Nonfilm - Corto (2002)

La prima stralunata sortita di Oizo nel mondo della settima arte è un saggio metafilmico di tre quarti d'ora che, seppure a tratti sfilacciato e non sempre pungente nel suo grottesco ricorsivo, contiene in nuce molti dei temi ricorrenti dei lungometraggi degli anni successivi: repentini stacchi di prospettiva, un vorticoso gioco delle parti, un gusto per l'assurdo ancora acerbo ma già in grado di regalare frammenti di assoluta ilarità (lo sterminio della troupe, i titoli di testa a metà film, l'invito pressante a "uscire dall'inquadratura"...). Tellier autoironicamente in parte.

Doppio fondo e doppia superficie si scambiano zona e funzione ed è subito quadrupla spoliazione. La sola cine-creazione possibile si ha per chiasmatico disfacimento. Senza cupio dissolvi non c'è struttura, che solidificandosi sfalda processo-prodotto. Un po' come dire che l'aritmetica esiste solo grazie allo zero. Complicazione affari semplici: pur di mandarci in secca Dupieux una ne pensa e cento ne disfa. Compreso levare la sedia da sotto il regista per levarla da sotto alla platea. Ahitutti la meta-burla da tiratardi damsiano (ottimale a bruciapelo) è forzosa e scopertissima.