Porci, geishe e marinai - Film (1961)

Imamura reinventa gli stilemi del gangster movie e del melò per ricostruire il devastante impatto dell'occupazione americana sul Giappone postbellico. Attraverso inquadrature rigorose vitalizzate da una sbalorditiva profondità di campo e da ampi, fluenti movimenti di macchina, sublima in un'estetica abbacinante il degrado sociale, la vita degli offesi, rilanciandone al tempo stesso la violenza (con soluzioni grafiche inaudite) e la dignità morale (quando Haruko, bellissima, afferra le redini del racconto). Le recrudescenze imposte dalla Nikkatsu sono prosciugate da un'ironia cinica e beffarda.

Nel Giappone dell'immediato dopoguerra accanto alle basi militari degli americani i locali pullulano di prostitute e bande di malavitosi cercano di arricchirsi con ogni mezzo, anche trafficando in rifiuti delle mense e cibi avariati, utilizzati per allevare maiali... Beffardamente punteggiato da allegre marcette, un quadro nerissimo della degradazione materiale e morale seguita alla sconfitta, che trova potente rappresentazione visiva nelle sequenze finali, con uomini e bestie intrappolati in vicoli senza via d'uscita. Pessimista la chiusa alla stazione: per una che parte, cento ne arrivano.