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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

I giovani dell'Italia fascista, durante la guerra, alle prese con la vita di ogni giorno in una Roma solare e sommariamente ben ricostruita; dichiarano a più riprese il loro amore per le due squadre di calcio della Capitale con naturale preferenza per la Roma, da sempre in città la più tifata (proprio in quel 1942 vincerà il suo primo scudetto), ma non è questo che il film racconta. Pur tuttavia il calcio viene inquadrato come importante momento di comunione tra amici, naturale sfogo di passione popolare mentre la vita procede tra i primi incontri amorosi, la ricerca di un lavoro (il padre di uno di loro è costretto a prendere la tessera del fascio per trovare...Leggi tutto un posto da ferroviere al figlio), le confessioni tra fratelli, i sogni, l'attesa di una chiamata alle armi che non potrà non arrivare. Ecco allora che come punto di incontro, sintesi del desiderio di guadagnare il proprio spazio e di vivere l'avventura, si individua il viaggio che sei amici (cinque ragazzi e una ragazza) intraprendono per raggiungere Torino e seguire la Roma in trasferta contro i granata. Niente treno come ci si aspetterebbe ma un camioncino lanciato lungo l'Aurelia e le strade di campagna a scoprire un'Italia ancora verde, parzialmente desolata. Dopo una prima parte in città con la presentazione dei personaggi, sintetizzata senza particolari voli di fantasia ma evidenziando mano felice nel descrivere gli ambienti e tutto sommato anche i sentimenti, il film prende le sembianze di un road-movie d'epoca, con tanto di incontri inattesi (Carlo Monni contadino cui rubare carni e formaggi, Sal Borgese in sella a un cavallo che suggerisce di guadare il fiume col camioncino per tagliare la strada), bagni al mare, partita di calcio tra l'erba e occhi a osservare il cielo per sognare e riflettere sul mondo. I costumi e la recitazione complessiva sostengono bene le ambizioni del film, né si può dire che la recitazione nel complesso non sia quantomeno discreta (sorretta da un forte uso del romanesco). E così, pur non in presenza di grandi svolte che possano elevare il film colpendo, i registi Bruno Garbuglia e Roberto Ivan Orano sottolineano con gusto quell'intima educazione e gentilezza d'animo che era più facile cogliere nei giovani d'un tempo, capaci sì di urlare per sostenere la propria squadra ma allo stresso tempo consci delle differenze tra una manifestazione del proprio tifo e il comportamento da tenere nel quotidiano. E' nella delicatezza del tocco, d'ispirazione avatiana, che si ravvisano le migliori qualità del film, per il resto non troppo entusiasmante, limitato nell'aggancio a inattesi intermezzi politici (la consegna di un prezioso documento a un docente antifascista), più attento a lavorare sugli stati d'animo, sulle esplosioni di felicità e le aspirazioni dei ragazzi (Capone, Fontannaz, Guibert, Pio, Tirabassi e Marzia Aquilani, l'irriverente e dolce "maschiaccio" del gruppo), tra loro piuttosto intercambiabili come se tutto concorresse a un ritratto corale solo in minima parte focalizzato sulle differenze tra i caratteri. Il cameratismo è sufficientemente ben reso, gli scherzi di ingenua matrice goliardica si fanno strada senza mai invadere spazi eccessivi. Il tentativo - parzialmente riuscito - è quello di raccontare l'Italia in guerra attraverso gli occhi dei giovani mostrando tradizioni oggi difficilmente comprensibili nella loro vera essenza (il matrimonio a distanza "via radio" tra le mogli e i mariti al fronte, lo spulciamento delle folte chiome di capelli tagliati per ricavarne parrucche, lo show improvvisato delle due ballerine dell'Ambra Jovinelli). Nulla di nuovo nell'insieme, semplicemente l'ennesima testimonianza di un periodo storico unico del nostro Paese in cui il calcio viene utilizzato come fragile chiave di lettura, passione lasciata sullo sfondo pronta a rianimarsi quando c'è necessità di ritrovare unità e amicizia. Toni sfumati e musica che va di conseguenza per un approccio un po' facile e superficiale che tuttavia può coerentemente associarsi alla visione del mondo dei giovani protagonisti.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 16/06/21 DAL DAVINOTTI
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  • Curiosità Zender • 17/06/21 18:22
    Capo scrivano - 47813 interventi
    Il film comincia con i ragazzi che ascoltano la radiocronaca di
    Venezia-Roma 0-1 del 26/04/1942.
    Si gioca a Sant'Elena (stadio del Venezia, squadra che quell'anno non aveva mai perso in casa) e sullo 0-0 il Venezia sta per battere un rigore. Segnando scavalcherebbe la Roma in classifica ponendosi alle spalle del Torino capolista. Alberti però si fa parare il rigore e la Roma poi segnerà vincendo la partita.

    La partita successiva è con la Triestina ("Mannaggia ao', zero a zero co' la Triestina" ha modo di dre uno dei ragazzi)
    Roma-Triestina 0-0 del 3/05/1942
    La Roma sbaglia il rigore calciato da Andreoli (anche questo viene sottolineato nel film), che ottenne il privilegio di tirarlo perché era il suo compleanno. Corretta anche la frase relativa alla marcatura del calciatore Tagliasacchi (Triestina).

    La Roma gioca la domenica successiva a Torino, la partita che il gruppo di amici romanisti decide di andare a vedere in trasferta.
    Torino-Roma 2-2 del 10/05/1942
    viene presentato dai ragazzi del film come il match decisivo per lo scudetto (per quello decideranno di viaggiare fino a Torino per vederlo), cosa che in effetti, coinvolgendo le due squadre in testa, potrebbe essere. In realtà non lo sarà. Corrette le formazioni delle due squadre, che si sentono in radio durante l'interrogatorio e corretto anche il riferimento al cambio di giocatore (Bonomi/Jacobini).

    Il film si chiude prima della partita (quindi possiamo dire che racconta le due settimane che intercorrono tra il 26 aprile al 10 maggio 1942), ma il campionato proseguirà vedendo trionfare la Roma dopo che il Torino sembrava aver fatto un fondamentale allungo. Venne infatti fermato proprio dal Venezia, che lo batté permettendo alla Roma il sorpasso decisivo.

    Grazie a Fedemelis per alcune informazioni aggiuntive.