Il posto - Film (1961)

Il posto
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Per chi vive a Meda, in provincia, il posto di lavoro nella vicina Milano è ambito, e quando c'è un concorso non ci si può permettere di pensarci due volte. Domenico Cantoni (Panseri), il cui fratello ancora studia, sa che tocca a lui: vestito di tutto punto si presenta in sede e affronta la prova "psico-tecnica", così definita da uno dei tanti accorsi lì per risolvere in un'ora il problema (non certo difficile) davanti a un esaminatore che sorveglia. Poi tocca alle domande cui rispondere con un semplice sì o no (e qui a porle è nientemeno che Tullio Kezich, all'epoca socio di Olmi) e c'è da attendere il responso. Domenico...Leggi tutto non è una cima, appare sempre spaesato e un po' assente, ma alla fine viene assunto. E poi c'è Antonietta, detta Magali (Detto, futura moglie di Olmi), anche lei nella sede dell'azienda per lo stesso motivo: i due provano simpatia l'uno per l'altro. Lei più sveglia, lui timido ma mai dando l'impressione di recitare la parte.

Attori non professionisti, certo, autentici anche per questo. Perché la cifra stilistica scelta da Olmi (qui al suo secondo lungometraggio) è molto personale, senza compromessi: si procede con lentezza disarmante, che mette a dura prova lo spettatore di oggi, mentre si colgono aspetti buffi nella quotidianità, si azzeccano personaggi singolari (come il collega a cui si spegne sempre la lampadina sul tavolo, o quello al quale Domenico, nei bagni dell'ufficio, regala il pesce vinto alle giostre), si conclude con una estenuante cronaca del Capodanno al Cral che racchiude in sé la quintessenza della vita comune dell'impiegato (riproposta anche da Villaggio nella festa fantozziana col Maestro Canello) e che in molti può ingenerare infinita tristezza, aggravata in questo caso dal mancato incontro con l'unica persona per la quale Domenico si era recato lì.

E' indubbio che lo spaccato di vita in un ufficio della metropoli lombarda venga colto con bella mano e resti a imperitura descrizione di un mondo che visto oggi appare distantissimo, figlio di schemi e conformismi in buona parte scomparsi cui si aggiunge un breve passaggio alla vita di provincia che riluce di costruzioni e architetture popolari destinate al rifacimento. Meda si fa strada tra le case a ringhiera, le cascine e la stazione, la vita umile di lavoratori non certo ricchi, gli amici e i vicini; ma il fulcro della storia è in città, focalizzato sull'approccio ingenuo e privo di esperienza di un giovane che sembra seguire la corrente senza mai tentare di uscire dal coro, di formarsi un'opinione personale. Ci vorrà del tempo, la maturazione completa è lontana, il rapporto con Antonietta un coagulo di sogni e illusioni (mai troppo esplicitate però, come se Domenico sapesse quanto le vicissitudini lavorative possano dividere).

Non ci sono sbalzi euforici, momenti di gioia improvvisa; tutto è condotto sottotraccia: Olmi sceglie di raccontare la storia più anonima possibile puntellandola con figure e interventi esterni arguti cui spetta il compito di aggiungere il vero sale del film.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/06/08 DAL BENEMERITO AMMIRAGLIO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 7/08/22
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Ammiraglio 26/06/08 16:24 - 150 commenti

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Ah! Il posto fisso! Quanto mai attuale nella sua antichità risulta essere questo film. Domenico, giovane abitante di un paese alle porte di Milano, ha un sogno: avere un lavoro da impiegato in una grande ditta milanese. Lavoro sicuro, tranquillo, senza particolari problemi. E come lui tanti altri si presenteranno il giorno della selezione (imbarazzante il bamboccio con la madre). Avrà il suo posto, certo, e con esso una vita assicurata con contorno di noia e mediocrità.

Pigro 18/07/08 09:47 - 9623 commenti

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Nei primi anni del boom un ragazzo arriva in città per lavorare in un’azienda. L’incontro con il mondo della città e del lavoro è visto attraverso gli occhi di un giovane assetato di vita, che si trova di fronte ai prodromi di un’alienazione che sarà più palpabile negli anni a venire. Olmi è straordinario nel rappresentare con piccoli tocchi il mondo interiore del ragazzo e quello esteriore urbano e professionale. La festa di capodanno è di rara emozione. Una cura magistrale che pone al centro la dignità della persona. Imperdibile.

