Una ragazza che convive col suo uomo torna improvvisamente a vivere nel suo vecchio appartamento. Inizieranno nuove storie ma avrà un'amara sorpresa alla fine. Consueta esplorazione nei rapporti umani ad opera di Rohmer, come sempre precari e imprevedibili. Questa volta l'attenzione è focalizzata sui trentenni ma poco o nulla cambia, anzi. Come sempre un cinema di parola dove la parola è vita. Veniamo introdotti per un breve lasso di tempo nella vita di alcuni personaggi e poi ne veniamo fuori. E la vita continua, la loro e la nostra.
MEMORABILE: Il bel piano sequenza che apre il film, composto solo da un movimento rotatorio della mdp di 180 gradi (un altro analogo ma contrario lo chiuderà).
La capacità di Eric Rohmer di "entrare" nella vita dei suoi personaggi emerge prepotente in questo film, interpretato dalla brava (e sfortunata) attrice Pascale Ogier, premiata a Venezia come migliore attrice e deceduta lo stesso anno della realizzazione del film. Commedia amara sui rapporti interpersonali e sulla solitudine, si avvale di una buona caratterizzazione dei personaggi e di una sceneggiatura che si avvale di dialoghi incisivi. Riuscita l'ambientazione. Buono il doppiaggio.
Rohmer siamo noi: ognuno si identifica nei mille personaggi che popolano i film di questo regista inafferrabile, all'apparenza leggero ma anche filosofico, implacabile nei suoi "dipinti" umani, così umani da sembrare alieni. In realtà niente di strano in una donna graziosa, che vuole non tanto l'amore quanto vivere la vita senza freni; allo stesso tempo desidera la stabilità di una casa, un fidanzato adorante che l'aspetti fedele. C'è anche il finale moraleggiante ma solo casuale, come è la nostra vita.
MEMORABILE: I dialoghi e i vestiti anni 80, le serate danzanti.
Forse l'apice della serie "Commedie e proverbi". Dietro all'impeccabile punto di vista morale e sociologico, qui più che in altre pellicole traspare il sincero affetto del regista nei confronti dei personaggi, dimostrandosi più comprensibile nei confronti dei loro errori. Malinconico e struggente, ma con uno stile sempre asciutto e dedicato massimamente alla gestione plastica dello spazio e dei colori. Il tutto impreziosito dalla leggendaria interpretazione della Ogier e dalla colonna sonora di Elli et Jacno, duo cult dell'electropop francese.
MEMORABILE: Le feste parigine in casa; Il litigio con Remi; Il peregrinare notturno per Parigi.
Conciliare la propria frenesia individualistica letterario-borghese con gli affetti stabilizzati e contrattualizzati è cosa quasi impossibile e lascia dietro di sé molte amarezze. E' il caso della giovane Louise nei confronti del suo ragazzo Rémi, quasi strumentalizzato a farsi una ragione delle fantasie libertarie nella "solitudine" parigina. Difficile capire dove il regista voglia condurci, in una storia ordinaria di velleità egoistiche, risolta solo attraverso un profluvio di parole e dialoghi tirati per le lunghe. Interessante la scelta del cast.
Piacevole e tipico racconto sentimentale diretto con grande classe da Rohmer, il quale va dai luoghi più belli di Parigi a zone di periferia passando per appartamenti arredati in stile anni '80 europeo. Notevole l'interpretazione della Ogier, che riesce ad essere sia attraente che fragile, molta brava a reggere le scene di dialogo (in particolare con l'ottimo Luchini). Se si ama un certo tipo di cinema francese, fatto di lunghe conversazioni sulla vita di coppia e sugli amanti, il film è da vedere assolutamente anche per la sceneggiatura, davvero brillante.
Prove tecniche di convivenza per una coppia che cerca di trovare la bussola in un rapporto in cui i caratteri e gli obiettivi paiono opposti. Una storia così, apparentemente piccola, si trasforma in un' occasione per riflettere su tanti aspetti dell'amore e della vita in generale. Con attori più autorevoli sarebbe stato molto meglio, invece tocca accontentars di facce un po' improbabili. Finale giustizialista.
Ragazza parigina decide di smettere di convivere col fidanzato. Tema dell'elaborazione dei sentimenti che a volte fatica ad essere rappresentato: l'amore è visto in ottica razionale e infatti poi tutto si ribalta. I giovani son descritti come acerbi verso le responsabilità e la Ogier incarna perfettamente il vagare senza percorso. Anche la figura classica del migliore amico che ci prova è onesta nel lato pratico ma superficiale se analizzata. Rohmer inscena il teatrino delle parti nel suo stile asciutto e senza fronzoli.
MEMORABILE: L'interrogatorio all'amica tornata da Milano; La Ogier che sgattaiola fuori dal letto.
A differenza di Remy, Louise vorrebbe che la loro relazione diventasse aperta, per cui si trasferisce in un altro appartamento e inizia a frequentare altri uomini, ma anche Remy, seguendo il suo consiglio, si comporta nello stesso modo... Il proverbio avrebbe potuto anche essere: "Chi troppo vuole, nulla stringe": Louise vuole l'indipendenza, ma dando per scontata la fedeltà del compagno. Impossibile non pensare alla sorte della protagonista e questo aggiunge un velo di tristezza ad un carosello sentimentale deliziosamente ironico da annoverarsi tra le migliori opere di Rohmer.
MEMORABILE: Octave (Luchini) non si capacita del fatto che Louise preferisca andare con un altro.
Per Louise la libertà è un progetto, un diritto da riscattare: far coesistere una convivenza a Marne-La-Vallée e un pied-à-terre a Parigi, dove fare quello che le pare. Un week-end al mese. Niente va come previsto: per Rohmer la libertà è un impulso che si manifesta, irresistibile, quando stiamo per cambiare forma, alle soglie di una metamorfosi. I luoghi dettagliano l’interiorità dei caratteri con gusto pittorico e accuratezza ambientale (la città dormitorio, il design dell’appartamento cittadino). Pascale Ogier infonde un tocco di amarezza nella levità di una commedia sofisticata.
Quarto "Commedie e proverbi". L'assoluto in Rohmer sono i personaggi così fondati, reali; come la composita Louise di Pascale Olgier che morirà dopo aver terminato le riprese lasciando brillantemente l'unica sua protagonista. Nella (non) recitazione minimale la giovane adulta è alla ricerca di sé nella convivenza con lo schivo e riservato Rèmy di Tchéky Karyo (prima di conoscere Nikita) e nella vita notturna di Parigi con il goffo amico Octave di Fabrice Luchini. Non un capolvoro ma l'atmosfera è ricercata, straniante, perennemente di notte e in interni, solo apparentemente leggera.
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