Terzo film di una trilogia di cui fanno parte anche Come persi la guerra e L’eroe della strada. E’ appena finita la II guerra mondiale, Cristoforo e Gaetano decidono di emigrare in Sudamerica per sfuggire alla fame e alla miseria. La comicità garbata e bonaria (ma non buonista) di Macario viene utilizzata per denunciare i problemi sociali ed economici del secondo dopoguerra e per raccontare la delusione degli emigranti di fronte all’impossibile sogno americano. E’ un buon film comico neorealista. Classico.
MEMORABILE: “Io la roba non la rubo, la socializzo” “Conoscevo uno che la pensava come te” “Come gli è andata?” “E’ senatore”
Assai deludente nonostante la simpatia della coppia Macario-Ninchi, in cui convivono, ben assortite, ruvidezza e innocenza lunare. La comicità fisica, in prestito dalle farse del muto (ivi compresa la megera di turno), è a livelli minimi e risaputi; le allusioni politiche (che toccano ambedue le sponde ideologiche del tempo) sono all'acqua di rose oltre che patentemente grossolane. Da elogiare, tuttavia, il generale tono garbato.
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