Manulele81 8/09/08 14:37 - 83 commenti

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Forte dramma ironico di Olmi che racconta - con 40 anni di anticipo - il posto fisso, la sicurezza economica, le piccole certezze stantie che rendono mediocre la vita. Scegliendo un tono tetro e quasi funebre, reso leggero dallo sguardo indagatore e dal tono divertito (nella consapevolezza), Olmi racconta un'Italia che molto è cambiata ed è rimasta la stessa, costruisce lo script attraverso blocchi di situazioni (anticipando di fatto Fantozzi) e regala una regia perfetta nel trasmettere sensazioni. Che gli attori non professionisti rendono palpabili.

Homesick 14/09/08 17:12 - 5737 commenti

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Lieve di mano, ma vigorosissimo nel risultato. Olmi analizza il mondo del lavoro aziendale della piccola borghesia milanese utilizzando il percorso di un giovane neoassunto: l’esame, il colloquio, il raccomandato, le gerarchie, l’avanzamento, i rapporti con i vari colleghi, il dopo lavoro, la routine… Colpisce in particolare l’acutezza di alcune descrizioni – dall’ansia per l’esame alle caratteristiche psicofisiche dei vari impiegati – che, pur risalenti a quasi cinquant’anni fa, sono tuttora valide: il mondo è cambiato poco. Purtroppo.
MEMORABILE: Il colloquio in cui il capo parla e scrive senza neppure degnare di uno sguardo il neoassunto: ieri come oggi...

Stefania 16/01/10 03:37 - 1599 commenti

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Tra documentario e film di finzione, con attori non professionisti. L'iniziazione alla realtà lavorativa del giovanissimo Domenico coincide con il suo ingresso nella vita degli adulti, della quale scopre le ambiguità, le durezze, le microscopiche felicità. Il cappotto nuovo "non sporchevole", le scarpe buone, il pranzo in mensa, il caffé in piedi, il veglioncino di Capodanno con Antonietta che non arriva: nessuna scena madre, tante pennellate leggere per un ritratto antropologico e sociologico di incredibile potenza espressiva.

Renato 8/01/10 13:34 - 1648 commenti

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Davvero bellissimo. Olmi racconta con ammirevole delicatezza la storia del giovane Domenico e del suo ingresso nel mondo del lavoro; anche se la trama non sembrerebbe offrire spunti particolari, in realtà riesce persino ad essere emozionante (nella scena del veglione di capodanno, ad esempio: riusciranno i due ragazzi ad incontrarsi?). C'è anche Guido Spadea, giovane e già senza capelli. Un autentico film milanese.

B. Legnani 15/08/10 23:06 - 5519 commenti

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Notevole. Film dalla trama non riassumibile, è perfetto nel descrivere piccoli momenti in àmbito domestico e in àmbito aziendale, con cose che sono ormai archeologìa (terrificante l'intervista Sì/No condotta da Tullio Kezich) e altre che sono restate quasi uguali. Suscita grande pietà l'uomo che - durante i test - non sa fare le proporzioni. L'impiegato che, morendo, lascia il suo posto al protagonista è l'inconfondibile Guido Spadea, presente in mille film milanesi.
MEMORABILE: Oltre al citato (quasi tragico) momento della selezione, il meccanismo di gesti figlio-madre-padre, in casa di Domenico, la sera del 31 Dicembre.

Cotola 19/12/10 19:06 - 8998 commenti

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Lo spunto di partenza è esile, eppure il film è di rara potenza. Merito di Olmi che dopo un inizio dal tono più "leggero", incupisce sempre di più il suo sguardo che si fa poi terribilmente lucido e spietato nell'analisi della vita impiegatizia pregna di mediocrità, piccinerie e speranze deluse. Anticipatore per certi versi, dispensa molti momenti emozionanti e tante scene memorabili tra cui l'agghiacciante festa di fine anno del dopolavoro (di una tristezza disarmante) e quella dell'uomo di mezza età che non sa risolvere il problema.
MEMORABILE: La selezione e il finale, un pò fantozziano (ma non solo quello), in cui gli altri impiegati cercano di accaparrarsi il posto del collega defunto.

Venticello 24/03/12 15:50 - 63 commenti

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Ottimo Olmi che, seppur nella sua consueta lentezza, riesce a creare un perfetto quadro d'epoca partendo da una storia piccola piccola. Situazioni grottesche ma tremendamente vere, Fantozzi nasceva lì in quegli angusti uffici. Ottimi i giovani interpreti e da milanese, lasciatemelo dire, sentire il nostro bellissimo dialetto in un film di livello internazionale, beh... riesce ad emozionarmi.

Mickes2 6/01/13 18:43 - 1670 commenti

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Autentico, straordinario affresco di un pezzo d’Italia che fu. Film semi-autobiografico che riflette la formazione lavorativa dei giovani che, dalle cittadine limitrofe si spostavano nella grande città, Milano, per la necessaria iniziazione al lavoro. La ricerca a quel posto tanto ambito, preparazione ad un futuro stabile, visto con gli occhi ancora imbambolati e sognanti di un ragazzino, che ineluttabilmente si scontreranno con l’amara realtà di un mondo nuovo, pessimista, vorace, spietatamente routinario e insidioso.
MEMORABILE: Le parole assolutamente pessimiste e il tono dimesso del fattorino; La festa di fine anno.

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Fabiorossi 18/08/14 14:25 - 67 commenti

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Un capolavoro di cinematografia neorealista. Forse a torto lasciato troppo in disparte, l'opera rappresenta una vera e propria dimostrazione della tecnica zavattiniana sul pedinamento, con attori non professionisti in grado di tenere alto il ritmo di un film a metà strada tra la commedia drammatica e il documentario socio-storico. Non so se volutamente, come nel caso de La vita è meravigliosa di Capra, Olmi abbia scelto la tecnica del bianco e nero per enfatizzare il valore documentaristico del film, in ogni caso l'obiettivo è stato centrato.

Jurgen77 7/10/15 11:10 - 629 commenti

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Grandiosa rappresentazione del "sogno" italico del posto fisso nell'Italia del boom vista con gli occhi di un giovane provinciale. Ben rappresentate tutti le condizioni dell'impiegato "medio" con annesse nevrosi, paure, pettegolezzi e stereotipi. Un "prequel" fantozziano in versione seria. Una realistica e purtroppo grigia rapprensentazione del mondo impiegatizio italiota.

Trivex 23/09/16 08:38 - 1738 commenti

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Film che mi "coinvolge" personalmente poiché anche io faccio quotidianamente, da pendolare, il medesimo tragitto di viaggio del protagonista. Poi la pellicola non appartiene ai miei generi preferiti e ammetto che a tratti ho provato un po' di noia, durante la visione. Ma credo di capire il valore complessivo dell'opera e non posso che trarne le dovute conseguenze, analizzandone i contenuti e osservando come gli stessi vengono presentati. La Milano di allora è ricca di fascino e la gente tendenzialmente ottimista, escludendo i depressi e i disperati.
MEMORABILE: Le anacronistiche domande dell'esame psico-tecnico di ammissione al lavoro; La festa di fine anno; Il finale, con la consapevolezza del proprio destino.

Paulaster 24/02/17 10:01 - 4373 commenti

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Il lavoro come ricerca del posto fisso e per iniziare a dare stabilità esistenziale (e pensare anche all'amore). Neorealismo preindustriale descrittivo di un periodo storico senza cadere in drammatizzazioni inutili. Anzi, nel colloquio e nell'esame vi sono soltanto punte di grottesco. Delicato nei momenti di coppia, ricorda leggerezze alla Truffaut. Le fasi di lavoro dei colleghi sono meno incisive, compensate da un veglione di rara mestizia.
MEMORABILE: Il pranzo in latteria; Il ritorno a casa cantando.

Alex75 20/02/18 13:29 - 876 commenti

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Attraverso gli occhi di un ragazzo e con distacco partecipe, Olmi ci mostra luci e ombre del mondo impiegatizio, tra la sicurezza del posto fisso e una mediocrità fatta di piccole meschinità e scarse motivazioni, che il regista lombardo osserva e registra, restituendone un ritratto vivido (anche se in bianco e nero), anche grazie alla naturalezza e alla dizione non ammaestrata degli attori non professionisti. Da notare l’attenzione all’impersonalità dei rapporti tra i colleghi.
MEMORABILE: La selezione; Il candidato accompagnato dalla madre; Il pranzo in latteria; Il veglione al CRAL; Il finale.

