Nessuno mi salverà - Film (1952)

Giovane fattorino di lavanderia con turbe psichiche legate al rapporto con le figure femminili diventa serial killer di ragazze che uccide appostandosi sui tetti. Notevole thriller urbano (anomale e ben rese le riprese en plein air) che affronta con robusta ingenuità ma senza pressapochismo (il cecchino autolesionista e in febbrile ricerca d'aiuto di Franz mette brividi di compassione) un tema attualissimo come quello dei femminicidi. Peccato la parte poliziesca fuori fase (Menjou è il tenente Kafka!!!) e certo spiccio sociologismo ma stimolante e diretto adeguatamente da Dmytryk.

Thriller da manuale tra i cui pregi risiede anche l’aver affrontato il tema del femminicidio molto prima che il termine venisse coniato. Appena riaccolto a Hollywood dopo la forzata pausa impostagli dal maccartismo, Dmytryk non ha però dimenticato i suoi ideali progressisti, e se da un lato lamenta le poche risorse a disposizione della polizia, dall’altro denuncia l’indifferenza della società americana nei confronti di chi è affetto da turbe psichiche. Cast convincente, splendide le riprese metropolitane di San Francisco; che Don Siegel gli abbia dato un’occhiata?

Fattorino di una lavanderia nutre un odio tale verso le donne da indurlo a ucciderle colpendole a distanza con un fucile di precisione. A differenza di personaggi analoghi, il protagonista sa di essere malato e spera che qualcuno lo fermi: questa consapevolezza, che muove a compassione nei suoi confronti, costituisce il principale punto di forza di un film appasantito da passaggi troppi didascalici ma originale nell'approccio in anticipo sui tempi, di bell'ambientazione in una San Francisco dagli scorci surreali e con alcune sequenze molto efficaci. Buona prova di Franz.