In sè la storia è molto scarna, però le lunghe sequenze, il tema musicale da luogo deserto e una buona introspezione dei personaggi lo rendono un blando precursore dei film visionari alla David Lynch. Disarmante e sorprendente fino a rasentare l'incredibile l'ingenuità del protagonista... forse erano altri tempi. Non certo indispensabile, ma curioso.
MEMORABILE: Buffa la pettinatura della Lagrange, che ho invece visto in forma eccellente nello sceneggiato "Coralba".
Singolare, inclassificabile. La trama un po' scontata del gioco al massacro è solo un pretesto, a Benazéraf, cultore dell'erotismo e dell'amour fou (in una scena uno dei personaggi legge Amour et erotisme au cinema di Ado Kyrou) interessano più le dinamiche sentimentali, che conducono alla rovina contro ogni razionalità - e infatti gira evitando gli stilemi delle situazioni più canoniche. La copia di Mediaset ha l'aria di essere tagliata (in)generosamente.
MEMORABILE: La straniante sequenza della piscina dopo i titoli di testa
Non si sa quale sia il verso giusto per guardarlo: come esotico sulla crisi di coppia manca della sottile inquietudine dei dialoghi proposti in pellicole italiane consimili, mentre la sottotrama complottista svapora tra politica internazionale (la guerra nel Congo), malaffari e gelosie. Rendono valevoli gli ottanta minuti i paesaggi mediterranei, i lineamenti morbidi e venefici della - purtroppo - mai più rivista Katia Bartell, la voglia di vivere della bionda cortocrinita Valérie Lagrange e le calde note composte da Italo Fischetti per la versione italiana.
MEMORABILE: La Bartell fa il punto della vicenda, accompagnandosi con la chitarra; la caccia all'uomo sulla scogliera.
Da José Benazéraf mi sarei aspettato qualcosa di meno soporifero sia nel lessico che nel girato. Il montaggio è sconclusionato, quasi mancasse la post-produzione e, a parte le belle attrici e qualche capo sartoriale, restano lunghe sequenze poco memorabili e un un tessuto narrativo da rivedere. Si salvano invece lo score, degno di nota e un titolo alla Kikoine (vedi Il calore sotto la pelle). La Penelope protagonista si guarda bene dall'impegnare il suo tempo con una tela, ma il ritorno di Ulisse metterà fine al suo ardire. Pseudo chic.
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