Si cataloga "erotico", si legge "idiota", ma si vede "divertente". Lo Zen del titolo sta fuori da questa pellicola, il sesso domina, ma senza mai cadere nel banale a partire dal trapianto di pene equino, vera genialata del film, per finire alle tragicomiche avventure del protagonista. Lo consiglierei per divertirsi sdrammatizzando un certo filone cinematografico che a volte si prende un po' troppo sul serio. Godibile.
Tratto da un romanzo erotico orientale del seicento, Sex and zen presenta in realtà più i toni della farsa e del grottesco con il protagonista impegnato in una serie di improbabili vicende atte a soddisfare le sue voglie che prendono una decisa via tragicomica e dove le pretese del film di formazione si riducono a qualche "tirata" moraleggiante e nulla di più. Il film è tuttavia godibile sopratutto perchè, dichiaratamente boccaccesco, non si prende mai troppo sul serio.
Pur senza essere un capolavoro, questo divertente adattamento cinematografico del celebre romanzo di Li Yu ("Il tappeto da preghiera di carne", 1657) è un giocoso classico nel suo genere, una sorta di amorale e forsennato fanta-decamerotico (però con protagoniste più avvenenti e amplessi un tantino più spinti rispetto a quelli che si potevano intravedere nel vecchio decamerotico italiano) che vi consiglio senz’altro di riscoprire, senza pregiudizi, nell’edizione in dvd.
Ai suoi tempi molto sopravvalutato. Risulta infatti abbastanza blando; a parte certe scene troppo irreali ed assurde (l'uomo sulle catene) il film è scadente così come gli attori. Diciamo quindi che merita tranquillamente due bei pallini: mediocrità al 100%. Ebbe anche un seguito.
Per essere un film erotico è molto particolare. Non che manchino le scene d'eros, anzi, il fatto è che sono condite da una buona dose di humor e spesso si cade nel ridicolo. Più che un film erotico orientale sembra un'imitazione del filone dei decamerotici italiani. Se non fosse per le chiare ambientazioni asiatiche si penserebbe ad una novella boccaccesca. Il film in sè non è un granchè ma si lascia guardare, tra il divertimento e lo stupore.
Visto clandestinamente (ah le vecchie vhs pirata!) a suo tempo all’età di tredici anni. Sembrava chissà cosa e invece è solo un filmetto (rivisto poi in età adulta) che parte da uno spunto divertente e grottesco ma che alla fine manca sia sul versante erotico (in fondo è una sequela di “prestazioni ginniche” anche se in parte diverse dal solito) che su quello prettamente comico.
Il rapporto sex-zen è molto distante: troppo sesso e poco zen. Nella ricca cornice figurativa ravvivata dal tipico rosso cinese sempre in evidenza vengono mostrate le più strane situazioni ed acrobazie che solo la patria del kamasutra poteva concepire. E se si passa sopra le sue stranezze, giustificabili dall’origine letteraria che viene subito citata ("Il tappeto da preghiera, di carne") si può notare la raffinata eleganza di tutto l’insieme. Trama a parte, se gli erotici nostrani fossero realizzati come questo avremmo qualche cult in più.
Giovine signore si fa trapiantare il pene di un cavallo. Lo spunto è a dir poco pecoreccio e in qualche frangente ha pure delle cadute di gusto. Per compensare, certi usi dei drappi richiamano lo stile di Yimou e le performance sessuali hanno un che di artistico, come a celebrare il kamasutra. Il protagonista è pessimo come recitazione e il comparto femminile è apprezzabile per l'impegno profuso, data la ginnastica artistica delle prestazioni.
MEMORABILE: Il cavallo morto; La pagnotta calda; Nel bordello; Appesi per aria.
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