Rufus68 9/06/19 23:52 - 3818 commenti

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Sobria e spietata ricognizione dell'Italia del boom. Condotta con rigore antropologico (i dialetti, i piccoli impacci) e capace di trasformarsi in una tragedia del mal di vivere che soffoca lentamente ogni ambizione o creatività. Eccezionali, nella loro scarna sintesi, le sequenze della selezione degli impiegati, la deriva nella solitudine e l'alienazione, pur mai evidente poiché mediocre e piccolo borghese, sul posto di lavoro. Un quadro desolante e profetico di ciò che viviamo oggi. Fondamentale.

Zampanò 14/05/20 17:08 - 381 commenti

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Il "posto" era piuttosto un sentirsi fuori posto e forse mai il cinema italiano ha espresso disagio e stupor mundi così bene. Da Sandro Panseri, attore non professionista, Olmi estrae ogni timidezza possibile, il sentimento più umano. Film tanto schietto quanto lirico, girato spesso a camera fissa senza suggerire patetismi di sorta. In un contesto da laboratorio, segna il mesto trionfo della prosa su una ormai glabra poesia rurale. Veglione impiegatizio da tunnel del divertimento, di ghiotto spunto per il maestro Canello di Fantozzi.
MEMORABILE: Antonietta: "Ma Domenico è un nome antico". E lui: "Ho anche un secondo nome... Trieste".

Alex 64 11/10/20 23:17 - 75 commenti

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Senza contestualizzare il periodo in cui venne girato il film, si morirebbe di noia. Ma vedere come i giovani di allora prendevano seriamente la vita e con altrettanta serietà venivano trattati può far riflettere. Olmi sembrerebbe indovinare la società che decenni dopo prenderà il posto di tale realtà, sottolineando anche lo stile di vita del dopo lavoro che fortunatamente è cambiato. Ci si domanda: ma la vita è tutta lì? Girato con attori non professionisti, a tratti documentaristico, riesce a tenerti davanti allo schermo sino alla fine e non è  poco.
MEMORABILE: Il 31 dicembre al cral inizialmente vuoto, rasenta la vera e propria alienazione, ma proprio per questo riesce nell' intento.

Giufox 27/03/21 14:40 - 324 commenti

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Con acutezza e sobrietà, ne "Il posto", un talentuoso Olmi mette in scena le trasformazioni sociali e urbanistiche del boom, partendo da Milano e i suoi impiegati. Sguardi affettuosi e persi (bravo Panseri) si muovono tra veglioni e scrivanie, strade e colloqui, in un'analisi disincantata e non ancora datata del mondo del lavoro. Curioso, infatti, quanto un argomento cosi urgente non abbia ispirato le generazioni successive (a parte Boris, Zalone ed altre rare commedie). Un'autocritica sulla modernità che alliena i giovani e i loro sentimenti, era necessaria allora e superata oggi?
MEMORABILE: L'attesa di Antonietta che tanto rimanda alla poetica del "Godot"; I cappotti; La gerarchia delle scrivanie; La scena del Caffè.

Myvincent 31/08/21 07:39 - 3721 commenti

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Il passaggio dal mondo infantile a quello adulto pare segnato dal trasferirsi del protagonista nella grande città, Milano, dove imparerà tutte le ambiguità e i compromessi di una vita nuova. Nel film di Olmi c'é anche una critica a ciò che il lavoro moderno "meccanizzato" porta, in un' Italia che sta industrializzandosi e, per così dire, "evolvendo". Plauso al protagonista e ai suoi occhi espressivi che guardano e capiscono tutto quello che gli capita attorno e che non hanno bisogno di tante parole.

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Silvia75 8/09/21 06:18 - 154 commenti

I gusti di Silvia75

Bel film di Ermanno Olmi che con sensibilità e lirismo racconta l'entrata nel mondo del lavoro di un ragazzo piccolo borghese dell'hinterland milanese. Bravo Sandro Panseri ma eccellente Loredana Detto, futura moglie del regista, che interpreta una dattilografa. Bei primi piani che evidenziano gli stati d'animo del ragazzo e nella seconda parte con una vena quasi felliniana. Olmi ci mostra l'ufficio, gli impiegati e la festa aziendale di fine anno. C'é anche Tullio Kezich nel ruolo di uno psicologo ante litteram.

