L'imbroglio nel lenzuolo - Film (2010)

Il buon regista Arau ci prospetta un un film nella Sicilia dei primi del '900 dei primi cinenatografi e delle prime pellicole, tuttavia spreca molto, ha un cast buono che però sfrutta solo a metà perché non dosa la concentrazione su tutti i protagonisti ma si riduce alla Cucinotta e Reggiani come se gli altri non esistessero e li relega in parti scialbe e assolutamente prive di senso. Il film riesce bene o molto bene nella prima parte ma poi si perde troppo nel ricercare particolari poco interessanti (e infatti rallenta molto).

Con la collaborazione della Regione Sicilia, Arau ha girato un film di un certo interesse culturale, in cui l'imbroglio del titolo si riferisce alle prime proiezioni cinematografiche e alle illusioni che suscitavano. Realizzato con una buona ambientazione nei primi del '900 e con cura nei dettagli e nelle scenografie, si avvale di un cast di un certo riguardo in cui spicca una Cucinotta a suo agio. Alla sua 98 di seno e al suo bel fisico da 40enne viene riservato il ruolo principale tra le immagini rese illusorie dal lenzuolo. ***

Da questo film si capiscono due cose: 1) la Cucinotta se parla in siciliano sembra saper quasi recitare. 2) un film sugli inizi del 900 e su un cinematografo avrebbe attirato spettatori due se non fosse per le tette della Cucinotta, che sono inevitabilmente il vero salto di qualità della pellicola. Un film comunque abbastanza gradevole, specie all'inizio e con una discreta recitazione.

Commedia, dramma e poi la farsa finale. Prima il cinema vero con il treno in arrivo che fa fuggire impauriti gli spettatori (ma dove l'avranno trovata questa bella idea?), poi il cinema rubato, con il soggetto biblico che fa accettare le nudità della selvaggia Marianna che casca a pennello per diventare la casta Susanna. Le parti più divertenti sono quelle dove appare un entusiasta Pecoraro (Ernesto Mahieux), che ha già capito tutto delle grandi possibilità del cinema e poi la fotografia di Storaro a dare un tocco di magia sul bianco lenzuolo.

Il lenzuolo del titolo è il telo in cui si proiettavano i film agli albori della cinematografia. L'ambientazione novecentesca è una della poche cose rimarchevoli (insieme alla breve ma folgorante prova di Ernesto Mahieux) di un film che imita nelle atmosfere il film più celebre di Tornatore. Opera che nonostante la fotografia di Storaro non si eleva al di sopra del mediocre prodotto televisivo specie a causa di una sceneggiatura di scadente fattura ricca di incongruenze.