Buiomega71 • 11/05/24 10:41
Consigliere - 27155 interventiUn "satanic movie" sui generis, una diversa rappresentazione dell'home invasion, sensazioni da "haunting movie" e uno psycho thriller particolareggiante e disturbante (con flebili rimandi a
Cape fear) anche solo per le vittime giovanissime nelle mani lorde di un assassino ciccioso e puzzoso.
Dopo il fulminante
The loved ones, Byrne si riconferma autore originale e dalla forte personalità (il suo esordio, ritorna, sulla strada, quando la macchina sbanda e esce disastrosamente dalla corsia) , dove il tutto è sussurrato, senza spiegoni inutili, pregno di un'atmosfera cupa e marcia, amplificata dall'untuoso, sporco, disagiato e lurido serial killer di ragazzini di Pruitt Taylor Vince (con indosso una tuta sozza e puzzolente, preso da deliranti e lerce vestizioni "sacrificali" prima dello smembramento, previo seghetto, nel bagno di uno squallido motel. col televisore sintonizzato su cerimonie sacrali o su di un prete che blattera del diavolo-dove fanno capolino immagini
scottiane e
christenseniane-) che dissotterra valige in pieno stile
Henry, uccide a sassate bimbetti sull'altalena e massacra poliziotti senza pietà. Poi il gran finale tra violenza e fiamme surreali in CG, così, come le aveva immaginate
David Cronenberg e una chiusa quasi "cristologica".
Il diavolo probabilmente, con le voci nella testa, un caprone simil
The witch, un mecenate d'arte che ha tutta l'aria dell'avvocato del diavolo (e la sua segretaria che sembra uscita dal
Faust yuzniano), un dipinto mostruoso e infernale che nemmeno
Petri o
Lewis, crocifissi a testa in giù e sacrifici di sangue.
Byrne, intelligentemente, rifugge lo splatter e il gore , crea disagio e alienazione, fa montare la tensione fino alla ferina (e allo stesso momento) goffa intrusione del serial killer in casa (la pistola sottratta al poliziotto, il non sapere come usarla) e immerge il tutto in un Texas afoso e assolato, non dissimile da quello che
Hooper ci aveva fatto conoscere.
Le caramelle del titolo (che non sono per uno sconosciuto) sono la metafora dei ragazzetti offerti in sacrificio per LUI, IL DIAVOLO, dolci e buoni da assaggiare (un gesto che trasuda pedofilia nel passare il dito sul visetto di Zooey, per poi metterselo in bocca) e le schitarrate notturne per non udire più le voci insistenti nella testa che portano alla follia.
Una maniera intelligente di commistione di generi, dove Byrne evita la convenzionalità e i luoghi comuni, approfondendo poco ma guadagnando in suggestione tenebrosa.
E la breve durata è valore aggiunto.
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Ryo