Noodles 9/09/21 16:01 - 2196 commenti

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Ermanno Olmi sguazza nel suo consueto realismo e gira un bel film ambientato in pieno boom economico visto dal lato di due giovani proletari in cerca di lavoro. Lo otterranno, e proprio il lavoro che li aveva fatti conoscere li separa immediatamente. Il regista getta un occhio piuttosto cinico sulle dinamiche lavorative del periodo col suo consueto stile e con perizia, con l'ausilio di una bella fotografia. Bravi i due protagonisti, la cui recitazione ingenua e priva di tecnicismi li rende perfetti per questo film. Il protagonista maschile ricorda vagamente Nik Novecento. Ottimo.

T. hermill 12/11/21 14:54 - 17 commenti

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Domenico, ingenuo e smarrito ragazzo di provincia, è alla ricerca del tanto agognato posto fisso: lo troverà nella Milano del boom economico ma ben presto dovrà fare i conti con la realtà impiegatizia piccolo borghese fatta di meschinità e mestizie al limite del grottesco. Con sguardo disincanto, sarcastico e quindi sommamente tragico, Olmi indaga uno stereotipo ancora ben presente nella mentalità italiana: quello del lavoro fisso, fantasmagorica fonte di felicità. Un'opera toccante, attuale oggi come allora.
MEMORABILE: Il deprimente veglione di Capodanno del dopolavoro aziendale.

Raremirko 13/02/22 20:15 - 577 commenti

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Anche rivisto dopo molto tempo resta comunque quasi buono; soffre magari un po' del passare degli anni ma, come documento sociologico incentrato sul lavoro, è ancora attuale. Bene gli attori (l'attrice co-protagonista diverrà poi la moglie di Olmi), nessun particolare brio, nessuna particolare caduta di tono per un film tardoneorealista che ricorda abbastanza lo stile di Lizzani.

Enzus79 10/05/22 20:17 - 2863 commenti

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Ragazzo di provincia viene assunto da una grande azienda milanese, dove si infatuerà di una collega. Molto apprezzabile come Ermanno Olmi racconta il primo contatto di un giovane col mondo del lavoro ma soprattutto con un certo tipo di società, quella borghese. La storia è lineare, senza colpi di scena o chissà che, ma nonostante ciò non annoia, anzi fa riflettere.

Magi94 25/07/22 12:19 - 942 commenti

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Ritratto costantemente in sordina delle speranze terra terra e della quotidianità della vita da impiegato. Un ragazzo e una ragazza, giovanissimi, alla periferia di Milano: i loro genitori gli hanno già messo in testa l'idea del posto fisso, mentre la società gli ha inculcato le preoccupazioni principali della vita, cioè con quale stipendio potranno comprare quali prodotti di consumo. Eppure nel loro incontro si nasconde la possibilità di andare al di là, di trovare qualcosa di bello, che finirà perduta nella monotonia della vita d'ufficio. Lentissimo ma silenziosamente feroce.
MEMORABILE: L'esame psicotecnico, mutatis mutandis tuttora attualissimo; I personaggi grotteschi che popolano gli uffici.

Silvestro 13/03/23 07:21 - 357 commenti

I gusti di Silvestro

Film sulla vita della classe impiegatizia diretto da Ermanno Olmi che, pur scegliendo uno stile cronachistico, riesce a impreziosire il racconto con alcuni tocchi. L'intera vicenda viene raccontata attraverso gli occhi sperduti e tristi del personaggio, altro valore aggiunto della pellicola. Insomma, un film prezioso che riesce a presentarci un'Italia che cambia con un linguaggio apparentemente semplice eppure dalla grande forza emotiva.

Cerveza 26/05/23 23:34 - 348 commenti

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Olmi schiude ai nostri occhi un pertugio discreto sulla Milano del boom per farci scortare con sguardo amorevole un ragazzo di periferia che approccia con timidezza al mondo del lavoro. Senza pretese, e con profondo rispetto, si muove incerto in terre sconosciute, disposto a rispettarne le regole. Il regista ci fa assistere all'incontro fra l'ingenuo candore di un’età più attratta dallo sfarfallare di un primo amore, e la prosaicità disillusa degli adulti pronti ad amalgamarlo alle proprie meschinità. Ovviamente lo spettatore, mosso da umana empatia, spera che ciò non accada.
MEMORABILE: I teneri approcci tra i Domenico e Magalì.
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  • Curiosità B. Legnani • 15/08/10 23:15
    Pianificazione e progetti - 14939 interventi
    * Il film originariamente durava 20' in più e si chiudeva col protagonista che andava al Monte Stella, dove si svolgeva una sfilata di modelle. Dopo aver visto il film in moviola, sia Olmi sia Kezich pensarono che era più opportuno chiuderlo come lo conosciamo.

