Indiziato di reato - Film (1991)

Bell'esempio di cinema impegnato: si narra infatti di un famoso regista accusato di essere comunista (siamo negli anni del maccartismo); finisce sotto inchiesta ma si rifiuterà di accusare come antiamericani i suoi amici. Molto intensa l'interpretazione di Robert De Niro che riesce a dare la giusta connotazione drammatica al suo personaggio; precisa la regia dell'esoridiente Irwin Winkler. Un film robusto che merita sicuramente la visione.

Film sulla prepotenza della politica holliwodiana anni '50. A pagarne il prezzo è la vita di registi ed artisti vari che devono chiudere bottega per non rimanere ricordati più per delle spie che per le proprie opere. De Niro è all'altezza del ruolo come per la maggior parte dei suoi film; anche la Benning e il resto del cast non deludono.

Il dietro le quinte dell'America: il maccartismo e le sue vittime, il come era difficile fare cinema per chi aveva certe idee politiche o anche per chi aveva certe "amicizie". Gli anni bui degli USA e di conseguenza di Hollywood. Il film forse è un po' lento, ma comunque riesce a tener svegli. Forse un film di denuncia sociale ma con troppi sentimentalismi. De Niro non è ai suoi standard ma se la cava.

Film molto interessante per l'argomento su cui si impernia (il periodo maccartista e le conseguenze per chi finiva sulla lista "nera") che però non viene ben sviluppato a causa di una regia e di una sceneggiatura corrette ma poco avvincenti e tuttavia con poco mordente. Più coraggio non avrebbe guastato anche se sotto certi aspetti è da apprezzare la sobrietà dell'insieme grazie ad un regista che sceglie di rinunciare a inutili scene madre e sensazionalismi. Peccato perché poteva essere molto meglio.

Ricostruzione della celebre inchiesta sulle attività antiamericane nel mondo del cinema (il periodo è passato alla storia come maccartismo), Indiziato di reato è un buon esempio di opera di elevato impegno sociale e politico. Irwin Winkler dirige con grande professionalità, scegliendo uno stile sobrio che rinuncia al facile sentimentalismo, puntando tutto sulla sostanza della vicenda e centrando il bersaglio grazie a una bella interpretazione di De Niro, circondato da un cast altrettanto valido.

Fine anni 40 la commissione promossa dal senatore McCarthy mette in subbuglio il mondo di Hollywood. De Niro impersona un regista di successo sotto il mirino di questa commissione che ce l'ha con i comunisti, simpatizzanti o presunti tali. Il film, che scoppia solo nel finale, ha il pregio di mettere in evidenza un'altra America che è completamente all'opposto di quella universalmente riconosciuta come il Paese della libertà. Mostra anche, in una luce poco romantica ma vera, il mondo del cinema.

Bella ricostruzione del periodo della caccia ai comunisti, diretto da un sorprendente Winkler (il produttore di Rocky) con molta cura per l'ambientazione e per il clima che attraversava gli studios hollywoodiani in quegli anni. Immenso Robert De Niro, bravi la Bening, Wendt e Scorsese in un raro ruolo da comprimario (è il regista comunista Joe). Buone la colonna sonora e la fotografia, ritmo altalenante ma sicuramente un film notevole.

La visione dell’America come terra di libertà viene per un momento ribaltata da Winkler, il quale ci ricorda cosa hanno significato il maccartismo e l’inchiesta del Comitato Per Le Attività Antiamericane. Al debutto dietro la macchina da presa il regista dimostra di saper come muoversi, toccando temi importanti ma riuscendo solo nel finale a caricare il film di adrenalina. Nel mezzo si ha l’impressione che ristagni a causa di una ripetitività di fondo non spezzata da qualche buona intuizione. Da considerare per la memoria storica di certi avvenimenti.

Hollywood anni '40: la caccia ai sostenitori comunisti nel mondo del cinema colpisce un innocente regista, che deve tentare di discolparsi. Il ritmo è monotono ma ciò è dovuto al lento dipanarsi di una trama complessa, da film impegnato, che stenta però a trovare gradimento nonostante le buone intenzioni, il rilievo del tema e il discreto lavoro registico. La tensione drammatica emerge nella concitata fase processuale finale: tardi.