Hackett • 5/02/14 11:59
Portaborse - 530 interventi Momento centrale ed emotivamente più sentito della sua trilogia generazionale, Grand Canyon (1991) rappresenta per Kasdan un punto d'arrivo fondamentale nel suo sentito ragionamento sui cambiamenti delle persone all'interno della società. La generazione di trentenni disillusi ma ancora speranzosi de "Il grande freddo" lascia il posto ad uno sparuto gruppo di quarantenni ben più radicati nella cruda realtà della vita quotidiana. Realtà che ormai non ha più legami sentimentali con le malinconie del passato, apparendo più un teatro per il duro gioco di sopravvivere tra le mille insidie dell'indifferenza urbana. Smarrimento e senso di vuoto sembrano essere i sentimenti dominanti in questo film corale ottimamente interpretato da un cast in cui spiccano i navigati Kevin Kline e Danny Glover. Angoscia e senso di abbandono si mitigano durante la vicenda grazie ad una serie di fortuiti incontri che portano un po' di speranza nelle vite dei protagonisti. Kasdan sembra voler dire con questo film che l'indifferenza, la fretta e il distacco tra le persone crea i mostri della nostra società. Mostri che possono essere combattuti solo dalle persone stesse. Incontrarsi, confrontarsi e aiutarsi può trasformare la giungla urbana in un habitat più vivibile. Il Grand Canyon del titolo non è solo un luogo fisico. E' la presa di coscienza di quanto noi e i nostri problemi siamo piccoli davanti alla natura . Natura che anche qui (come nei film di Malick) ci guarda indifferente e prosegue per la sua strada.
Ultima modifica: 5/02/14 13:44 da
Hackett
Magnetti, Marcel M.J. Davinotti jr.
Cotola
Galbo, Daniela