Joe, un mafioso della "Famiglia" Falco tenta, spalleggiato da suo fratello Rich, di prendersi una fetta degli "affari" del boss... Storia di intrighi e guerre tra mafiosi per spartirsi il potere. Il film, nel complesso, è avvincete per la sua forza dinamica. Buon mafia-movie diretto da Carlo Lizzani.
Niente di che, una specie di rudimentale padrinata che ha il solo pregio di annoverare un buon gruppo di attori nel cast. La storia è sceneggiata davvero in modo banale, il ruolo femminile è ridicolo e le scene d'azione sono maldestre. Appare non accreditato -in una particina- anche Michael V.Gazzo, il Frankie Pentangeli del secondo Padrino.
Come film coinvolge, ispira simpatia per i vari protagonisti del film, da una parte e dall'altra della barricata (intese come mafiose, perché le forze dell'ordine non appaiono quasi mai); un paio di scene sono memorabili, specie quella dell'incendio e del bacia natiche finale... solo che come storia di gangster non aggiunge niente di nuovo, si arguisce come possa finire e non a caso chi si eleva un palmo sopra gli altri è il sempre bravissimo Eli Wallach. Se la cava anche la componente italiana. Comunque da vedere.
MEMORABILE: La calma olimpica del boss dei boss a dare ordini... come Colui che tutto vede e sa, solo che benedice in tutt'altra maniera.
Mafia movie diretto con mestiere da Lizzani. La vicenda è quella già vista e in seguito riproposta, del giovane di belle speranze che tenta la scalata sociale. E' un tipo particolare Joe: legge libri di sociologia e filosofia, pensa di cambiare il mondo. Di diverso avviso il boss dei boss, di gattopardesca impostazione. Anche perchè gli conviene. La trama si svolge con buon ritmo però il tutto è affrontato senza voler scendere in profondità. Resta un lavoro poco memorabile, un acquerello sbiadito dal tempo.
Buon esempio di gangster movie italiano diretto con grinta e competenza da Lizzani, che ancora una volta pesca dalla cronaca nera. Peccato che la sceneggiatura (scritta dallo stesso regista con Massimo De Rita e Dino Maiuri) non scavi troppo in profondità, rischiando di relegare il film a un anonimato (quello dei tanti epigoni de Il padrino) che in fondo non meriterebbe. Boyle è bravo a restituire un personaggio mosso da una rabbiosa ambizione ma non privo di una certa cultura (legge Camus e Sartre), però il migliore del cast è Wallach nei panni di un boss infido e burattinaio.
Prodotto di stampo smaccatamente commerciale per Carlo Lizzani, realizzato, probabilmente, più per volontà del produttore, Dino De Laurentiis, che non per quella del regista. Soggetto tratto da un racconto di Nicholas Gage, ispirato a sua volta dalle vicende di Joe Gallo che, una volta in galera, tenta di scalzare la vecchia mafia italo-americana con l'aiuto di una banda di afro-americani. Nonostante la convenzionalità del genere Lizzani dirige professionalmente, come al solito, senza perdersi in divulgazioni. Divertente.
Forse il miglior Lizzani degli anni Settanta, dà subito al seguito produttivo di De Laurentiis negli Usa dopo la precipitosa fuga dall'Italia di Dino. Ha un ritmo frenetico seppure nel suo didascalismo, fortunatamente non troppo accentuato, anche perché deve racchiudere vicende note e vere della mafia italo-newyorkese di anni. Aiutato in questo dall'interpretazione di un grandissimo attore americano allora davvvero sulla breccia come Peter boyle: febbrile, sempre pronto a scattare ma con un suo piano ben preciso, a tratti geniale. Bella colonna sonora di Giancarlo Chiaramello.
MEMORABILE: I bei titoli con tutti i picciotti in macchina per downtown N.Y. e il tema di Chiaramello; La curiosissima partecipazione di Henry Winkler e Rip Torn.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (mercoledì 23 settembre 1987) di Crazy Joe: