Discussioni su Un amore, forse due - Film (1991)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/02/14 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
  • Clicca sul nome dei commentatori per leggere la loro dissertazione
  • Non male, dopotutto:
    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Buiomega71 • 21/02/14 10:19
    Consigliere - 25998 interventi
    Vedendo il film, mi sono accorto del "fil rouge" che lega Neil Jordan a Pupi Avati. Entrambi raccontano con nostalgia, e un velo di amarezza, i ricordi e l'adolescenza, i tumulti di amori impossibili, la spensieratezza della gioventù, valorizzando-come pochi-la loro terra d'origine (l'Irlanda Jordan, L'Emilia Romagna Avati), e guarda caso, entrambe, spezzettano-nel corso delle loro carriere cinematografiche- questi loro delicati e intensi racconti di "formazione" con pelliccole di genere (sia horror che fantasy)

    Appunto un iniziazione avatiana quella del mio adorato Jordan, che in una terra quasi "fiabesca" (gli scorci di Bray mozzano il fiato, valorizzati dalla bellissima fotografia di Philippe Rousselot) racconta con sensibilità e tenerezza l'amore impossibile di un ragazzo problematico con una bellissima donna matura (di abbagliante sensualità Beverly D'Angelo, allora compagna di Jordan), arrivata sull'isola irlandese per "ritrovare" un figlio abbandonato in tenera età, guarda caso il ragazzo che si innamora di lei

    Il tabù dell'incesto (più o meno consapevole) e guidato da Jordan con sensibilità e intensità, evitando morbosità o pruderie varie, con dialoghi intensi e ben scritti, personaggi realistici e ben delineati (il conflittuale rapporto del giovane con il padre), che Jordan risolve con attimi dolorosi e complessi, lontano anni luce dalle pruderie del Malle di Un Soffio al Cuore (per dire)

    Sospeso, lento, dove praticamente non succede nulla, se non il bighellonare dei due giovani ragazzi (lui e lei) fantasticando sulle vite degli abitanti dell'isola, che siano due nonnetti che non hanno il coraggio di dichiararsi, o bellissime e sensuali "femme fatale" dall'"oscuro" passato

    Il Jordan più intimista e delicato, dove si scorgono tracce del suo cinema: l'Irlanda, l'adolescenza, un atmosfera "fiabesca" (che riprenderà anche nel Garzone del Macellaio), i quartieri come quelli di Soho in Mona Lisa, i momenti onirici (come In Compagnia dei Lupi), tra becchini sulla spiaggia, corpi avvolti dalle fiamme in contesti circensi, la pesca/incubo che sfiora l'horror, le suore), le rappresentazioni teatrali come in High Spirits, gli amori impossibili e tormentati (come quelli tra un pappone e una prostituta in Mona Lisa, tra un terrorista dell'ira e un transessuale in La Moglie del Soldato, tra una finta sirena e un pescatore in Ondine, qui tra una madre e suo figlio)

    La sequenza della stanza degli specchi con la D'Angelo , e puro Jordan, così come le giostre e l'uggiosità di un cielo grigio (anche se siamo in estate) sono le stesse della Moglie del Soldato

    Momenti intimi quasi fetish (denoto in Neil un certo "feticismo" che torna spesso nei suoi film), come la scena in cui la D'Angelo si butta in acqua, e lascia le scarpine e le calze di nylon a riva, e il ragazzo le prende in mano, curiosando tra i suoi effetti personali (come gli stivaletti coi lacci indossati da Ondine), amori sofferti e proibiti, che lacerano l'anima e il cuore (i giochi di seduzione tra il ragazzo e sua madre sono notevoli per intensità). Quindi sommo la mia passione per l'incesto madre/figlio, il feticismo, e il cinema ipnotico e trasognato di Jordan.

    Anche il cattolicesimo (altro tema jordiano) non viene risparmiato. Il ragazzo si reca in chiesa a pregare la statua di Gesù, per chiedere "il miracolo" (titolo originale del film), cioè un incesto!

    Bellissimo poi il finale sospeso, con l'elefante in chiesa e gli animali fuggiti dal circo, o "Quando Quando" suonata al sax.

    E sicuramente uno dei film più autoriali di Jordan dove , chi non ama o non conosce la poetica dell'autore irlandese, potrebbe trovarlo mortalmente noioso, se non narcolettico. Per questo consiglio la visione ai puristi del suo cinema e per chi lo ama veramente (come il sottoscritto)

    Io l'ho gustato perchè jordaniano fino al midollo, anche se ci sono effettivamente momenti fermi e noiosetti (la D'Angelo che canta "Stardust", la rappresentazione teatrale, alcune ripetizioni nella narrazione-soprattutto tra i due adolescenti- che alla lunga possono stancare e sfibbrare lo spettatore)

    Posso muovere a Jordan due passi falsi: I primo l'insopportabile sax nella brutta colonna sonora di Anne Dudley (che pare un orrido score di un noir anni novanta) e la scelta della giovane attrice Lorraine Pilkington, davvero bruttarella e antipatica, ben poco cinegenica, agli antipodi della Sarah Patterson di In Compagnia dei Lupi (per citare un altra "scoperta" jordaniana)

    Sicuramente un film "minore" nella filmografia jordaniana, ma comunque davvero sentito e intenso. A patto però di amare il cinema di questo originale e intenso autore.

    Curiosamente (caso quasi unico) non compare il fido Stephen Rea (attore feticcio di Jordan), presenza fissa in tutti i suoi film (tranne che in questo)
    Ultima modifica: 21/02/14 15:57 da Buiomega71