Cibo per squali - Film (1991)

Cibo per squali
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Mission of the Shark: The Saga of the U.S.S. Indianapolis
Anno: 1991
Genere: drammatico (colore)
Note: Ispirato alla vera storia dell'affondamento dell'incrociatore USS Indianapolis, avvenuto il 30 luglio 1945 alle ore 00:14 ad opera di un sommergibile giapponese. La stessa storia sarà alla base del molto simile "USS Indianapolis" (2016).

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Se non fosse una tragica storia vera potremmo quasi considerarlo uno spin-off dello SQUALO. Quint l'aveva raccontata in una memorabile scena del film di Spielberg, quando Matt Hooper gli aveva scoperto il braccio con il tatuaggio della corazzata Indianapolis: "Avevamo portato la bomba, quella che scoppiò a Hiroshima". Quint c'era, tra i sopravvissuti al naufragio: "Un sommergibile giapponese ci mise due siluri dentro la pancia. 1100 uomini finirono in mare. La nave affondò in 12 minuti. Il primo squalo si fece vivo dopo una mezz'ora...". E' esattamente quel che ci viene mostrato qui: dalla sosta...Leggi tutto alla base statunitense di Tinian il 26 luglio 1945 dove l'Indianapolis consegna la bomba (in una scena notturna si vede anche l'Enola Gay, il velivolo che la sganciò) fino alla distruzione dell'incrociatore e alla lotta per sopravvivere nell'Oceano Pacifico (il Mare delle Filippine, per la precisione). Si continua anche dopo però, perché il capitano della nave, Charles Butler McVay (qui interpretato da un ottimo Stacy Keach), dovette subire un processo dalla Corte Marziale per difendersi da una doppia accusa: non aver fatto abbandonare la nave nei tempi giusti e non aver "zigzagato" per evitare eventuali siluri in una zona considerata a rischio. La famosa lotta con gli squali quindi, enfatizzata nel titolo italiano ma presente anche in quello originale, non è centrale come si potrebbe pensare, per quanto sia indubbio come le scene con i naufraghi dispersi nell'oceano occupino almeno metà film. Il viaggio della Indianapolis, la bomba, l'interazione tra i membri dell'equipaggio, la stessa figura centrale del capitano concludono la loro parte entro mezz'ora, quando già i giapponesi sganciano i siluri e colpiscono quello che – sarà lo stesso ufficiale nemico a dirlo – è un obiettivo facile. L'esplosione è fortissima, il fuoco divampa e in un attimo si ritrovano tutti in mare, con pochi giubbotti di salvataggio e il terrore che nessuno venga più a salvarli (suggestive le inquadrature che mostrano i naufraghi sempre più dall'alto, a nuotare in un oceano senza fine). Discretamente gestita la fase squali, con immagini subacquee di repertorio e le pinne che minacciose si muovono tra i poveretti. Senza eccessi (non siamo ancora in epoca da effetti digitali), un po' di sangue, vittime, molte grida e attacchi a più riprese. "Insomma eravamo finiti in mare più di mille, ne uscimmo in 316... gli altri li avevano mangiati gli squali", dice Quint. In verità in molti muoiono di stenti, sfiniti, perché sopravvivere cinque giorni in mare non è facile per mille motivi. Si capisce però quanto un film intero centrato su questo sarebbe risultato difficile da sostenere, soprattutto considerando i limiti di un prodotto televisivo, così la seconda parte si conclude e dopo il salvataggio dei superstiti si passa direttamente al processo, con un testimone a sorpresa e l'ottimo Stacy Keach che si conferma attore migliore del lotto: intenso, umano, integerrimo come si conviene a un alto ufficiale. Si chiude in modo toccante con l'inno della Marina degli Stati Uniti, "Eternal Father, Strong to save", cantato sommessamente di fronte alle fotografie dei soldati deceduti. Corretto, il film sconta la scarsa densità narrativa, salvato fortunatamente da un cast decente (si riconoscono tra i marinai David Caruso e Richard Thomas).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/01/17 DAL DAVINOTTI
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Panza 6/11/23 21:49 - 1842 commenti

I gusti di Panza

Della vicenda se ne coglie la tensione drammatica, specialmente nella fase in cui i marines si trovano in mezzo al mare, senza scadere in apolegetiche sui militari, di cui viene comunque esaltato con misura l'eroismo. La parte iniziale è più convenzionale, mentre in quella centrale la regia riesce a sfruttare gli spazi oceanici per costruire le psicologie dei personaggi e rappresentarne il progressivo scoramento. Meno avvincente il finale processuale, dove la narrazione diventa giocoforza più statica, che serve comunque a dare compiutezza al racconto.

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  • Homevideo Kop • 19/09/20 14:24
    Disoccupato - 77 interventi
    Dalla videocollezione Kop la Vhs CDA: 

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    Ultima modifica: 19/09/20 18:17 da Zender