Discussioni su The beach - Film (2000)

DISCUSSIONE GENERALE

2 post
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  • Piero68 • 24/01/18 10:37
    Contratto a progetto - 241 interventi
    Ho sempre pensato che contestualizzato in un altro periodo il film avrebbe potuto funzionare di più.
    Cioè agli inizi del III millennio una comune di quel tipo lascia il tempo che trova ed è abbastanza anacronistica. Ma magari se l'ambientazione fosse stata sul finire degli anni 60, la cosa avrebbe assunto un sapore completamente diverso e, forse, più credibile.

    In fondo quella dell'isola è una vera e propria comunità hippie
  • Buiomega71 • 4/09/21 10:42
    Consigliere - 25999 interventi
    Imperfetto, sballato, indeciso su che genere assestarsi, ma pervaso da un fascino che rapisce, da scorci visivi meravigliosi (bastino almeno il guardar le stelle di notte sulla spiaggia, la scena d'amore in acqua, tra Di Caprio e la Ledoyen, illuminata dai plancton e la lunga scia di sangue sulla spiaggia cristallina), da una narrazione schizzata (tipica dell'autore di Trainspotting) che passa dalla confusione turistica di una caotica Bangkok, al viaggio iniziatico verso l'isola che non c'è (chiari i riferimenti al mito di Peter Pan), mutandosi nelle comuni isolate che stanno tra Wicker man (curioso come l'impostazione "matriarcale" della Swinton, che praticamente è l'ape regina della comunità, verrà ripresa da Neil LaBute nel sottostimato remake del cult di Hardy nella figura di Ellen Burstyn) e Mangiati vivi, per poi sfociare nel delirio incubotico e nel cuore nero di tenebra di Apocalypse Now (citato palesemente a inizio film, con alcune immagini del capolavoro di Coppola che passano su di uno schermo cinematografico), tra trappole alla Ultimo mondo cannibale, riferimenti al Cacciatore (la roulette russa sui generis officiata dal capo dei coltivatori di marjiuana, Di Caprio allucinato e immerso nella follia con bandana rossa come Christopher Walken o Carlyle dal look simil Robert De Niro prigioniero dei vietcong nel must ciminiano) e un massacro , tra la distesa di "erba" , dei quattro giovani turisti (un pò imbecilli) appena sbarcati sull'isola, che lascia il segno per spietatezza e fulminante violenza.

    Boyle non rinuncia alla sua impronta autoriale ( Carlyle sembra uscito da Trainspotting, la mappa come i piani criminosi di Piccoli omicidi tra amici, il videogame pupazzoso come il finale di Una vita esagerata, i postumi terrificanti di un attacco squalesco che sfociano nel gore, anticipando il gusto sanguinoso e horror del Boyle di 28 giorni dopo), mischia new age, le derive esoticheggianti alla Laguna blu, la società ricostruita sul paradiso perduto e impervio che non porta a nulla di buono (Il signore delle mosche prima, Noa Noa dopo e nel mezzo Maladolescenza), il tipico film di avventure modello Castaway,le storielle d'amore (la francesina), la controcultura hippie e il romanzo di formazione.

    Non esente da picchi di notevole crudeltà (lo svedese, con la gamba in cancrena dopo il letale morso dello squalo, abbandonato nella foresta e lasciato a morire dopo che i suoi lamenti infastidivano il resto della comunità), da momenti che oscillano tra il genio e la sregolatezza (Di Caprio, sott'acqua, a tu per tu con lo squaletto), dalla apparente glacialità della Swinton che si scioglie in poco larvata ninfomania (con Di Caprio sulla terra ferma a fare le spese per la comunità e poi scaldando il letto, con i due che ci danno dentro tra le tende del baldacchino e la Swinton che usa Di Caprio come un toy boy), a sequenze che, all'inizio, possono apparire umoristiche, ma lasciano un senso di disagio e inquietudine (il dente strappato con una pinza), alla minaccia costante che l'Eden non sia propriamente il paradiso descritto e Boyle che, in un attimo onirico/delirante , ha il tempo di citare un cult movie generazionale come Se..., nel momento in cui uno sballato, gasato e completamente fuso Carlyle si mette a sparare, nella sua squallida  e lercia stanza d'albergo, con una mitragliatrice, attraverso la finestra, sia ai passanti che agli abitanti dell'isola messi in fila sulla spiaggia.

    Di Caprio (comunque bravissimo) fa un pò da richiamo teenageriale, ma Boyle va ben oltre che un semplice film per ragazzine/i in fregola divistica, innescando un meccanismo che si barcamena tra follia, utopia e ferocia, ricerca di sè e sogni infranti, molto più profondo e provocatorio di quanto non si creda. Alla sua uscita nelle sale arrivarono le impietose recensioni di Ciak e Film tv, soprattutto il primo, decretandolo un "colpo di sonno" per regista e Di Caprio allora in auge.

    Cosa non è, poi, l'estasiatica fotografia di Darius Khondji

    Tesissimo il pre finale tra la Swinton armata di pistola e Di Caprio con emorragia sottocongiuntivale, un pò meno la chiusa "lieto fine" con riverberi alla Fuori orario

    Tra i migliori lavori di un Boyle (di cui la forte personalità registica si mangia anche il divismo di un pur ottimo Di Caprio) che aveva ancora voglia di sperimentare, con la sua ottica schizoide lontana da ogni convenzionalità.

    Seconda stella a destra questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino...


    Ultima modifica: 4/09/21 20:40 da Buiomega71