Buiomega71 • 1/09/18 10:07
Consigliere - 27176 interventi Sadisterotica-L'estate torbida dello tio Jess
Meraviglioso trattato franchiano, ultimi bagliori di un crepuscolo di un autore che resta fedele al suo stile, nonostante i tempi siano cambiati (e non solo perchè la Newman c'ha la pussy depilata)
Alle soglie del nuovo millenio, lo tio decide di ricalcare le orme di SEXY NATURE, realizzando così uno dei suoi parti migliori, una summa di tutte le sue dolci ossessioni, un'opera zeppa di franchianismo puro e incontaminato, una prelibata "sinfonia horrorerotica" fatta di carne, sesso e sangue
Lina Romay (che da preda di SEXY NATURE passa a predatrice) si muta in una milfissima contessa perversa di rara e lussuriosa ferocia (col nome profetico di Gorgona), Franco apre il film con Amber Newman che si spoglia e gioca con due enormi manichini di pezza, fino a fare eiaculare i loro spropositati e "mostruosi" falli (in una sequenza castratrice che rimarca l'inutilità del maschio nel cinema franchiano), tra cromatismi accesi e un pubblico pagante (lo stesso di DEMONIAC/EXORCISM).
Una volta arrivati sull'isola propietà della perfida Romay e del marito (Alain Petit, alter ego franchiano, che filma con la sua telecamera le lascività lesbo della moglie e la preparazione della "vittima" al gran gourmet), Franco entra nella sua dimensione onirico/allucinata, tra pantagrueliche tavolate e irrinunciabili frenesie erotiche (la Romay regala una delle migliori slinguazzate lesbo del cinema franchiano in coppia con la Monique Parent, dalla seduzione in piscina fino ai giardini , intorno alla statua della Dea Diana, oppure nel gioco a tre dandoci dentro con la Newman) fino a quando il sadismo franchiano esplode in tutta la sua bellezza visiva e la Newman è agnello sacrificale e novella Eugenie per un festino BDSM , fatto di bacchettate febbrili che mutano in un orgia onirica e surreale, dove Franco sdoppia le immagini e il tutto assume i contorni di un allucinato incubo sadisterotico (i segni scompariranno tramite miracolosi unguenti, proprio come succedeva alla Eugenie di DE SADE 70)
Sospiri di piacere come commento sonoro, ottimi pezzi musicali nella OST-che straniano sentendoli in un film di Franco-, il caro vecchio Orson Welles citato in un discorso, la maglietta delle KILLER BARBIES che indossa il truzzo finto cowboy (e pure una di FANGORIA), le tematiche franchiane (gli specchi, il mare, i piaceri di saffo, la coppia diabolica, la consorteria sadiana e la "candida" vittima inconsapevole entrata nelle loro turpi mira, la Newman che vaga-con vestaglietta aperta-per la grande villa) si amplificano e si spandono come una dolce partitura.
La serva muta (ma non del tutto) Furia (Analìa Ivars), amazzone franchiana che usa la sua lingua guizzante per ricevere gli ospiti, per donare (sotto il tavolo) un numero feticistico da antologia (leccata agli stivaloni neri di una Romay più infoiata che mai) e protagonista di un paradisiaco pissing dal vivo, per insaporire le pietanze culinarie, con assaggio del divino nettare da parte dello "chef" Alain Petit, che esclama estasiato "Delizioso!" (come darle torto?)
Poi arriva la caccia, e Franco ci ficca dentro momenti genialoidi di humor nerissimo e surreale, con la Newman che corre nella foresta che nemmeno "giochi senza frontiere", cadendo in trappole deodatiane, cacciata dalle nuove "contesse perverse" (Romay/Parent, che usano gli uomini come semplici cani da caccia) armate di arco e freccia e pussy al vento, dove il survivor movie diventa folle reality show con gli applausi e le risate preregistrate che anticipano il David Lynch di INLAND EMPIRE
Gustosissimo finale beffardo grottesco cannibalico/pantagruelico, tra Peter Greenaway e Manoel de Oliveira, dove la congrega di antropofagi viziosi e indeciso se mangiare, in un tripudio derisorio, l'ala o la coscia.
Apologo franchiano nerissimo, ferocissimo, lascivo, licenzioso, immorale, dove lo tio contamina l'horror con il piacere della carne femminile (leccata, massaggiata, ammirata, villipesa, divorata) e del ludibrio "demenziale" del gioco (cultissima la sequenza in cui la Romay detta le regole e il montepremi da uno schermo televisivo, sarcastica presa in giro dei programmi tv), dove la sua poetica inzuppa tutto il film (contaminandolo anche di spizzichi splatter: lo sparo in testa, la Newman colpita da una freccia), dall'amato divin marchese per arrivare alla sua musa, che anche se "stagionata", regala momenti sensuali indimenticabili, in un ruolo perfido e scellerato (l'incipit con la Romay che fuma , indossando un paio di occhiali a specchio, tra i fumi e le luci del locale, non può non far venire alla mente la Deneuve di MIRIAM SI SVEGLIA A MEZZANOTTE)
Cultissimo Sambrell (che sbiascica uno spagnolo incomprensibile) nel ruolo del conte effeminato (ma spietato alla bisogna), bellissima, e al tempo stesso austera e porca la Monique Parent e il sodale Alain Petit nel ruolo di Franco stesso, immerso nel sua scopofilia cinefaga armato di telecamera, filmando festini BDSM, massaggi saffici e la moglie intenta nella sua cupidigia sessuale.
La rassegna dedicata allo tio non poteva che conclundersi con questo piccolo gioiello, l'ultimo, disperato, grido franchiano prima della deriva e dell'avvento del video.
Buiomega71
Lucius