    * Titolo originario "Due fermate a piedi", cocetto presente nel dialogo fra lui e lei il giorno della selezione.

    (fonte: Kezich, nel libretto che accompagna il DVD della serie BIANCO E NERO ALL'ITALIANA, a cura del Mereghetti).
  • Homevideo Edo • 23/07/11 23:40
    Galoppino - 679 interventi
    Disponibile in dvd dal 31/08/2011
    Produttore: 01 Home Entertainment
    Distributore: Rai Cinema

  • Discussione Zender • 16/08/14 08:24
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Fabiorossi, questo è un'insieme di curiosità e premi che vanno bene per le curiosità, ma nei commenti serve il parere personale sul film, che deve occupare come minimo metà dello spazio, mentre qui dici solo che è neorealista, da salvare e non fa rimpiangere ladri di biciclette.

    Chiaro esempio di cinematografia neorealista pura, il film di Ermanno Olmi del 61 venne presentato nello stesso anno alla mostra internazionale d'arte cinematografica meritandosi il premio della critica. Nel 62 riceve il David di Donatello come migliore regia e nello stesso anno viene premiato presso la Semana Internacional de Cine de Valladolid. Interpretato da attori non professionisti, non lascia assolutamente rimpiangere opere del calibro di Ladri di biciclette. Rientra nella graduatoria dei 100 film italiani da salvare. Da non perdere.
  • Discussione Fabiorossi • 18/08/14 14:07
    Galoppino - 15 interventi
    Hai ragione Zender, mi spiace ma mi sono fatto prendere la mano . Rifaccio tutto daccapo
    Un caro saluto
    Fabio
  • Discussione Zender • 18/08/14 20:36
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Grazie e un saluto a te. Ora va benissimo!
  • Discussione Rufus68 • 18/06/19 21:34
    Contatti col mondo - 218 interventi
    Solo una curiosità, magari mi sbaglio ...
    Nel film i due protagonisti affrontano, all'esame per il posto, tale problema:

    Problema

    Da un rotolo di filo di rame lungo metri 520 ne vengono tagliati i 3/4.
    Dalla rimanenza ne vengono tagliati ancora i 4/5.
    Quanti centimetri di filo di rame sono rimasti?

    Dopo poche sequenze i due si confidano il risultato del problema: per entrambi è 24.
    Per me, che so far male di conto:

    m. 520/4 x 3 = m. 390

    m. 520 - m. 390 = m. 130

    m. 130/5 X 4 = 104

    m. 130 - m. 104 = m. 26 = cm. 2600

    Magari mi sbaglio ...
  • Discussione Zender • 19/06/19 07:45
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Mi paiono corretti i tuoi calcoli, in effetti... Non capisco però perché Olmi abbia voluto che si precisasse un risultato sbagliato... Non mi sembra un calcolo astruso. Forse non immaginava che qualcuno si sarebbe soffermato sulla cosa...
  • Discussione Caesars • 19/06/19 08:16
    Scrivano - 16796 interventi
    Molto curiosa questa cosa. Indubbiamente i calcoli di Rufus sono corretti, e il risultato giusto (2600) è ben diverso da quello trovato dai due protagonisti (24), anche come ordine di grandezza.
  • Curiosità Lucius • 3/04/21 10:34
    Scrivano - 9063 interventi
    Direttamente dall'archivio cartaceo Lucius, il flanetto di Sorrisi & canzoni del film  (lunedì 17 dicembre 1979):

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images56/ilposto.jpg[/img]
  • Discussione Caesars • 10/09/21 09:27
    Scrivano - 16796 interventi
    Piccola curiosità di casa Caesars.
    Negli oramai lontanissimi anni '70, feci con la scuola una settimana bianca. Una sera venne proiettato (in Super8) un film, ed era proprio "Il posto" di Ermanno Olmi.