L'armadio - Corto (2002)

Piccolo ma riuscito cortometraggio di genere thriller/horror, semplicissimo sotto tutti gli aspetti ma decisamente piacevole, anche per un'atmosfera che si rifà ad alcune pellicole orrorifiche nostrane degli anni passati. Discreto il piccolo protagonista. Un'occhiata la merita.

L'armadio cigola di notte e il bambino è spaventato. Il cortometraggio gioca su meccanismi, riprese e sonorità un po' trite nei film di genere thriller/horror, e da questo punto di vista sembra più un piccolo esercizio che un vero e proprio film. D'altra parte lo svelamento dell'origine dei rumori è sì curioso, ma piuttosto inconsistente dal punto di vista della verosimiglianza narrativa, e questo abbatte ulteriormente l'interesse. Insomma, l'uso corretto della cinepresa non basta per fare un film, neanche se dura pochi minuti.

Esercizio di stile per l'allora semiesordiente Albanesi: se il precedente Braccati era più ambizioso ma più approssimativo, qui il regista mette in mostra buone doti tecniche (più Bava che Raimi fra le influenze) al servizio di una ordinaria sceneggiatura da corto, con il solito colpo di scena e un buon sfruttamento dei fondamentali della paura. Bravino il piccolo Busi.

Nictofobie, sinistri peluches e perversioni infantili in un cortometraggio prodotto dai Manetti Bros e fotografato dal loro collaboratore Luca Bigazzi. Una certa padronanza tecnica – lente panoramiche, dettagli, zoomate baviane, tempistiche entrate musicali – riscatta una sceneggiatura blanda che, al sopraggiungere della seconda parte, scopre buchi ed incongruenze macroscopiche. Bravi i due bambini: Giorgio Busi, in particolare, è piuttosto disinvolto nel passare dai brividi del pavor noctis alla diabolica perfidia di un David Colin jr. o di un Harvey Stephens.

Carino, anzi no: poca inventiva e tecnica reperibile al supermercato dell'horror. Inoltre, giocare coi bambini è da cattivoni (tanto più che il protagonista non verrà nemmeno confermato, probabilmente per sopraggiunti limiti d'età, al film d'esordio del regista). Menzione invece per il simpatico pupazzetto degli spot Levi's che compare sul letto, al secolo Flat Eric, che ci fa assaporare la fine anni 90.

Sotto il lato tecnico non si può dire nulla: ben fatto nella sua semplicità. La recitazione del protagonista non è tra le migliori, al contrario di quella della bambina che è straordinaria, considerata l'età. Effetti speciali praticamente assenti tranne che qualche feritina alle unghie dei piedi dell'Antonelli. In sintesi, questo corto è incentrato soprattutto sulla tensione, praticamente palpabile ad ogni secondo, che viene esercitata in maniera abbastanza professionale.

Cortometraggio tanto semplice quanto ben realizzato e fotografato; i suoni sinistri, ed il momento angosciante del bambino che si fa coraggio, avanzando verso l'armadio, cercando di porre fine alle sue paure (le comuni paure di un bambino) regalano un attimo di tensione che poi, svelato l'arcano, si trasforma in un attimo di malato e cinico rilassamento rassicurante, che fa ridere l'amante del film di genere (il quale apprezza la divertita idea del regista). Bravo il protagonista, bellissima la sua camera.

Questo cortometraggio di Gabriele Albanesi ci propone come protagonista un bambino alle prese con un armadio scricchiolante, in piena notte. Troverà il coraggio di affrontare le sue paure? Bello e spiazzante, ovvero le caratteristiche essenziali per poterlo definire un corto molto interessante. Ambientazioni semplici e una buona recitazione fanno il resto. Da non perdere.