanti e tanto brevi che difficilmente restano impressi. In particolare risaltano il piccolo ma efficace intermezzo comico dei Coen, il piano sequenza di Cuaron e il grande duetto Gazzara-Rowlands. Natali resta impresso perchè il più particolare, al contrario Craven dimostra pochissime idee. Un giochino tutto sommato ben confezionato ma non completamente riuscito.

Tanti piccoli frammenti di vita per arrivare al centro del cuore pulsante di una città. Il tema non poteva che essere quello dell'amore, sentimento che sembra impregnare ogni centimetro quadrato di ogni distretto parigino. Come inevitabile, alcuni corti sono notevoli mentre altri lasciano poco a chi li guarda. Per chi ha avuto la fortuna di girare per le strade di questa metropoli è impossibile non riconoscersi in qualche luogo, gesto o vissuto. Alla fine la protagonista è proprio Parigi, che abbraccia come una madre tutti i suoi figli.